Il ricordo del partito nato dai «fascisti della Rsi», come lo chiama Almirante. Ma anche le ricostruzioni abborracciate di alcuni giornalisti sul rapporto fra il fondatore e Berlinguer

(Davide Conti – editorialedomani.it) – Il Natale del 1946 era passato da un giorno e un gruppo di latitanti costretti a nascondersi per non essere arrestati dalle autorità della neonata Repubblica democratica trasformarono un organismo clandestino, che chiamavano in gergo «senato», nell’unico partito che in Europa fu erede diretto di uno stato collaborazionista filo-nazista ovvero la Repubblica Sociale Italiana di Salò.
Tra i principali latitanti figuravano il vero ideatore del Msi, Pino Romualdi (arrestato nel ‘48, scontò tre anni di carcere) e Giorgio Almirante. Quest’ultimo all’epoca era noto per essere fuggito dalla Prefettura di Milano, travestito da partigiano con tanto di fascia tricolore al braccio, il 25 aprile 1945.
Avrebbe dovuto aprire così, in ragione dei fatti della storia, il suo video-intervento il presidente del Senato Ignazio Benito La Russa, anziché evocare improbabili «resilienze» e ambigue «continuità» degli ex alleati di Hitler radunatisi sotto le insegne della fiamma tricolore del Msi.

Fascisti in democrazia
Fino al giugno 1946 Almirante vive in clandestinità sotto falso nome. Nei giorni successivi alla Liberazione è nascosto (lui, ex caporedattore de «La difesa della razza») in casa di Emanuele Levi, ebreo e suo ex compagno di scuola. Il 22 giugno viene promulgata con la firma del ministro di Grazia e giustizia Palmiro Togliatti (l’unico per prestigio politico in grado di sopportare sulle spalle proprie e del suo partito un provvedimento così impopolare ma indispensabile per la Repubblica) l’amnistia che rende possibile ai fascisti l’uscita dalle carceri e la riemersione da latitanze e fughe. Non è vero – come afferma La Russa – che i missini «accettarono il sistema democratico». Semmai fu la Repubblica ad accettare loro, concedendo cittadinanza anche a chi aveva ucciso, torturato, stuprato e deportato donne e uomini della Resistenza e civili inermi. «Il 25 aprile è nata una puttana, le hanno dato nome Repubblica italiana» cantavano i missini dopo la fine della guerra. D’altronde inequivoche furono le parole di Almirante nel decennale del partito: «Dobbiamo presentarci per quelli che veramente siamo e cioè i fascisti della Rsi. L’equivoco, cari camerati, è uno, e si chiama essere fascisti in democrazia».
È questa anomalia che segnala fin dai suoi albori il carattere «difficile» della nostra democrazia, segnata dall’azione di un partito che annoverò come presidenti Junio Valerio Borghese e Rodolfo Graziani. Il primo, ex capo della X Mas e organizzatore, con il suo Fronte Nazionale, del golpe del 7-8 dicembre 1970. Il secondo, criminale di guerra in Africa e poi guida dell’esercito di Salò. Al segretario Augusto De Marsanich, già deputato fascista e membro del governo Mussolini, si deve invece il motto, caro a La Russa, «non rinnegare non restaurare».
Gli incontri fra Berlinguer e Almirante
Del Msi hanno fatto parte i senatori Francesco «Ciccio» Franco, capo dei «boia chi molla» nella Reggio Calabria del 1970 e Mario Tedeschi, uno dei depistatori della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Vi militarono Carlo Cicuttini, segretario della sezione Msi di Manzano al momento in cui partecipò alla strage di Peteano del 31 maggio 1972 e Massimo Abbatangelo, deputato assolto dall’accusa di strage per l’attentato sul treno Rapido 904 del 23 dicembre 1984 ma condannato a sei anni per detenzione di «armi a fini terroristici» nell’ambito della stessa inchiesta. Membro del Comitato Centrale del Msi, fu il condannato per la strage di Piazza della Loggia a Brescia del 28 maggio 1974 Carlo Maria Maggi ovvero il braccio destro di Pino Rauti alla guida di Ordine Nuovo dalla cui cellula veneta scaturì il gruppo di Franco Freda e Giovanni Ventura, responsabili della strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969.
