(Stefano Rossi) – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto: “O si sta contro la mafia o si è complici. Non ci sono alternative”. L’alternativa, quella vera, è farla una buona volta questa guerra. E per quanto si trattava della ricorrenza della Strage di Capaci, bisognerebbe usare sempre il plurale “mafie” e non mafia. La lotta deve essere per tutte le mafie che impestano questo Paese e ce ne sono tante. Troppe.

Dalla forma linguistica si capisce già l’intenzione di fare sul serio o di fare una semplice commemorazione.E poi il termine “lotta” sempre usato dai nostri politicanti. Mai guerra. Questo termine non viene mai usato, fateci caso. Implica una posizione troppo estremista pure negli affari importanti. Meglio un termine  neutro, più rassicurante. Dovessimo prenderli sul serio.

Poi la sostanza.Se rileggiamo gli atti della commissione d’inchiesta su quella strage (XVII legislatura), un certo senatore Pisanu, ex ministro dell’Interno, ebbe a dire: “ … gli uomini delle istituzioni che ebbero contatto con i mafiosi erano del tutto “privi di un mandato politico” ed ebbero rapporti con criminali che, a loro volta, erano “divisi tra loro e quindi privi anche loro di un mandato univoco e sovrano”. Un procuratore aggiunto, mi pare il dott. Gabriele Paci, disse testuale alla commissione il 14.6.2017: “Questo è quello che abbiamo fatto in questi anni, che è una cosa – credo – unica nella storia giudiziaria italiana, cioè una procura che ha il coraggio di dire che sono stati fatti degli errori con sentenze irrevocabili, e vi prego di credere con quale scetticismo noi rilevammo la presenza di un collaboratore che diceva: ‘guardate che tutto quello che è scritto in due sentenze passate in giudicato con tanto di ergastoli applicati è fondato su qualcosa di falso…Tengo a sottolineare che, se ci sono delle sentenze della Cassazione, delle sentenze di quattro corti d’assise, non diciamo che quei giudici fossero degli sprovveduti o in malafede, ma diciamo che il sistema è andato in tilt”. Allora, se è vero che ci furono uomini delle istituzioni che provarono a fare una trattativa, e anche uomini e donne delle istituzioni che seppero cosa stavano facendo alcuni carabinieri e politici, e hanno taciuto, cominciamo a metterli sotto processo, perseguiamo coloro che non ebbero chiara la linea tra il mantenimento dell’Ordine Democratico e quello della complicità.

Perché le guerre alle mafie la si fa solo avendo chiara questa differenza!

Se Mattarella è il Capo di questo Stato, non può andare a Palermo a dire queste cose rappresentando anche questa parte politica e statale che ha cercato di accordarsi, piuttosto che combatterla, la mafia siciliana.
A chiacchiere non si fa nessuna guerra.

Al massimo solo retorica.