(di Fabrizio d’Esposito – Il Fatto Quotidiano) – La consolidata maieutica demo-socratica di Sergio Mattarella è chiamata ancora una volta a un compito impervio. Far partorire, cioè dalle condizioni date, un governo anziché la verità come faceva il filosofo greco. E le condizioni sono complesse, come emerso dalla seconda giornata di consultazioni al Quirinale nella crisi aperta da Italia Viva.

Ovviamente il capo dello Stato ha ascoltato con attenzione la delegazione di Iv, capeggiata da Matteo Renzi. Ma ha segnato sul suo quaderno anche frasi e impressioni raccolte nei colloqui con Leu, altra forza di governo, e con il Pd di Nicola Zingaretti. E il quadro tratteggiato a fine giornata non sbiadisce il nero del buio di questa crisi. Al momento, in attesa di ricevere oggi gli esponenti del M5S, le opzioni del presidente sono due. La prima conduce alla maggioranza giallorossa uscente. Questo perché, nella valutazione del Quirinale, ormai non si dà più credito all’operazione dei Costruttori o Responsabili che siano, dopo la sceneggiata consumata dallo scafato berlusconiano Luigi Vitali. Ergo le basi teoriche per un Conte ter fanno conto su 5S, Pd, Iv e Leu.

Si parte dunque dall’atteso incontro con Renzi e i renziani. Per il Colle non ci sono stati i toni dirompenti dettati dalle veline degli italo-viventi. Sono stati meno netti, meno assertivi. Questione di sfumature. Ché il presidente riassume così la sostanza delle parole di Renzi: non siamo ancora pronti per il Conte ter, quindi chiediamo una fase esplorativa. Naturalmente ad avere un mandato da esploratore non sarebbe Conte, in quanto parte in causa, diciamo così, ma una figura istituzionale come quella del presidente della Camera, Roberto Fico, grillino dall’anima di sinistra. Il mandato servirebbe anche a chiarire altre ombre. Per esempio, i rappresentanti di Leu hanno detto sì ai renziani ma no a Renzi nel governo. Non solo. Finanche il Pd deve sciogliere la sua ambiguità su Italia Viva: nessun veto in merito, ma tanta freddezza e diffidenza.

Il nodo principale riguarda però i 5S e di riflesso lo stesso premier. Cosa diranno oggi a Mattarella? Manterranno il loro slogan “o Conte o morte” oppure cederanno riaprendo agli odiati italo-viventi? Questa è la cruna dell’ago, strettissima, del primo giro di consultazioni che si concluderà oggi. Se dai Cinque Stelle arriverà un sì di massima, allora il presidente potrà pensare a un esploratore per rimettere insieme i pezzi della maggioranza, vista la latitanza dei Costruttori.

Viceversa se i pentastellati manterranno la posizione anti-renziana non ci sarà nulla da esplorare. A quel punto Mattarella stesso condurrà un secondo giro di colloqui. E sullo sfondo c’è un classico delle crisi al buio: il governo del presidente e poi le elezioni anticipate. Insomma, ancora poco e il capo dello Stato potrebbe mettere sul tavolo l’arma dello scioglimento anticipato del Parlamento. Solo così si riusciranno a stanare i “giocatori” di questo primo giro che potrebbe andare a vuoto. L’unica variabile in grado di ribaltare tutto è una riuscita in extremis dell’operazione Responsabili. Al di là però della farsa Vitali, anche qui si sta mettendo in scena un teatrino grottesco e opportunista allo stesso tempo. Alcuni infatti aspettano di capire dove porteranno le mosse di Renzi, per poi muoversi. Ma il rischio è che la situazione sfugga di mano e si arrivi troppo tardi a salvare Conte.