Della stessa «comunità» facevano parte i camerati di Piazza San Babila a Milano, protagonisti degli scontri che il 12 aprile 1973 portarono alla morte dell’agente di Ps Antonio Marino. Un evento che vide in piazza anche Ignazio La Russa (allora presidente del Fronte della Gioventù del Msi) e che seguì di soli cinque giorni la tentata strage del treno Torino-Roma ad opera del neofascista Nico Azzi. Ai funerali del quale, nel gennaio 2007, giunse a rendere omaggio proprio l’attuale seconda carica dello Stato.
In un’epoca di oblio e abborracciate ricostruzioni giornalistiche su «gesti», strumentalizzati come reciprocamente legittimanti, tra Berlinguer e Almirante (dal 1973 rincorso dall’autorizzazione a procedere per ricostituzione del partito fascista) restano vivide le parole di Piero Calamandrei dedicate nel 1953 ai caduti della Resistenza nel giorno della formazione del primo gruppo parlamentare missino alla Camera: «Non rammaricatevi dai vostri cimiteri di montagna se giù al piano, nell’aula dove fu giurata la Costituzione murata col vostro sangue, sono tornati, da remote caligini, i fantasmi della vergogna».
Ma mi faccia il piacere
(Di Marco Travaglio – il Fatto Quotidiano) – Ossimori. “Accordo tra Meloni e Salvini. Sì alle armi. ‘Aiuti civili’” (Corriere della sera, 28.12). Dopo la “leva volontaria” e il “si vis pacem para bellum”, abbiamo le “armi civili”. Seguirà la pioggia asciutta.
Mister Talento. “Oggi seduta in Senato. Speriamo che nel 2026 ci sia meno populismo e più politica, mettendo al centro talento e merito” (Matteo Renzi, leader Iv, X, 28.12). Quindi mi sa che lascia di nuovo la politica.
Ho fatto cose… “Manovra, Giorgetti: ‘Fatte cose che sembravano impossibili’” (Stampa, 24.12). In effetti sembra impossibile fare così tante figure di merda in così poco tempo.
Agenzia Sticazzi. “Matteo Renzi e gli auguri di nonna Maria, al suo Natale numero 106. In un video girato presumibilmente a casa, vediamo il politico accanto a nonna Maria che, in francese, pronuncia i suoi auguri ‘à tout le monde!’ e dà a tutti ‘un grande abbraccio’. ‘Noi siamo internazionali’, sottolinea Renzi sottolineando come sua nonna sia ‘uno spettacolo’” (Corriere della sera, 26.12). C’è chi sottolinea sottolineando e chi lecca leccando.
Lupi putiniani. “La guerra di Putin uccide in Finlandia: i lupi sconfinano e fanno strage di renne”, “Abruzzo, nel borgo invaso dai lupi non si esce più la notte. ‘Ma è colpa dell’uomo’” (Repubblica, 24 e 28.12). Indovinate come si chiama l’uomo.
FanTocci. “La via europea per ribaltare le trattative. Ucraini e analisti non credono nella fine del conflitto. L’incognita è capire da che parte è Washington” (Nathalie Tocci, Stampa, 28.12). Che nessuno si azzardi a privarla del profumo del napalm la mattino presto.
Il mondo al contrario. “Davvero poco rassicurante, dunque, l’annuncio della portaminacce russa Zacharova: ‘Mosca è pronta a firmare un patto di non aggressione con la Nato’” (Antonio Polito, Corriere della sera, 27.12). Polito el Drito si sente rassicurato dai patti di aggressione.
