(di Roberta Labonia) – Giusto ieri pomeriggio scrivevo che Mario Draghi ha doti di prestigiatore. Mi riferivo al fatto che, in contemporanea ieri l’altro, con la mano sinistra ha sbloccato i licenziamenti e con la destra a bloccato il Cashback. Masochismo di Stato puro, il suo. Non avevo ancora letto il post di Beppe Grillo, altrimenti avrei scritto che i prestigiatori, nonché i masochisti, sono due: “Super-Mario e ‘l’Elevato” Beppe Grillo.

Sono basita. Letteralmente spiazzata.

Di Beppe Grillo avevo fatto un icona di visione, di intelligenza intuitiva, di acume politico. Ieri pomeriggio, con una manciata di parole calate come pietre, ha distrutto la sua immagine. Vero è che già il suo video di qualche tempo fa, in cui difendeva con un fare per certi versi patetico le ragioni del figlio, indagato per stupro, aveva messo a dura prova l’immagine che avevo di lui. Ma mi son detta: l’amore di padre lo sta facendo sragionare, gli ha offuscato razionalità e buon senso. Ma ieri sera ho avuto la conferma che qualcosa, in lui, s’è spezzato. Ancora una volta, nell’arco di 2 mesi, Grillo si è fatto un autogol pazzesco anzi, per meglio dire, l’ha fatto fare all’altro suo figlio: il Movimento 5 Stelle.

Metti Conte, leva Conte, leva Rousseau, rimetti Rousseau. Votate il Capo Politico anzi no, dietrofont, votate l’organo collegiale. Il solo fatto che, indicando agli iscritti una figura autorevole come Giuseppe Conte a capo del MoVimento, avesse pensato si sarebbe adattato a fargli da prestanome, la dice lunga sulla sua perdita di lucidità.

Siamo al circo: come un clown ieri Grillo ha strappato alla vecchia partitocrazia e alla di lei claque prezzolata, una grossa risata liberatoria: fiuuuuu….. scampato pericolo, avranno pensato i soliti maneggioni: un Movimento con dentro Giuseppe Conte avrebbe pesato, in una botta sola, 8/10 punti in più. Roba che i 5 Stelle, tempo un mese, forse meno, avrebbero conteso la cima dei sondaggi all’imbarazzante Le Pen de Noantri. E con uno Statuto che, pur preservando tutti i principi fondanti dei 5 Stelle, primo fra tutti quello della democrazia partecipata, gli avrebbe dato finalmente un’assetto organizzativo stabile e radicato sul territorio: una macchina da guerra, sarebbe stato il Movimento in mano a Giuseppe Conte. Ma abbiamo scherzato, altro che garante, Grillo ha calato la maschera: lui, il paladino della democrazia diretta attorno alla quale ci ha costruito un Movimento, in realtà ne ha sempre voluto essere il padre-padrone. Un ossimoro vivente, Beppe. E noi, che per anni abbiamo creduto che il suo firmarsi “l’elevato” denotasse la sua autoironia, ci dobbiamo ricredere: diceva sul serio, lui si crede un elevato, perciò fa e disfa e fanculo agli iscritti. Votare su Giuseppe Conte capo Politico? Non se ne parla. La prima donna era e vuole continuare ad essere lui. Ma ha fatto male i suoi conti: il corpaccio della base ora ha smesso di idolatrarlo, ha aperto gli occhi e gli si sta rivoltando contro; basta leggere le migliaia e migliaia di commenti al suo ultimo, delirante post di ieri, per averne la prova lampante. Prefiguro per lui un triste declino: con la sua mossa in breve releghera’ il Movimento ai bassifondi dei sondaggi. Grillo trascinerà il Movimento 5Stelle, popolato da un pugno di duri e puri (ma fatico ad individuare quali visto che i fuoriusciti non gli hanno perdonato la mossa di entrare nel governo Draghi), ad un testa a testa con mister 2%, il bomba di Rignano o, se gli va di lusso, col pariolino di Azione, arroccato attorno al 4%.Ma non mi farà pena. Sul progetto del Movimento io ci ho creduto e ci credo, ci ho speso tempo ed energie, così come credo convintamente che Giuseppe Conte sarebbe stata l’unica figura in grado di risollevarne le sorti. Beppe Grillo, per compiacere la sua megalomania (perchè questo è), ora mi costringe a scegliere fra il MoVimento 5 Stelle e Giuseppe Conte. E questa non gliela perdono.