(Stefano Rossi) – Ieri incredibilmente alcuni telegiornali hanno mandato in onda le immagini terribili della cabinovia del Mottarone mentre precipitava senza curarsi del rispetto non solo di chi ha perso la vita ma dei parenti che ancora piangono i propri cari. La procura di Verbania ha dovuto diramare un comunicato stampa per precisare che, pur essendo il video depositato tra gli atti di indagine, quindi, reso noto alle parti, è sempre un atto di indagine che, per definizione, non può essere pubblicato e reso pubblico (“È vietata la pubblicazione, anche parziale, degli atti non più coperti dal segreto fino a che non siano concluse le indagini preliminari…”, art. 114, II comma, c.p.p.).

Sapete qual è la cosa che più ci deve indignare del comportamento di questi pennivendoli?

Nel successivo comma, VI bis, del medesimo articolo per previsto questo divieto: “È vietata la pubblicazione dell’immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all’uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione…”.

Ecco, per mafiosi, terroristi, spacciatori di droghe, assassini, stragisti non mancano mai di oscurare le manette e, in alcuni casi, anche il volto della persona. Del resto poi ci pensano le stesse forze dell’ordine che in numerosissimi casi evitano proprio di metterle le manette. Tanta premura per gli assassini; nessuna pietà per le vittime.

A questo siamo ridotti. Il senso comune non è cambiato ma stravolto, violentato, stregato.