I Legnanesi. “Quando i maschi parlano della guerra… La guerra è una pratica arcaica e maschile… Come e quanto muterebbero le sorti dell’umanità alla luce di una più forte presenza e influenza della cultura femminile” (Michele Serra, Repubblica, 28.12). Ma quindi le von der Leyen, Kallas, Machado e pure Tocci sono tutte maschi travestiti?
Saliva. “Renzi è uno dei pochi con l’autorevolezza necessaria per indicare la strada al centrosinistra”. “Buffon scivola sulla saliva e fa autogol ad Atreju” (Fabrizio Roncone, Corriere della sera, 16 e 24.12). Era la saliva di Roncone.
Due gocce d’acqua. “Hitler e Putin. Il modello retorico che li rende uguali. Non è un parallelo banale e sensazionalistico: se si ascoltano il discorso del primo per giustificare l’attacco alla Polonia e del secondo per giustificare quello all’Ucraina, le similitudini sono tante e impressionanti. A cominciare dall’accusa agli aggrediti di essere i reali aggressori” (Sofia Ventura, Huffington Post, 22.12). Peccato che le svastiche gliele abbia fregate il battaglione Azov.
Cazzolate. “La Russia vince solo nella propaganda. Mosca perde sul campo” (Giovanbattista Fazzolari, FdI, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Stampa, 24.12). Gliel’ha detto suo cugino rettiliano.
Il foreing fighter. “Pacifisti per convenienza. Davanti all’aggressione russa all’Ucraina, in Italia c’è chi preferisce fingere che non li (sic, ndr) riguardi… La sinistra liberale o radicale non dovrebbe dimenticare quanti europei nel 1937 andarono a combattere volontariamente in Spagna per difendere la repubblica del Fronte Popolare contro il fascismo del generale Francisco Franco. Quei volontari avrebbero dovuto essere pacifisti?” (Alfonso Berardinelli, Venerdì-Repubblica, 27.12). Ma no, anzi: arruòlati anche tu volontario e noi ti batteremo le mani.
Gli amuleti. “Prove di alleanza fra Gualtieri e Calenda” (Corriere della sera, 2.12). “Gualtieri e il ‘laboratorio Roma’: Iv in maggioranza (senza M5S)” (Messaggero, 23.12). “Campidoglio, Renzi entra in maggioranza”, “Gualtieri, è campo largo: Iv in maggioranza” (Repubblica, 23.12). Si sarà stufato di fare il sindaco.
Lo storico. “Mi pare che finora nessuno abbia messo a fuoco l’analogia tra l’arrivo a Palazzo Chigi della destra guidata da Meloni, tre anni fa, e l’arrivo al governo dei cattolici guidati da De Gasperi nel 1948” (Ernesto Galli della Loggia, Corriere della sera, 22.12). E non ti sei domandato perché?
Il titolo della settimana/1. “In Germania elogiano l’abolizione del reddito grillino” (Verità, 28.12). Infatti la Germania stanzia 44 miliardi all’anno per uno dei Redditi di cittadinanza più alti del mondo.
Il titolo della settimana/2. “Scetticismo di Usa e Ue sul negoziato con Putin: ‘Vuole vincere la guerra’” (Repubblica, 27.12). Pensavano che volesse perderla.
Il titolo della settimana/3. “L’agenda Occhiuto ‘in libertà’: ‘Dobbiamo trovare il coraggio di continuare il lavoro di Berlusconi innovandolo. Se non ora, quando?’” (Foglio, 22.12). C’è ancora tanto da rubare.
Il titolo della settimana/4. “Garlasco, Sempio trema: l’impronta di una scarpa” (Giornale, 22.12). Per forza: l’unico a portare le scarpe a Garlasco 18 anni fa era lui, tutti gli altri giravano scalzi.
