(Giuseppe Di Maio) – Forse è la prima volta che ti leggo attentamente. Nel passato credevo di leggere un comico intelligente e onesto, ma pur sempre un comico. Purtroppo da questo tuo scritto esala la morte delle speranze democratiche, quasi il testamento di un vecchio marpione disilluso sui casi del mondo. Se la tua visione della società è questa, a noi non frega un cazzo del dispotismo illuminato, e perciò non ti concediamo più nessun beneficio, nessuna scusa. Tu sei un presuntuoso che crede nella stupidità collettiva, e crede di poter manomettere la pancia del paese. Ecco perché non hai mai indicato un orizzonte politico preciso, ma solo minchiate pratiche da fare: conquiste che senza coscienza democratica non valgono niente, e se ne andranno quando questa esperienza di falsa rivoluzione sarà finita. Parli di “soluzione decisa in modo condiviso” nella tua organizzazione orizzontale. Ma decisa da chi? Dal guru di vertice, in un’organizzazione solo di base e niente ossatura che pende dalle labbra del pagliaccio come nei tuoi spettacoli? Belìn, ci hai derubato. Sì, ci hai fregato. E noi che credevamo che tu fossi onesto quanto quell’onestà che ci hai suggerito. Invece, sei un pazzo narciso: a dire poco. E noi non te lo perdoniamo. Perché noi crediamo nella democrazia, sì, dal basso: cioè dalla coscienza, dal quel posto dove si elabora il mandato all’interno di un progetto sociale chiaro e condiviso, e che viene affidato ai portavoce selezionati faccia a faccia, non dalle virtù indicate dai burattinai dei click. Ma allora la democrazia diretta era un bluff, il mandato politico era un bluff, come anche l’autoselezione della classe dirigente. Giacché tu credi solo nel santone che fa video e letterine, nella delega senza coscienza, nella designazione (a fin di bene?) dei candidati. Invece noi vogliamo un partito, che abbia la struttura per elaborare un compito politico, che possa controllare il proprio portavoce, e lo possa destituire. Qualunque portavoce, persino tu. Poiché nulla è superiore alla democrazia, ché è l’unica cosa che abbiamo, l’unica che ci salva dalla ferocia di un mondo senza regole. Conte l’ha capito, e ci indica una strada, uno scenario ideale racchiuso in un progetto. Tu non sai quanti grillini tuoi pari ho dovuto sopportare nei meetup della post ideologia traboccanti di disonesti arrampicatori sociali! E questa sarebbe la tua democrazia diretta: un anno e mezzo per decidere la governance del Movimento ed essere ancora al palo? Anni e anni per liberarci della camicia di forza di Rousseau e ripiombare nei falsi quesiti di un sistema di controllo e scippatore di mandato politico? Dai, fai il profeta, fai come Fassino: dì a Conte “di farsi un partito e poi si vedrà quanti voti prende”. Che fine ingloriosa! Credi aver avuto 11 mln di voti, invece non sei riuscito ad avere nemmeno il consenso degli iscritti. Leggere nella tua lettera “l’illusione che si è più potenti di quello che in realtà si è davvero”, mi ha fatto sobbalzare. Ma come: tu ammetti quindi due verità? Una da trasmettere agli allocchi (democrazia, volontà popolare, etc) e un’altra che tieni per te, e che sveli semmai a pochi intimi, ai complici del raggiro della tua esperienza politica? Noi amiamo una sola verità, e quando parliamo di democrazia abbiamo anche fiducia nella gente. Altrimenti quale sarebbe la differenza tra te e Salvini: il piatto del giorno che lui esibisce sui social? Senti, Beppe, io non giudico che tipo di padre sei (problemi come padre già ne hai già abbastanza), ma ti rendi conto che fare ricorso a Rousseau è il tuo canto del cigno? Mesi fa io avrei votato per un capo politico e non per un direttivo, perché voglio una linea ideale precisa e non le anime poco chiare del tuo “movimento”. Ma a te i direttivi piacciono: non creano leaders e non contano un cazzo. E allora ciao! Da ora in poi quello che devi fare lo sai, lo hai detto tante volte. E se avessi ancora qualche dubbio, ti suggerisco la canzone di Claudio Mattone, proprio quella cantata spesso da Alberto Sordi.