(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – “Renzi magnifica l’Arabia Saudita. Qui le condizioni del neo Rinascimento. Sono invidioso del vostro costo del lavoro”. La storia esemplare di Teresa Bellanova è quella di una ragazza pugliese di umili origini, che abbandona gli studi dopo la licenza media per andare a lavorare come bracciante nella raccolta dell’uva. Sindacalista di trincea, molti anni dopo sarà nominata ministro dell’Agricoltura: chi meglio di lei? Per questo, quando venerdì scorso, ospite di “Tagadà”. l’abbiamo vista barcamenarsi e svicolare nel tentativo di rispondere alle domande di Tiziana Panella e David Parenzo sullo sconcertante viaggio arabo del leader di Italia Viva (e suo), eravamo sinceramente imbarazzati per lei. Ci siamo ricordati che in una intervista del 2019, la ministra aveva rievocato le tremende condizioni di “ipersfruttamento”, che in un’Italia ingiusta e arretrata potevano stroncare le vite delle lavoratrici dei campi. La stessa schiavitù ancora oggi dominante in quell’Arabia Saudita che tanto suscita l’invidia di Matteo Renzi.

Nei resoconti parlamentari, il nome della professoressa Elena Bonetti ricorre spesso come ministro per le Politiche della famiglia, e per i suoi appassionati interventi sulla parità di genere, sulla violenza subita dalle donne, sulla tutela dei diritti umani in Italia e nella realtà internazionale. Tutte pagine nere di quello stesso Paese dove, secondo l’intervistatore entusiasta dello sceicco Mohammed bin Salman, sarebbe ormai prossimo l’avvento di un “neo Rinascimento”.

Non la pensa così “Amnesty”, che in un rapporto sull’Arabia descrive uno Stato autoritario nel quale “sono repressi i diritti alla libertà d’espressione, associazione e riunione”. Un luogo dove vengono “vessate, detenute arbitrariamente e perseguite penalmente decine di persone critiche nei confronti del governo”.

Ma, soprattutto, quel principe saudita che nell’incensamento renziano assume le sembianze di Lorenzo il Magnifico, è accusato dall’Onu di essere, tra l’altro, coinvolto nell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, il cui corpo è stato poi tagliato a pezzi per meglio occultarlo.

È abbastanza evidente che l’ex premier fiorentino non si ponga problemi né di popolarità e neppure di reputazione. Discorso diverso riguarda Bellanova e Bonetti la cui storia personale culminata con la rinuncia alle poltrone ministeriali nel governo Conte merita rispetto. Siamo convinti che quando la crisi sarà, in un modo o nell’altro, risolta, potremo finalmente ascoltare quale giudizio esse daranno su quelle parole e su quei comportamenti così offensivamente distanti dalle loro convinzioni e dal loro modo d’essere.