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“I Legnanesi. “Quando i maschi parlano della guerra… La guerra è una pratica arcaica e maschile… Come e quanto muterebbero le sorti dell’umanità alla luce di una più forte presenza e influenza della cultura femminile” (Michele Serra, Repubblica, 28.12). Ma quindi le von der Leyen, Kallas, Machado e pure Tocci sono tutte maschi travestiti?”
Beh…qui si merita un’altra puntata in suo omaggio alla “Fabio Fazio & C, “…
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Fino al giugno 1946 Almirante vive in clandestinità sotto falso nome. Nei giorni successivi alla Liberazione è nascosto (lui, ex caporedattore de «La difesa della razza») in casa di Emanuele Levi, ebreo e suo ex compagno di scuola. Il 22 giugno viene promulgata con la firma del ministro di Grazia e giustizia Palmiro Togliatti (l’unico per prestigio politico in grado di sopportare sulle spalle proprie e del suo partito un provvedimento così impopolare ma indispensabile per la Repubblica) l’amnistia che rende possibile ai fascisti l’uscita dalle carceri e la riemersione da latitanze e fughe. Non è vero – come afferma La Russa – che i missini «accettarono il sistema democratico». Semmai fu la Repubblica ad accettare loro, concedendo cittadinanza anche a chi aveva ucciso, torturato, stuprato e deportato donne e uomini della Resistenza e civili inermi. «Il 25 aprile è nata una puttana, le hanno dato nome Repubblica italiana» cantavano i missini dopo la fine della guerra. D’altronde inequivoche furono le parole di Almirante nel decennale del partito: «Dobbiamo presentarci per quelli che veramente siamo e cioè i fascisti della Rsi. L’equivoco, cari camerati, è uno, e si chiama essere fascisti in democrazia».
LA FECCIA NERA si riconosce fin da subito.
E questi sono quelli a cui la Melona e il Russatore sono devoti?
E pensare che non avremmo avuto tutta questa schifezza se Emanuele Levi avesse fatto la cosa giusta (far arrestare il fascistone Almirante).
Domanda: perché un ebreo doveva proteggere un fascio?
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Sparvy@ Vero o falso, non so. Non conosco i fatti in questione, ma su Internet, la prima cosa che esce è questa:
Scanzi ignora che Almirante salvò Emanuele Levi
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è proprio per questo che quella feccia li chiamo: I NIPOTINI DI SALO’
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All’epoca il pericolo numero uno erano i comunisti!
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Myrnorad ufficialmente caduta.
Gulyapolie ufficialmente caduta.
Altre 2 pedine perse.
Zeze che farà, ora che ha perso pure gli aiutanti con il WC d’oro?
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Ops.
I russi con le loro pal(l)e hanno conquistato un posto di comando di un battaglione senza quasi sparare un colpo. Oramai è una corsa (all’indietro per gli ucronazi).
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Berliner Zeitung ha pubblicato un’analisi insolitamente critica (per i media tedeschi) della situazione in Ucraina, sostenuta dall’Europa.
https://www.berliner-zeitung.de/politik-gesellschaft/geopolitik/ukraine-krieg-extreme-rechte-asow-europa-sicherheitsrisiko-li.10011082
Traduzione:
Estremisti di estrema destra in Ucraina: come la guerra rafforza i radicali – e l’Europa ignora il problema
La guerra ha trascinato i gruppi di estrema destra in Ucraina al centro della scena politica. Le forniture di armi occidentali potrebbero renderli un rischio per la sicurezza dell’Europa.
La guerra ha inaugurato un’età dell’oro per l’estrema destra in Ucraina. La grave carenza di personale – in particolare nel quarto anno di guerra – ha spinto i gruppi di estrema destra in prima linea nella lotta contro la Russia. Un tempo relegati ai margini della politica e radicati nel teppismo calcistico, nei circoli giovanili sottoculturali e nelle reti semi-criminali, sono stati elevati allo status di eroi nazionali e “difensori dell’Europa”.
