Mentre la realtà mostra che immunizzarsi è decisivo ma non risolve il problema, i talebani della siringa sanno solo fare a gara nel copiare o inventare restrizioni più folli: ora avanza il fronte della puntura per legge. Quando servono responsabilità e libertà.


(Maurizio Belpietro – laverita.info) – Parlando agli esponenti dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, Sergio Mattarella ha tessuto gli elogi della ricerca scientifica. Nessuno più di noi concorda con il capo dello Stato, prova ne sia che questa settimana abbiamo dedicato una copertina di Panorama alle nuove scoperte contro i tumori che, grazie all’immunoterapia, hanno portato se non a sconfiggerli, quanto meno a ridurre in misura considerevole i decessi dovuti a neoplasie. Tuttavia, il presidente della Repubblica non si è limitato a celebrare i successi della scienza, ma si è spinto avanti, parlando di farmaci antivirus.

Il succo del discorso è riassunto in un flash d’agenzia: «I vaccini ci ridanno la libertà, dobbiamo combattere l’anti scienza». Il discorso è chiaro e Mattarella parla a chi studia come combattere i tumori, ma perché i no vax intendano e la sua sembra una benedizione laica che dal Colle discende su Palazzo Chigi. Il governo da giorni è tirato per la giacchetta, affinché dia un giro di vite contro i renitenti all’iniezione, considerati dai giornaloni e anche dai giornalini i principali responsabili della diffusione del virus e dell’aumento dei contagi. I governatori di alcune regioni tifano per gli arresti domiciliari di chiunque non abbia ancora offerto il braccio alla patria, ritenendolo un traditore degli interessi collettivi. Alcuni politici, tra i quali segnaliamo Francesco Boccia (Pd), Licia Ronzulli (Forza Italia), Andrea Costa (centrista), sognano invece l’obbligo vaccinale, ossia l’immunizzazione per legge, come il canone Rai. Altri, addirittura, vanno oltre e ipotizzano persino la sospensione della gratuità del servizio sanitario a chi rifiuti di adempiere al dovere di vaccinarsi. Visto il clima, il monito del Quirinale non può dunque che essere giudicato un avvallo alla linea dura. Il che non ci stupisce, perché è dal giorno in cui la pandemia è arrivata in Italia che si travalicano le norme costituzionali oltre che il buon senso. Quest’ultimo suggerirebbe di affrontare l’argomento senza isterismi e senza neppure leggi speciali, perché è vero che stiamo combattendo una guerra contro un nemico invisibile, ma mettersi a sparare nel mucchio, soprattutto contro le regole di un Paese democratico, non è mai una buona cosa.

Ciò detto, vorrei sintetizzare un paio di concetti che mi paiono importanti. Primo: nessuno è contro la scienza. Che la ricerca abbia prodotto in pochi mesi dei farmaci che aiutano a combattere l’epidemia è una buona cosa, così come è un’ottima cosa che questi farmaci siano stati messi a disposizione in pochi mesi degli italiani intenzionati a vaccinarsi. Qualche mese fa, per intenderci prima che venisse introdotto il green pass, sempre noi, dedicammo a Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario all’emergenza Covid, una copertina dal titolo significativo: «Vogliamo i generali». Infatti, solo con l’arrivo di un militare siamo riusciti a distribuire i vaccini e a organizzare un’immunizzazione di massa. Se a Palazzo Chigi fossero rimasti Giuseppe Conte e il suo fido Domenico Arcuri, probabilmente a quest’ora saremmo messi come l’Austria o la Slovenia, cioè male.

Nessuno dubita dunque dell’utilità dei vaccini e non di meno riconosciamo i meriti di chi si è dato da fare affinché l’85% degli italiani con più di 12 anni ricevesse prima e seconda dose. Ma il tema è un altro e ha a che fare con la libertà individuale. Obbligare un cittadino a subire un’iniezione o, peggio, costringere i genitori a immunizzare i propri bambini perché altrimenti vengono privati dei diritti civili (non possono andare in palestra, in piscina, giocare con gli amici e, tra breve, a scuola) è diverso dal riconoscere che i vaccini ci hanno aiutato contro il Covid. Così come prendersela con chi ha ritenuto, a torto o a ragione, di non ricevere né la prima né la seconda dose, non c’entra nulla con la scienza, perché una scienza che si possa ritenere tale non solo dovrebbe riconoscere il principio del dubbio, ma avrebbe anche l’obbligo di ammettere che il siero antivirus ha dei limiti. È inutile mettere al muro (inteso come castigo) chi non ha fatto il compito, cioè non si è vaccinato, quando anche là dove il tasso di immunizzazione rasenta il cento per cento i contagi non sono azzerati. Alla scienza bisogna credere, certo. Ma non solo a quella che dà ragione ai talebani del green pass e dell’obbligo vaccinale. Bisogna ascoltare anche quella che manifesta perplessità su certe condotte e soprattutto denuncia la bassa efficacia dei vaccini, ritenendo che più dei no vax il problema siano i vaccinati la cui copertura antivirale dopo pochi mesi non c’è più, ma nonostante questo possono circolare liberamente e sentirsi immuni.

Come vedete, non siamo terrapiattisti: non parliamo di scie chimiche, di microchip iniettati sotto la pelle o di complotti di varia natura. Parliamo di cose concrete. Di numeri, cifre, errori che sono stati commessi da chi ogni giorno vuole impartirci una lezione. Noi siamo per la libertà. La libertà dal virus, la libertà di scienza, ma anche la libertà di vaccinarsi. In particolare, più di ogni altra cosa, siamo per la libertà di stampa. Dunque, nonostante le pressioni e gli attacchi, continueremo a raccontare ciò che vediamo e ciò che scopriamo, dando voce a ricerche scientifiche che qualcuno preferisce nascondere e a evidenze che taluni preferiscono ignorare. Anche se questo può dispiacere a chi la libertà la intende solo a senso unico e a pensiero unico vaccinale.