(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – L’azienda della manutenzione che assicura: “Non sono mai emerse criticità”. Le revisioni, “fatte a cadenza regolare”. L’ultimo test l’autunno scorso: “Tutto a posto”. Il ministero delle Infrastrutture che rende noto che a dicembre 2020, “sono stati effettuati controlli specifici sulle funi portanti, sulle funi traenti, sulla fune di soccorso, e da ultimo l’esame visivo delle funi tenditrici”. Tutto in regola. Parole del 23 maggio 2021 che si sovrappongono quasi esattamente alle parole che udimmo il 14 agosto 2018. Dopodiché, differiscono immagini e conseguenze. Allora, il ponte Morandi di Genova che si sbriciola in un nuvola di cemento marcito. Domenica, la cabina della funivia del Mottarone accartocciata al suolo, con una fune tranciata di netto (cavi che dovevano durare “altri 8 anni”), e un freno che “misteriosamente” non ha funzionato. Allora, 43 morti e 11 feriti. Domenica, 14 morti e un bimbo sopravvissuto all’intera famiglia distrutta. Non differiscono invece le maschere tragiche sulla scena delle responsabilità. Quel giorno la famiglia Benetton, con il tutto a posto sottoscritto sulle certificazioni dei manager di Autostrade e timbrato dai ministeri competenti. Mentre domenica abbiamo il gestore già cacciato per “grave degrado”, ma che poi ha vinto l’appalto per gestire l’impianto. Per le indagini della magistratura, le perizie e il giudizio degli esperti (insieme all’inevitabile scaricabarile), Stresa dovrà attendere, se va bene, un paio di anni ma già qualcosa ci ricorda Genova. Leggiamo: “Impianto vecchio e fermo a lungo. Tanti cinque anni dalla revisione” (Gianpaolo Rosati, ordinario di tecnica delle costruzioni, intervistato su La Stampa). Un paio di domande. Tutto questo c’entra qualcosa con un sistema dei controlli che d’abitudine controlla affidandosi alle verifiche delle aziende controllate? Agli esami “visivi”? Agli “interventi straordinari”, che spesso vuole dire aggiustare, rattoppare, accomodare? Poiché sostituire costa? Infatti, “un’opera concepita negli anni 60 e 70 per durare 50 anni, oggi va verso la fine della sua vita e ha prestazioni diverse da una struttura più recente” (Rosati). Ma più in generale se riguardo a strutture e infrastrutture, comprese quelle della mobilità, l’idea dominante dei governi (compreso il governo Draghi) si fonda sulla liberalizzazione dei subappalti, sulle gare al minimo ribasso, sull’appalto integrato – quello che affida allo stesso soggetto la progettazione e l’esecuzione dell’opera (tutto a posto) – ci dite per cortesia dov’è l’“evento inspiegabile”?