(Giuseppe Di Maio) – Oggi a Ilvo Diamanti ospite in Rai hanno chiesto che cosa è il popolo. Lui, condizionato dal suo mestiere di rilevatore demoscopico, ha tracciato un’equivalenza sostanziale tra popolo e opinione pubblica. Quando gli hanno chiesto che cos’è il populismo ha convenuto col conduttore Giorgio Zanchini nel bollare il populismo come degenerazione dell’offerta politica e, precisamente, della destra.

E’ una iattura! La scomparsa delle ideologie ha portato ad un insostenibile impoverimento della scienza della politica. Non bisogna essere per forza marxisti per sapere che il popolo non esiste, e che esso è un’invenzione della classe dominante. Non è necessario essere premi Nobel, per capire che il populismo è un modo di far politica, un’offerta di temi cari alla sensibilità pubblica usati strumentalmente per carpire il consenso. Insomma è il favore che la gente offre ai suoi aguzzini, sedotta dal falso interesse che essi cercano di dimostrare per essa.

E non bisogna avere l’acume di un “philosophe” per capire che la stampa serve a comporre un elettorato consenziente che vota il suo informatore, e da lui riceve la rappresentazione della struttura sociale, il senso della propria vita. Nella relazione tra informatore e informato si realizza tutto il potere politico. Perciò non bisogna essere dei geni per capire che la libertà di stampa è una fesseria sesquipedale spesso confusa con l’assoluta verità dei fatti. La libertà di stampa è la facoltà di raccontare indisturbati le frottole del proprio padrone, anche quando queste fossero la verità. Tutto questo pare che a Di Maio non sia chiaro; ma neanche a Conte.

L’avventura del M5S assomiglia a quella di una donna delle pulizie che è testimone degli abusi dei suoi padroni e decide di ribellarsi. Nel progetto però si avvale di tutte le mitologie che il padrone ha composto per obbligarla alla servitù, tutte le fesserie che formano l’ordine sociale in cui sono contenuti signori e servi. Formigli contestava a Conte il suo disappunto per le nomine RAI, dicendogli: “Ma se non le interessa la lottizzazione dell’azienda, perché si lamenta dell’esclusione dal tavolo delle spartizioni?” Ecco, la mistificazione non ha mai fine: è un imbroglio superficiale possibile fino a che non si manomette definitivamente il potere reale. Che nel caso della democrazia non è fatto dai meccanismi coercitivi, ma dai centri in cui si forma la volontà dell’elettorato.

Ma continuare a sentire che il M5S è un partito ecologista, anche attento a stemperare alcuni eccessi della disuguaglianza, come se fosse un qualsiasi partito dei Verdi, è avvilente. Questo movimento non intercetta ancora che i guasti all’ambiente procedono pari pari dall’esercizio dell’interesse privato. Non capisce che l’amore per la natura è progettazione di una cittadinanza diversa, non rifugio nella coltivazione biologica del proprio orto. Che è alternativo al PD, non alleato. E deve pretendere un mondo in cui l’informazione non sia proprietà privata, ma prodotto gratuito, pubblico e controllato a disposizione di tutta la società.