La prima donna direttrice del Tg1: che incontenibile felicità alberga nei nostri cuori! Che il Cielo ci scampi da questa tiritera che andrà avanti per settimane. I nostri lettori l’hanno già capito: stanno coprendo una spudorata lottizzazione della Rai, fatta peraltro da chi ha perso le elezioni e da chi non ne ha mai vista una, con l’Operazione Donna.

(di Daniela Ranieri – Il Fatto Quotidiano) – La prima donna direttrice del Tg1: che incontenibile felicità alberga nei nostri cuori! Che il Cielo ci scampi da questa tiritera che andrà avanti per settimane. I nostri lettori l’hanno già capito: stanno coprendo una spudorata lottizzazione della Rai, fatta peraltro da chi ha perso le elezioni e da chi non ne ha mai vista una, con l’Operazione Donna. Naturalmente questo “storytelling” (quanto ci manca!) è un’autosuggestione dei giornali, tutto un onanismo finto-progressista venduto come rivoluzione. Dobbiamo ringraziare il governo dei Migliori (quasi tutti maschi), che graziosamente sta concedendo potere alle donne, finalmente notate e promosse dal talentuoso e privo di difetti talent scout Mario Draghi; è una “rivoluzione culturale”, non una banalissima opera di spostamento e riposizionamento di pedine per volere e secondo gli schemi correntizi di entità superiori.
Era già successo con la nomina di Elisabetta Belloni a capo del Dis (Dipartimento Informazioni per la Sicurezza), a maggio: lì il titolo unico sui giornali era bifronte: “La prima donna capo dei servizi segreti”, succulenta occasione per editoriali sulla meritocrazia messianicamente arrivata, e “Il governo Draghi chiude l’era Vecchione-Conte”, che poi era il vero motivo per cui si esultava. Una doppia conquista verso il progresso e contro il populismo. Oggi, specularmente, non solo abbiamo “Una donna al Tg1” (Corriere), ma, se ci pensate, “Cts, Cdp, Rai, Fs: in meno di un anno Draghi ha archiviato il sistema di potere messo in piedi da Conte durante i suoi due governi” (Repubblica): ah, ecco. Due buoni motivi per darsi alle orge più sfrenate. Dappertutto ci vendono come un upgrade di carriera la nomina di una ex presidente della Rai a direttrice di Tg: “Da inviata a presidente e ora la testata di punta”: “Non più dietro alla scrivania in studio ma come direttrice” (sic, Repubblica). Una cavalcata delle Valchirie, il refolo di un vento nuovo, collettivo, europeo, da girlpower arrembante: “Cosa hanno in comune Monica Maggioni, Simona Sala e Alessandra De Stefano, fresche di designazione al Tg1, Tg3 e Raisport?… Quello che le accomuna maggiormente è la capacità di fare rete” (Corriere). Come se fosse un mistero che nelle aziende pubbliche la parità vale zero quando si perpetrano meccanismi autoritari e si agevola la solita lubrificazione del potere; è un mito consolatorio in un contesto in cui alla lottizzazione di stampo classico si somma la figura di un Capo di governo che a tutto provvede.
Ecco, uno che non sa proprio fare rete è Giuseppe Conte, e naturalmente per il Sistema questo è un difetto. È un piacere, ora, gigioneggiare su un Conte che esprime “ira” per essere stato escluso dai giochi e accusarlo al contempo di voler lottizzare la Rai. A volte la cromatura narrativa con cui ci rifilano rottami vecchi di cinquant’anni come avveniristiche vetture guidate dall’oligarchia draghiana (per giustificare la ri-conquista arbitraria del potere) si stacca, e la verità emerge, loro malgrado. Su Repubblica l’epurazione e la risessualizzazione della Rai suscitano un titolo stupendo: “Dagli 007 alle aziende di Stato crolla la rete dell’ex premier”: Conte è un vile traffichino di poltrone, che briga “per controllare i gangli più strategici del Paese e garantirsi lunga vita (politica) anche fuori dal Palazzo”; Draghi invece è un “pokerista” abile, “colpo sicuro e impazienza zero”, e la sua non è lottizzazione ma una “bonifica”, come quella delle paludi pontine. È come la vede Renzi, quello che aveva una squadra di bastonatori social che si riprometteva accordi col dg della Rai Orfeo, ora giustamente promosso alla direzione dell’Approfondimento (inchieste di Report – comprese quelle su Renzi – speciali, talk show, etc.) perché il renzismo fosse ancora più contundente: i 5Stelle, partito di maggioranza relativa, rimasti a bocca asciutta, vittime dell’abilità predatoria sua e di tutti gli altri, siccome denunciano la spartizione e accusano l’ad Fuortes di aver “esautorato una forza come il M5S”, sono i veri lottizzatori. Del resto, lui Maggioni la conosce bene, per averla nominata nel 2015 presidente della Rai coi voti di Forza Italia, in quanto “professionista della comunicazione”; era solo un caso che lui fosse più presente in quella Rai che Ceausescu sui muri di Bucarest. Quindi, occhio: quando dicono “e ora un presidente della Repubblica donna” non intendono affatto “e ora un presidente della Repubblica donna”: intendono “e ora presidente della Repubblica la Cartabia”, che tanto bene ha fatto con la riforma della Giustizia graditissima ai “garantisti” (quasi tutti indagati e condannati) e definita da magistrati come Gratteri “la peggiore mai vista dall’86”, comprese cioè quelle tentate e fallite da Berlusconi (inventore e maestro del metodo di nominare donne manovrabili per farsi i comodi propri).
E questo è niente, vedrete con “la prima donna Presidente”!
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“Santa Messa” obbligatoria prima delle lezioni… dalle Elementari all’Università!!!
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Operazione “Madonna delle grazie” ai mafiosi semmai.
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Che palle con ste quote rosa! La guerrafondaia Bonino del + 1 (lei)? La Cartabianca affossatrice della riforma giusta di una giustizia ingiusta? Ma per favore!
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