(Giancarlo Selmi) – Il Corriere della Sera è passato dall’essere un autorevole quotidiano a una fabbrica di minchiate. Minchiate esondanti la redazione del giornale per riempire i salotti dei talk shows de La7. Pieni di giornalisti del Corriere quasi ad accontentare una sorta di “economia di scala”, o di sinergia editoriale voluta da Cairo. Peccato che si parli di giornalismo, peccato che le minchiate vadano a orientare le menti dei lettori e dei telespettatori, altrimenti sarebbero una variante della comicità demenziale e non indignerebbero.

Invece indignano. Perché la linea di confine della decenza e del rispetto per lettori e teleutenti, ma anche per chi non aderisce al “monopensiero” che si vuole imporre, è stata abbondantemente superata. L’invasione del territorio dell’indecenza è cronaca. Basti ricordare i frequenti e spesso abominevoli attacchi, anche in assenza, contro Giuseppe Conte, o la pubblicazione delle liste di proscrizione dei presunti “putiniani” italiani, con tanto di foto in prima pagina. Ma c’è stata anche della involontaria comicità in articoli che hanno suscitato grasse risate.

Indimenticabile la storia dei “chip” tolti alle lavatrici, dai russi, per fare funzionare i carri armati. Degne di una sceneggiatura da film comico le malattie dell’autarca russo, dai tremolii ai vari tumori che, come se avessero i piedi e camminassero, venivano localizzati un po’ qui, un po’ là, per tornare poi lì. Sugli esiti della guerra, neppure parlare. Non ne hanno azzeccata una che sia una. Se i litigi con Orsini dei “similgiornalisti” del Corriere, venissero raccolti e ritrasmessi in unica soluzione, assisteremmo a un’epica battaglia: le minchiate contro la scienza, lo studio e la ragionevolezza.

Insomma, la minchiata come arma di propaganda, tanto nessuno poi se la ricorda o, peggio, ammette di averla scritta o detta. Uno dei più presenti in questo senso, addirittura vicedirettore, è Fubini. Qualche tempo fa parlò (con aria seria peraltro) del reclutamento da parte dei russi, in mancanza d’altro, di homeless e alcolizzati con la promessa di stipendi faraonici. E dell’avvento, sul fronte, di nuovi mezzi di trasporto, il mulo e i motorini. Giorni fa ha aggiunto: “i russi arruolano tossicodipendenti, soggetti affetti da HIV, epatite e sifilide. Uomini in declino che non riescono neppure a tenere il peso di uno zaino”.

Quindi ci stiamo riarmando, stiamo togliendo risorse alla vita delle persone, al welfare, a sanità, a pensioni, alle scuole per paura di questa roba qui? Tutto questo richiamo alla sicurezza, quest’aria di guerra, è quindi paura di un esercito improbabile, senza armi, formato da gente che non si regge in piedi, impantanata in Ucraina? Perché entrambe le narrazioni, quella di una Russia che non vince e di un’altra Russia che invece può fare abbeverare i muli dei cosacchi a Lisbona, la fanno le stesse identiche persone. Che il lunedì parlano di tossicodipendenti con la scimitarra e il martedì del rischio che la perfida Russia attacchi simultaneamente una trentina di paesi.

Hanno la faccia così simile al fondoschiena che ogni sibilo che esce dalla loro bocca inquina peggio di un allevamento intensivo. Peccato che la situazione sia terrificante, altrimenti ci sarebbe da morire dal ridere.