Le immagini di Kabul sono una pietra sul cuore e si cerca di scovare barlumi di umanità sotto le barbe incolte dei talebani, le stesse di un secolo fa, nelle pose appagate intorno al tavolo del palazzo desertificato, come di sguatteri diventati di colpo padroni.

(pressreader.com) – di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano – Le immagini di Kabul sono una pietra sul cuore e si cerca di scovare barlumi di umanità sotto le barbe incolte dei talebani, le stesse di un secolo fa, nelle pose appagate intorno al tavolo del palazzo desertificato, come di sguatteri diventati di colpo padroni. Nelle promesse di perdono ai vinti sottomessi si vorrebbe intravedere un barlume di misericordia, una parola di tolleranza, una scintilla d’amore. Soprattutto per le donne dell’Afghanistan il cui destino peserà sulla coscienza di noi tutti, ottusamente indifferenti fino a un’ora fa. Poi il tg (qualunque tg) volta pagina e si torna a sguazzare nell’Italia ferragostana con le “reazioni dei partiti”, inevitabili come una tassa priva di causale, insensate come la sfilata delle maschere nel circo che brucia. No, non è la solita, facile invettiva contro la politica delle anime morte perché, al contrario, ci si chiede se esista ancora una politica delle anime vive. Che di fronte alla catastrofe occidentale dell’ignavia abbia il pudore di respingere gentilmente la profferta televisiva: scusi, ma oggi preferirei non dichiarare nulla anche perché non saprei cosa dire. E invece, niente, leader di partito e comprimari non si resiste alla tentazione di balbettare qualcosa pur di tirare l’acqua al mulino che macina il nulla. Da destra accusando la viltà di Biden (omettendo che il ritiro fu deciso da Trump), e da sinistra accusando la protervia di Trump (non un cenno al disastroso disimpegno di Biden). Poi, c’è sempre quello che non sapendo che cavolo farfugliare (magari con la grigliata che preme) chiede “al ministro degli Esteri Di Maio di riferire alle Camere quanto prima” (purché non tanto prima da rovinargli le ferie). Ministro Di Maio che sorpreso in braghette sulla spiaggia desta il finto scandalo nell’imbecille collettivo desideroso di saperlo, ugualmente impotente, però murato alla Farnesina. Semmai gli si dovrebbe chiedere conto della promessa “non lasceremo soli gli afghani”, perché con le persone in fuga che cadono dagli aerei, davvero non si capisce come. Una prece, infine, per la tristissima sfilata di figurine di terza e quarta fila, videotessere imbambolate dalla calura che recitano (male) il messaggino dell’ufficio stampa del partito. Ma non hanno una famiglia, una casa?