(Giuseppe Di Maio) – Animato dallo spirito di Fernando Bandini, poeta vicentino autore della lirica “Il ritorno della cometa”, penso a un dio che oltre a “covare uova celesti” covi anche gusci di coronavirus. Il Dio di cui è figlia la cometa di Halley e i suoi periodi, è lo stesso che genera virus, batteri, e le cicliche pandemie. Colui che da un’apparizione celeste all’altra, da un’infezione all’altra, terrorizzava gli uomini sulla cima degli ziqqurat o nelle capanne di fango di Ur dei Caldei, intimorisce anche noi ottusi smargiassi nei quartieri delle nostre moderne città. Ogni cent’anni con granelli di fuoco avvampa la superficie “dell’atomo opaco…” e ci ricorda che la nostra natura è fatta di terra impastata con una modesta scaglia di cielo. E allora tornerà, per liberare un altro esserino automatico, mutato sotto i raggi del sole, o solo migrato da un ospite animale nell’ultima foresta del pianeta.

Non siamo nel 2050, come vorrebbero i comici visionari, ma nel 2150, come immaginano solo i pazzi furiosi. E questa volta (dicono che sarà anche l’ultima) i dieci mld di abitanti sul pianeta sono stati attaccati da un corpuscolo imbalsamato di un laboratorio. L’organizzazione planetaria della sanità ha dato le disposizioni per tutti. I protocolli sono gli stessi e concordemente fanno seguito i piani sanitari. Nessuna regione entra in conflitto con le disposizioni nazionali e mondiali. Ciascun cittadino rispetta le regole, anche se le autorità ci hanno detto che in casi come questo possa comparire gente che nega la malattia e rifiuta le cure. Sono pochi. Li hanno confinati. Tra meno di due mesi saranno pronti i vaccini delle industrie pubbliche, e distribuiti in tutto il pianeta. In una settimana al massimo sarà raggiunta l’intera popolazione.

I confini nazionali sono teorici e non ci sono barriere. Esistono ancora le confederazioni continentali, ma sono destinate a sparire. C’è persino qualche stato nazionale, ultimo residuo del secolo delle rivoluzioni. Oggi la maggior parte dei sistemi democratici pratica la partecipazione diretta dei cittadini nelle scelte politiche. La cittadinanza viene verificata annualmente; gli esclusi si istruiscono per rientrare al voto. Ogni anno vengono elevati i requisiti per partecipare alle adunanze elettive, quindi tutti conoscono il funzionamento dell’amministrazione pubblica. La scuola e l’informazione sono libere ma sorvegliate dallo Stato.

Quasi tutto il pianeta ha scelto la dimensione sociale tripartita. Ognuno ha un’abitazione propria e uno spazio personale inalienabile garantiti dalla collettività. Sono stabiliti i limiti massimi ai patrimoni dei singoli, e il lavoro e la ricchezza privati sono soggetti a una tassazione identica in tutto il pianeta. I cittadini non tassabili sono obbligati ad una settimana di servizio pubblico al mese. Il potere delle decisioni comuni è assoluto, ma non può interferire nello spazio e nelle garanzie personali. I violenti, i dissidenti e i colpevoli di reati ecologici sono sempre meno numerosi e prima o poi spariranno.

Dicono che l’altro contagio generale è proseguito per anni e ha fatto milioni di morti. Questo tra un po’ sarà finito, così potrò presto riprendere il lavoro a Eleuterìa, una delle isole del progetto pilota dov’è assente la proprietà privata. Ma è difficile. Chissà quando ce la faremo! Forse, alla prossima pandemia.