(Dott. Paolo Caruso) – Clima particolarmente torrido, siccità, boschi e terreni avvolti dalle fiamme, alluvioni, trombe d’aria, frane, devastazioni, e anche scioglimento dei ghiacciai, sono il bollettino di un pianeta che la dice lunga sullo stato di malessere presente in atto. La nostra “madre” Terra, nonostante le diverse giornate celebrative e i tanti eventi nati per sensibilizzare tutti i popoli alla tutela e alla salvaguardia del proprio habitat, del patrimonio comune e all’uso sostenibile delle risorse naturali, viene ferita irrimediabilmente da una immane vastità di incendi provocati il più delle volte da mani criminali, e inoltre da eventi meteorologici estremi (temperature elevate, alluvioni), calamità naturali ascrivibili al cambiamento climatico ma tutte riconducibili alle attività spregiudicate e irresponsabili dell’uomo. Purtroppo ancora oggi, ma ancora di più in un prossimo futuro una buona parte del pianeta sarà privo di risorse idriche vuoi per l’inquinamento dei corsi d’acqua, delle falde acquifere, ma anche per l’assenza di opere idriche importanti (dighe, invasi artificiali e bonifiche) e per il depauperamento costante delle stesse risorse legate ai cambiamenti climatici, al riscaldamento globale e alla siccità. Questi fattori fanno si che sempre più estesi territori diventino impraticabili per gli insediamenti e le attività umane, avviandosi inesorabilmente verso la desertificazione. A livello mondiale, nonostante le molteplici passerelle della politica e delle diverse fondazioni internazionali, poco è stato fatto per salvare il pianeta e ridurre l’utilizzo graduale dei fossili così da limitare la crescita della temperatura. Gli stravolgimenti che minacciano progressivamente e pericolosamente ghiacciai, oceani, foreste biodiversità, la sicurezza e la salute di milioni di persone, porteranno inesorabilmente verso la distruzione dell’ecosistema, raggiungendo in pochi decenni un punto di non ritorno. La desertificazione e il disboscamento inoltre con i suoi effetti devastanti, quali frane e smottamenti, insieme agli eventi climatici estremi, rappresentano l’epilogo di una storia per certi versi già scritta di un ulteriore disastro ambientale. Il mondo moderno ha fallito su tutto il fronte e come diceva Albert Einstein “bisogna costruire un nuovo umanesimo altrimenti il pianeta non si salverà”. Il naturale passaggio dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili sarà la sfida del terzo millennio, la scommessa vincente per la sopravvivenza del pianeta e dell’intera umanità. La crisi climatica porterà da una parte ad un innalzamento della temperatura di 3,2 gradi entro la fine del secolo con scenari non certo edificanti per l’intera umanità, con il rischio reale di eventi estremi come lo scioglimento dei ghiacciai in tempi sempre più brevi, l’innalzamento del mare e milioni di chilometri quadrati di aree costiere sommerse, dall’altra porterà ad un aumento della frequenza e dell’intensità degli incendi boschivi che sempre più, come in questa torrida estate, inceneriranno vasti territori con la conseguente deforestazione di migliaia di ettari di superfice boschiva. Se gli allarmi lanciati dagli scienziati resteranno ancora una volta inascoltati e se i temi del clima, dell’ambiente, della riconversione energetica resteranno insoluti, allora la febbre della Terra continuerà a salire e le emergenze planetarie saranno sempre concrete. Purtroppo i gas serra anche oggi continuano ad aumentare e il riscaldamento terrestre non tende a diminuire, infatti a livello mondiale poco o nulla è stato fatto per ridurre l’utilizzo graduale dei fossili e limitare la crescita della temperatura globale. Servirà davvero uno sforzo internazionale e un cambiamento di rotta per ridurre le emissioni climalteranti per limitare l’innalzamento della temperatura media globale. Rivolgere investimenti massicci verso le energie rinnovabili, accumulare energia solare in sistemi di accumulo di grandi quantità in grado di soddisfare le diverse esigenze del pianeta, saranno le vere sfide del terzo millennio ed è quello che potrà salvare il pianeta dall’ultima chiamata.