(di Selvaggia Lucarelli – Il Fatto Quotidiano) – I cinghiali. Tutte le mattine, a Roma, Virginia Raggi si sveglia e sa che deve correre più dei cinghiali o verrà uccisa dai nemici della sua ricandidatura. Nemici a cui non interessano i conti in rosso, il traffico, le periferie, i rifiuti, i mezzi pubblici. No, sono ossessionati dai cinghiali.

Sembra, peraltro, che topi e gabbiani siano piuttosto sdegnati dal repentino oblio a cui li ha condannati l’opposizione. Niente più foto di pennuti arroganti, con il ventre gonfio di frittura di paranza, sui cofani delle Smart a Ponte Milvio. Niente più video di pantegana da sei etti con testimonianze choc dei testimoni: “È rientrata nel tombino e si è richiusa la grata da sola, fissandola con due viti a muro”.

Tutto finito. È tempo di cinghiali. Sul web e i giornali foto di famiglie di cinghiali che si scattano selfie ai Fori Imperiali, foto di cinghiali in fila al casello sul raccordo, cinghiali che fanno shopping in via del Corso, perfino cinghiali che rubano la spesa a Formello, che voglio dire, Formello non c’entra una mazza con Roma, però se la Raggi non fosse egoista ed erogasse i buoni spesa anche ai cinghiali forestieri, quelli i Pan di Stelle se li andrebbero a comprare da soli, senza bisogno di delinquere. Inutile provare a spiegare che con la pandemia gli animali si sono avvicinati maggiormente ai centri urbani, che intorno alla Capitale ci sono parchi naturali, che finché sono nel ragù delle pappardelle vanno bene a tutti ma se provi a toccarli ti si scatenano contro tutti gli enti in difesa degli animali, che non li può uccidere la Raggi a mani nude, che si potrebbe organizzare la cinghialomachìa nel Colosseo così si eliminano tra di loro, ma Malagò dice che è una competizione tvoppo volgave.

No, i cinghiali sono colpa della Raggi e basta. Mi chiedo dunque perché al posto di Calenda e Gualtieri – due con la faccia di chi scappa se vede un toporagno, figuriamoci un cinghiale – contro la Raggi non si siano candidati degli esperti nella gestione della fauna selvatica, dei domatori di fiere. A ’ sto punto, se il problema di Roma sono gli animali scontrosi, meglio un nipote di Nando Orfei che il figlio della Comencini. Figlio della Comencini che, al massimo, litiga via Zoom con Er Faina. Anche perché, diciamolo: se vede una faina vera lo trovano abbracciato alla punta dell’obelisco.