Con il pretesto della necessità militare, sono state concesse loro ampie libertà: la creazione di proprie unità dibattimento, l’accesso ai moderni sistemi d’arma della NATO e l’addestramento presso basi militari occidentali. Individui un tempo considerati inaccettabili sono ora benvenuti come relatori in prestigiose università e think tank occidentali.
Questo sviluppo non è avvenuto automaticamente. È stato reso possibile da un sistematico insabbiamento, perpetrato da politici, giornalisti, intellettuali e attivisti disposti a nascondere fatti scomodi. Un esempio è l’uso di simboli nazisti e di odio nelle unità militari ucraine. Sebbene sia l’Ucraina che la Germania criminalizzino ufficialmente il simbolismo nazista, una sottounità della Terza Brigata d’Assalto, fondata da veterani dell’Azov, ha adottato una versione modificata delle insegne della famigerata unità speciale delle SS Dirlewanger. Anche le rune delle SS, il Reichsadler (Aquila Imperiale) e le croci celtiche hanno goduto di una rinascita nell’esercito ucraino. Anche l’Europa è in parte responsabile?
Ancora più inquietante del simbolismo è l’ideologia dell’estrema destra consolidata in Ucraina. Affonda le sue radici nella glorificazione dell’OUN e dell’UPA, organizzazioni implicate nell’Olocausto, nella pulizia etnica dei polacchi durante la Seconda Guerra Mondiale e nel terrorismo politico. Nei centri giovanili vicini ad Azov, come “Centuria”, Stepan Bandera e Roman Shukhevych sono venerati come modelli morali e politici.
Il Movimento Azov, la forza di estrema destra più organizzata e influente del Paese, propaga apertamente una visione del mondo autoritaria. Questa include il culto della personalità e l’esaltazione della violenza, il rifiuto della democrazia, il nazionalismo razziale ed etnico, l’antisemitismo, l’islamofobia e l’omofobia. I suoi ideologi esprimono aperto disprezzo per l’Europa, che descrivono come decadente, debole e degenerata: troppo tollerante, troppo edonista e troppo fissata sui diritti umani. L’immigrazione è considerata un suicidio di civiltà, che porta all'”islamizzazione dell’Europa” e all’estinzione della “popolazione bianca”. Gli uomini europei vengono ridicolizzati come effeminati, codardi e incapaci di difendere la propria nazione, patria e famiglia.
L’Europa appare sempre più non come un alleato, ma come un partner moralmente fallito e inaffidabile. Gli estremisti di estrema destra accusano i governi europei di tradimento. Sostengono che gli europei stiano sottovalutando la minaccia russa, aggrappandosi a compromessi con il Cremlino e sabotando l’Ucraina attraverso ritardi nelle consegne di armi, finanziamenti insufficienti e sanzioni inefficaci
Ogni accordo di pace rischia di essere visto dall’estrema destra ucraina non come un compromesso, ma come una sconfitta. E le sconfitte richiedono capri espiatori. La rabbia alimentata dalla guerra potrebbe facilmente rivoltarsi contro l’Europa. Le élite europee dovrebbero quindi affrontare una scomoda realtà: come possono evitare di diventare bersagli delle stesse forze che hanno armato, addestrato, legittimato e finanziato? La storia offre un cupo monito. I “combattenti per la libertà” celebrati oggi potrebbero tornare domani come “terroristi”.
Perché proprio ora? Perché dare improvvisamente spazio a qualcosa da cui i media occidentali, nel loro complesso, si sono tenuti lontani per più di 4 anni?
Potrebbe essere visto come l’inizio di un dibattito su quanto la Germania dovrebbe impegnarsi nella proposta di stanziare 90 miliardi di euro per l’Ucraina? Inquadrato nel contesto di “Come potremmo mai inviare denaro a queste persone discutibili?”
