(di Daniela Ranieri – Il Fatto Quotidiano) – Ai lettori che ci chiedono: “Perché Virginia Raggi è in testa ai sondaggi a Roma?” consigliamo di guardare l’ultima puntata di diMartedì, dov’erano ospiti Raggi e tre commentatori critici.
L’ordine del giorno è: “Conte sostiene Raggi”, il che non va bene: avrebbe dovuto sostenere Gualtieri, o magari Calenda; e “Raggi si ricandida nonostante gli errori”.
Sallusti incornicia il dibattito nel frame dell’uno contro tutti: “Si è fatta un’idea del perché gli osservatori tutti giudicano questa esperienza un fallimento”? (Non i cittadini romani, però: nei sondaggi come detto è prima).
Raggi ammette di aver fatto degli errori all’inizio dettati dalla inesperienza.
Subentra Antonio Caprarica, che ha dismesso il sorriso sornione che l’ha reso famoso davanti a Buckingham Palace per sistemare per le feste colei che ha rovinato Roma: “Abbiamo bruciato due o tre anni a Roma per sopperire all’inesperienza della sindaca!”.
Raggi elenca i problemi decennali di Roma, Mafia Capitale, i bilanci dell’Ama con 18 anni di ruberie e il tentativo di risalire.
Caprarica ricalcola il percorso: adesso la colpa di Raggi è il machiavellismo della ricandidatura: “Complimenti, grosso colpo! Quando si è resa conto che il suo partito non l’appoggiava ha minacciato di spostare armi e bagagli su Rousseau”.
Raggi risponde che non era un ricatto, ma una ricandidatura.
Un sorrisetto perfido da Santa Inquisizione consegna la risposta della processata alle scuse farfuglianti dei condannati.
In studio, Antonella Boralevi infilza Raggi con arguzia: “Io sono interessata al lato emotivo della sua scelta. Il nostro cervello ha la tendenza a raccontarsi il passato. I neurologi…”, e qui ci perdiamo un po’, “lei infonde (sic) sicurezza sul fatto che lei è stata brava. Ha ammesso che ha perso 5 anni. Si è ricandidata perché vuole dimostrare a sé stessa che è brava invece di aver sbagliato come tutti dicono?”.
Che lo dicano tutti è falso: è prima nei sondaggi. Raggi riprova a elencare i motivi per cui non crede di aver perso 5 anni: asili, lavori stradali, acqua pubblica…
Boralevi si infuria: “Le faccio notare che lei ha ripetuto due cose nelle sue repliche. I cinghiali e la spazzatura, a Roma, li vede?”.
Alla stessa domanda, evidentemente, Raggi deve dare risposte diverse. Invece sui cinghiali ci uniamo al lamento straziante della Boralevi: la Raggi la deve piantare di mandare addetti del Comune nella Scurcola Marsicana a prelevare i cinghiali e a farli precipitare dagli elicotteri sul quartiere Flaminio.
Boralevi cambia specializzazione: “Uno psicanalista direbbe di cambiare il colore delle sue lenti” (non un ottico?). Par di capire che il sottotesto, tra neurologi e strizzacervelli, sia che Raggi è pazza.
Floris prende in mano la situazione: “Andiamo su temi più politici”, ma le cose politiche non gliele fanno dire: è un processo alla persona e lei deve pentirsi e dire quello che pensano loro.
Sallusti ha un’idea delle sue, un’insinuazione pro-Berlusconi: “Lei ha pagato il giustizialismo? Perché è stata assolta da tutto, ma appariva una colpevole”, ma la domanda non ha senso e se ne accorge appena finito di porla.
Caprarica insorge e le chiede un’abiura: “È pronta a fare una scelta? Si trova più a suo agio con la Lega o col Pd?”.
Per quanto possa suonare incredibile, un giornalista sta chiedendo a una sindaca come intende indirizzare la politica nazionale.
Raggi risponde che i cittadini scelgono un sindaco per progetti concreti e sono poco interessati alle ideologie (contestabile, ma è il suo pensiero).
Caprarica fa scoppiare una bomba: “Lei non ha detto una parola sulla legge Zan!”.
In effetti, mentre smantellava le ville dei Casamonica, una parola sulla differenza tra genere e identità di genere Raggi poteva pure dirla.
Comunque, la sindaca dice di essere a favore della legge e contro le discriminazioni. Non va bene.
Boralevi: “Il M5S e il Pd si devono alleare o no? Subito, secca”.
Raggi argomenta, spiega che le alleanze si fanno su progetti comuni, e chiede retoricamente: “Su cosa devono allearsi?”.
Boralevi è fuori di sé: “Non siamo bambini, lei risponde con una domanda a una domanda! Lei deve rispondere con una cosa che in filosofia si chiama asserzione”.
Sarebbe in semiotica, ma vabbè.
“Lei deve cominciare a capire che gli elettori non sono dei deficienti!”.
L’impressione è che costoro non fossero minimamente preparati su quello che ha fatto e non fatto Raggi a Roma, perciò non avevano niente di reale da contestarle, se non di essere sé stessa.
Sembravano caricati a pallettoni da una vulgata che non consente approfondimenti.
Amiconi e docili coi politici squali, contro Raggi sprizzano odio di classe, disprezzo, dileggio, paternalismo, maestrinismo ingiustificato, complesso di superiorità.
Naturalmente non c’è niente di personale: è logica di branco (chissà cosa ne direbbe uno psicanalista).
Ecco perché Raggi è prima nei sondaggi.