“Niente consensi” “Nessuno si prenderà la responsabilità di dare il consenso invocato dal premier in un hub vaccinale a tanti pazienti mai visti o visitati prima. ”Vaccinazioni – Under 60 e 2ª dose “eterologa”, la denuncia: “Chi si prende la responsabilità del certificato di cui ha parlato il premier?”

(pressreader.com) – di Natascia Ronchetti – Il Fatto Quotidiano – Dopo la decisione del governo di consentire agli under 60 che hanno ricevuto come prima dose di AstraZeneca la libertà di scegliere quale vaccino utilizzare per il richiamo, i medici vaccinatori hanno a disposizione il modulo con il quale il ministero della Salute ha integrato il consenso informato che tutti devono firmare al momento della somministrazione. Modulo con il quale si dichiara il rifiuto della vaccinazione eterologa, che resta fortemente raccomandata, per decidere di completare il ciclo con il vaccino della casa farmaceutica anglo-svedese. Scelta previo parere del medico, però, che con l’anamnesi deve valutare se ci sono, oppure no, condizioni di rischio che lo sconsigliano. Sulla carta, sembrerebbe tutto molto semplice.

Invece no. Mentre a Napoli si registra il flop dell’Open Day AstraZeneca (basti ricordare che alla Stazione marittima del capoluogo campano il 94% dei convocati non si è presentato) nel Lazio non pochi chiedono di fare il richiamo sempre con AZ. Solo che sono tanti i camici secondo cui in queste condizioni nessun medico darà mai il proprio consenso alla seconda dose AstraZeneca. Non, almeno, in un hub vaccinale. “Perché un conto è il medico di famiglia che, che conosce la storia clinica del paziente e un conto è il medico che non ha mai visto né tantomeno visitato chi gli sta davanti e in pochi minuti deve fare l’anamnesi e decidere”, dice Ester Pasetti, segretaria in Emilia-Romagna del sindacato dei medici ospedalieri Anaao. “Una giovane donna – prosegue Pasetti –, potrebbe non sapere che deve dichiarare l’eventuale assunzione della pillola anticoncezionale, qualcuno potrebbe omettere di inserire nel questionario informazioni importanti sulle sue condizioni di salute, perché le considera, da profano, irrilevanti: i fattori in gioco sono tanti”.

Variabili che si accompagnano a mille incognite, come rileva lo stesso presidente della Federazione degli Ordini dei medici, Filippo Anelli. “La pandemia e la campagna di vaccinazione – osserva –, hanno alterato tutte le regole che reggono il rapporto tra medico e cittadino, rapporto che non si può instaurare in pochi minuti. Avevamo già in parte considerato che si potevano verificare situazioni particolari e proprio per questo abbiamo chiesto e ottenuto lo scudo penale, ovviamente non per casi di colpa grave”.

Ma va ricordato che lo scudo non protegge dalla responsabilità civile. E che potrebbe anche verificarsi l’effetto paradosso, come rileva Filippo La Russa, ai vertici dell’Anaao in Calabria. “Prendiamo il caso del collega che non vuole assumersi la responsabilità di fare il richiamo con AZ e spinge, invece, Pfizer – spiega –. Se poi insorge una paralisi facciale, effetto in alcuni casi osservato con il vaccino Usa, siamo al punto di partenza.

Il tema di fondo è che le persone vogliono efficacia e sicurezza al 100% ma nessuna di queste due condizioni si è verificata”. Adesso il vero problema è, secondo Anelli, “che non abbiamo ancora evidenze scientifiche tali da consentirci di individuare in modo certo la popolazione a rischio. Anche per questo stiamo programmando piani di formazione specifici. Ma probabilmente fin dall’inizio la campagna vaccinale avrebbe dovuto essere affidata ai medici di famiglia. Si poteva fare negli ambulatori e in dieci, undici mesi forse si sarebbe conclusa. Fermo restando che il vaccinatore deve essere puntiglioso nel chiedere informazioni al cittadino sul suo stato di salute, il punto ora è come ripristinare al più presto tutte le regole che sono saltate”.