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C’è qualcosa che non torna in questo monito già letto in diversi articoli di MT. Ossia l’ideologia che sta dietro l’estrema destra ucraina:
“Il Movimento Azov, la forza di estrema destra più organizzata e influente del Paese, propaga apertamente una visione del mondo autoritaria. Questa include il culto della personalità e l’esaltazione della violenza, il rifiuto della democrazia, il nazionalismo razziale ed etnico, l’antisemitismo, l’islamofobia e l’omofobia. I suoi ideologi esprimono aperto disprezzo per l’Europa, che descrivono come decadente, debole e degenerata: troppo tollerante, troppo edonista e troppo fissata sui diritti umani. L’immigrazione è considerata un suicidio di civiltà, che porta all’”islamizzazione dell’Europa” e all’estinzione della “popolazione bianca”. Gli uomini europei vengono ridicolizzati come effeminati, codardi e incapaci di difendere la propria nazione, patria e famiglia”.
E questi combattono contro Putin?? Ma dovrebbero dedicargli canzoni, vie, piazze!
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perchè non vai ad immolarti per la loro libertà di mostrare i “cari” simboli nazisti?
riceveresti una medaglia alla memoria, pensa come JD ti ricorderebbe e ti esalterebbe.
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Discorsi senza senso… non è una novità. Nazionalismo e nazismo non sono la stessa cosa, anche se il nazismo ha sempre una forte connotazione nazionalista.
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E’ tornato Loquasto!
Ovvero il sostenitore dell’identificazione Hitler=Putin o se volete Nazismo=Russia divulgata da un democristiano (esistono ancora) a cap(pi)o dello stato, talmente succube da una vita agli Usa che si dimentica dei 27 mln di morti della federazione russa sacrificati – assieme ai 20 mln di morti cinesi che lottavano contro l’imperialismo nipponico – nonché assolutamente indispensabili per la sconfitta definitiva del Nazismo. Senza di loro… staremmo tutti al passo dell’oca, compresi gli ammeregani che non sarebbero stati sufficienti per sconfiggere Hitler se questi non avesse avuto l’ideona di lanciare metà esercito contro Mosca.
E il progetto putiniano di denazificazione dell’Ucraina dove lo metti?? Secondo te, se il capo del battaglione Azov incontrasse Putin, i due si abbraccerebbero?? Sembrerebbe di sì, secondo la tua logica perversa.
Putin è un semplice oligarca, come ce ne sono tanti al mondo, tra gli altri anche dal cuore nerissimo, amici stretti degli Usa. Cosa ben diversa dall’essere un filonazista. Spero tu sia in grado di percepirne la differenza.
E infatti ti faccio una domanda impegnativa: sai la differenza che intercorse tra Hitler e Stalin, che infatti si fecero la guerra all’ultimo sangue??
Rispondimi con calma, ti do il tempo di studiare tanto quanto basta.
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Adriano58, flamenco, Gae… È arrivata la cavalleria con le solite palate di banalità! Gae è quello con la trombetta in bocca. Continua a confondere l’Urss con la Federazione Russa. È pazzesco.
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Loqua’,
cerca di fare tesoro del noto aforisma di Oscar Wilde: “Meglio tacere e correre il rischio di apparire stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio.”
Peraltro dopo aver dimostrato di non saper leggere un breve testo dalla difficoltà di comprensione a livello di prima media. Praticamente non hai saputo replicare per niente alle mie osservazioni. Tutte chiacchiere ariose le tue, per giunta senza distintivo.
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“un democristiano … talmente succube da una vita agli Usa che si dimentica dei 27 mln di morti della federazione russa sacrificati – assieme ai 20 mln di morti cinesi che lottavano contro l’imperialismo nipponico…”
A Ga’ sei ridicolo.
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bene Tracia, l’avevo tralasciato, finalmente che in Ghermania qualcuno cominci a diradare il gas narcotico dell’informazione e rendersi conto che abbiamo allevato una serpe in seno.
