SANTANCHÈ, “NESSUNO MI HA CHIESTO LE DIMISSIONI

(ANSA) – “Nessuno mi ha chiesto di dimettermi”. Lo ha detto la ministra del Turismo, Daniela Santanché, a margine dell’evento Unioncamere e Isnart ‘Terza giornata nazionale del turismo’. “Neanche Giorgia Meloni?”, le hanno chiesto i giornalisti. “Nessuno”, ha ribadito Santanchè.

SANTANCHÈ, NO A PROCESSI MEDIATICI, FIDUCIA NEI MAGISTRATI 
(ANSA) – ROMA, 27 MAR – “Non ho nulla da aggiungere al comunicato stampa. Non ho mai partecipato a processi mediatici: . “. Così la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, che a margine di una iniziativa sul turismo ha aggiunto: “Andiamo avanti: ho fiducia nella magistratura. Finora avete visto com’è andata e quindi sono tranquilla”.

LE BARRICATE DI SANTANCHÈ: “NON MI DIMETTO NEANCHE PER UN RINVIO A GIUDIZIO. GIORGIA È CON ME”

(Lorenzo De Cicco – repubblica.it) – “Giorgia? Ma ci siamo sentite, è serenissima!”. Chi pensava che Daniela Santanchè vivesse giornate di mesta rassegnazione, quella di chi ha un destino tracciato, evidentemente non conosce il personaggio. Nemmeno di fronte a un rinvio a giudizio, come vorrebbe il grosso di FdI e forse la stessa Giorgia Meloni, la ministra del Turismo pare disposta a farsi da parte con fare remissivo.

Perché “un rinvio a giudizio non è mica una sentenza di terzo grado”, così ha confidato in questi giorni ai grand commis del suo dicastero. I quali, davanti a tanta spavalderia, sono rimasti un po’ di sasso: perché la notizia della chiusura dell’indagine in cui la ministra è accusata di truffa ai danni dello Stato, pareva a tutti annunciarne il capolinea. Perché la stessa Santanchè, nelle ore successive alla decisione dei pm, aveva diffuso una nota in cui sembrava per la prima volta rinunciataria: “Dopo la decisione del Gup – dichiarava – per rispetto del governo e del mio partito, farò una seria e cosciente valutazione di questa vicenda”. E terzo, perché persino il ministro Francesco Lollobrigida, il cognato della premier, sabato scorso, a margine del congresso di FdI a Roma, aveva liquidato la questione ancora più seccamente: “Se rinviata a giudizio, la ministra ne trarrà le conseguenze”. Più chiaro di così.

E invece Santanchè, nelle riunioni coi dirigenti del ministero, ha raccontato tutta un’altra versione. Altro che dimissioni in automatico. “Ho parlato con Giorgia, è serenissima. Lo sa bene che è tutto un accanimento contro di me – queste le parole della ministra, riferite da chi ha partecipato a uno degli incontri – Le accuse non stanno in piedi”. E no, nemmeno in caso di rinvio a giudizio, c’è la certezza che si dimetta, come pensano invece a via della Scrofa: “Non è mica una condanna definitiva!”.

Sarà solo un bluff? Si vedrà. Certo, Santanchè è molto attiva, in queste settimane. Una batteria di riunioni tra il ministero e il Senato. Non ha proprio l’aria di chi libererà la scrivania a stretto giro. Fa domande così: “A che punto siamo col G7?”. E il G7 del Turismo è in calendario a Firenze, a metà novembre. In più, senza troppo clamore, in queste settimane è riuscita a trasformare Enit, il vecchio ente nazionale del turismo, in una Spa di Stato nuova di zecca. Al timone è stata confermata l’ad uscente Ivana Jelinic, la manager della Fiavet scelta dal governo un anno fa, mentre con la nascita della nuova società, tra fine febbraio e inizio marzo, è stata nominata una nuova presidente, Alessandra Priante, ex Unwto (l’agenzia Onu del turismo), e soprattutto ex collaboratrice del leghista Gianmarco Centinaio, ai tempi del governo gialloverde. Insomma, la macchina della Santanchè continua a viaggiare a pieni giri, come se nulla fosse. Anche se a Palazzo Chigi non sembrano proprio serenissimi.

