(Lorenzo Zacchetti) – Sconfitta pesante per il centrodestra, per il centrosinistra è vittoria, ma non trionfo. Se c’è un trionfatore di questa tornata elettorale è senza dubbio l’astensionismo, che segnala una preoccupante tendenza. La disaffezione nei confronti della politica sta sfociando in una vera e propria malattia, che rischia di minacciare la democrazia. Se quasi un italiano su due ritiene che votare sia ormai inutile, perché tanto le decisioni che contano vengono assunte altrove, anche uno dei Sindaci più votati – cioè Beppe Sala – spiega ormai da tempo che “la politica conta circa il 10%, poi entrano in gioco gli altri sistemi che governano la città”, alludendo ovviamente al tessuto socio-economico che ovviamente indirizza la vita sociale.

Intendiamoci: Sala ha perfettamente ragione ed ha anche il merito di essere uno dei pochi, se non l’unico, a far luce su questo aspetto, ma nel contempo bisogna trovare un punto di contatto tra il potere di influenza dei portatori di (legittimi) interessi e la sovranità che appartiene a un popolo sempre più sfiduciato. Se a Milano è proprio l’indiscusso appeal personale del Sindaco ad aver firmato un risultato storico (insieme ovviamente alla fortissima affermazione del Pd), è molto difficile tracciare un quadro unitario dai risultati delle amministrative. A Napoli certamente viene premiata l’alleanza Pd-M5S, che seppure indirettamente firma anche la vittoria di Roberto Gualtieri (che però non è stato sostenuto da Virginia Raggi e dai suoi), mentre a Torino c’è il ritorno della vecchia “ditta” Dem che sembrava ormai tagliata fuori dopo la vittoria di Chiara Appendino nel 2016.

Tuttavia, l’esperienza amministrativa del M5S è stata tutt’altro che esaltante e questo certamente indebolisce l’affermazione nel “nuovo centrosinistra” che sarà allargato anche al partito di Giuseppe Conte. Più in generale, il popolo grillino se non ha suoi candidati in corsa difficilmente va a votare e questo è un altro segnale di allarme per il matrimonio ampiamente preannunciato e non ancora consumato.

Un quadro a macchia di leopardo, che non consente di fare da trampolino verso le prossime politiche. Inizia l’ennesima fase di incertezza politica, che richiede a tutti i suoi protagonisti responsabilità e lungimiranza per provare a guidare il Paese fuori dalla palude del Covid e della relativa crisi economica.