SANTANCHÈ, AVVISO DELLA LEGA A MELONI: “SI DEVE DIMETTERE”

(Giacomo Salvini – ilfattoquotidiano.it) – La Lega di Matteo Salvini non raccoglie l’appello all’unità di Giorgia Meloni sulle elezioni europee e rilancia: ora vuole le dimissioni della ministra del Turismo Daniela Santanchè, indagata con l’accusa di truffa aggravata ai danni dell’Inps. L’imbarazzo per la posizione della ministra arriva ai piani alti del Carroccio e a esprimerla è il deputato ed ex sottosegretario Stefano Candiani: “Noi siamo garantisti fino al terzo grado di giudizio, ma sarebbe meglio che Santanchè si dimettesse prima della condanna per evitare imbarazzi nel governo”, dice parlando col Fatto.

Una linea molto dura perché per la prima volta un esponente della maggioranza parla esplicitamente di dimissioni della ministra del Turismo. Meloni ha chiesto a Santanchè le carte dell’inchiesta e dato la linea di Palazzo Chigi: si aspetta il rinvio a giudizio e poi la ministra dovrà fare un passo indietro. Ma la Lega adesso chiede di accelerare e non aspettare il rinvio a giudizio. Una posizione che si inserisce nello scontro delle ultime ore tra Salvini e Meloni sulle alleanze europee: dopo le parole di sabato di Marine Le Pen all’adunata leghista (“Meloni vuole appoggiare Von der Leyen”) e la risposta della premier (“così si divide la maggioranza”), ieri Salvini ha replicato di essere “su posizioni diverse in Europa”.

Così i veleni nella maggioranza si scaricano sul caso Santanchè. Dai vertici del Carroccio si fa sapere che, nonostante le posizioni garantiste, sarebbe meglio per il governo che la ministra facesse un passo indietro anche se la decisione spetta a Meloni perché Santanchè è espressione del suo partito. Ma Candiani lo dice in maniera più diretta: “In linea generale sarebbe sempre meglio aspettare la condanna. Noi siamo garantisti”. Ma non si dovrebbe dimettere? “Forse sarebbe meglio che Santanchè non aspettasse la condanna per evitare imbarazzi al governo: finite le indagini dovrebbe trarne le conseguenze”, dice Candiani piuttosto imbarazzato uscendo dal portone principale di Montecitorio. Anche la conclusione è emblematica: “Comunque è un problema balneare”, dice con una battuta velenosa con riferimento al conflitto d’interessi della ministra.

Per il successore di Santanchè si è già aperta una sfida nel governo. La Lega rivendica quel posto da prima della formazione del governo e vorrebbe riaverlo oggi. D’altronde, spiega un dirigente del partito, il Turismo negli ultimi anni è sempre stato appannaggio della Lega: prima con Gian Marco Centinaio durante il governo Conte-1 e poi con Massimo Garavaglia nell’esecutivo di Mario Draghi. La premier invece, secondo fonti autorevoli di Fratelli d’Italia, sarebbe orientata a togliere le deleghe a Santanchè per tenerle ad interim e poi redistribuirle dopo le elezioni europee, magari in caso di un rimpasto.

La sfida nel governo tra premier e vicepremier è continuata anche ieri. Mentre Salvini, da Potenza, attaccava Meloni sulle alleanze europee (“Non saremo mai alleati a sinistra, non sosterremo Ursula von der Leyen”) e non si presentava al Consiglio dei ministri, Fratelli d’Italia si preparava a restituirgli il colpo in Parlamento: la premier vorrebbe rinviare il voto sulla mozione di sfiducia delle opposizioni nei confronti di Salvini durante la campagna elettorale delle Europee. La mozione, che riguarda i rapporti tra il leghista e la Russia, è all’ordine del giorno della Camera, ma oggi la conferenza dei capigruppo dovrà stabilirne i tempi. Se le opposizioni lo chiederanno, si voterà dopo Pasqua ma FdI vorrebbe allungare i tempi almeno a fine aprile. Periodo che combacerebbe con la candidatura di Meloni alle Europee che arriverà il 28 del mese in occasione dell’assemblea programmatica di FdI a Pescara. I veleni con la Lega aumenteranno alla vigilia delle elezioni: “A noi non piace la stabilità – diceva tra il serio e il faceto Edoardo Rixi ieri alla Camera – tutti la chiedono, ma nessuno la vuole. Siamo un popolo a cui piace il pathos”.