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” Le forniture di armi occidentali potrebbero renderli un rischio per la sicurezza dell’Europa.”
Questo è un problemone, che soltanto i vari responsabili cerebrolesi europei in circolazione, potevano favorire.
I tedeschi in particolar modo, hanno collaborato con innumerevoli ( i numeri sono oramai fuori controllo a quanto pare ) forniture di armi e carri armati. Già nel 2023, le forniture avevano raggiunto numeri da follia. https://www.analisidifesa.it/2023/12/la-germania-seconda-solo-agli-usa-per-gli-aiuti-militari-allucraina/
Ci si chiede quindi, quante delle diverse forniture, si siano poi effettivamente fermate in Ucraina e quante abbiano preso altre misteriose destinazioni, con conseguenze per noi al momento ignote e/o incalcolabili.
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La Repubblica si distingue sempre per il suo progressismo guerraiolo ricoperto da candore fanciullesco. È la classica mer da coperta da fiorellini profumati , ma la puzza non cessa.
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Non me la prenderei con i giornalisti di rep. Si attengono alle indicazioni del loro datore di lavoro.
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Non è un buon motivo, anzi…
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D.C. La ringrazio per alcuni particolari della vicenda che dopo tanti anni mi erano sfuggiti e non sapevo e che quindi non fanno altro che confermarmi che “il lupo perde il pelo ma non il vizio” anche se mette le vesti dell’agnello.
Ignazio e……. benito, secondo nome o primo….. sparito per opportunità?
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A proposito di quel “cialtrone linguistico” del gigliato MR. Dopo il suo inglese “Shish”, mancava giusto l’aggiornamento con uno strafalcione IN FRANCESE che nemmeno l’estensore dell’articolo del Corsera – chiamarlo giornalista parrebbe una mera offesa a quei pochi rimasti che lo sono davvero… – che non s’è curato nemmeno di correggerlo: ammesso e non concesso che ne fosse stato in grado… Se MR – complice sua nonna – intendeva inviare gli auguri a “tutto il mondo” (chè “NOI SIAMO INTERNAZIONALI”…), ha scelto la via più spiccia (dunque più ‘ignorante’) della traduzione letterale o, meglio, ad orecchio. Allorché avrebbe dovuto sapere che quella corretta, in francese, è un’altra: “le monde entier” (lett. “il mondo intero”), mentre “tout le monde” significa, genericamente, “tutti”. Ed il sottoscritto è orgoglioso di aver appreso questa discriminante linguistica – tenendola bene a mente – oltre 40 anni fa frequentando “solo” un Istituto tecnico commerciale. Quella “Ragioneria” che Travaglio dileggia sempre riconducendola, univocamente, al “Rag. Cerasa”, direttore de “Il Foglio”. D’altronde, mica tutti – come, invece, il sottoscritto – possono vantare la fortuna di averne frequentato la Sezione Commercio Estero con un biennio di inglese, un triennio di tedesco ed un quinquennio di francese, appunto. MR, al confronto, non dev’essersi iscritto manco ad un corso serale (gratuito) di transalpino…
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“La sinistra liberale o radicale non dovrebbe dimenticare quanti europei nel 1937 andarono a combattere volontariamente in Spagna per difendere la repubblica del Fronte Popolare contro il fascismo del generale Francisco Franco.”
Il problema è che se se lo ricordano vanno a combattere coi russi (antifascisti) contro gli ucraini (filofascisti).
Meglio che non se lo ricordano, dai retta!
Anzi, è probabile che in un futuro non lontano paesi UE e Russia si troveranno alleati nel combattere il terrorismo parafascista e paranazista ucraino che imperverserà da noi e da loro, grazie ai soldi e alle armi gentilmente donate dai nostri geniali condottieri.
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Ho ascoltato le parole del presidente del senato. Tante frasi, tante spiegazioni sul nome. A me sembra semplicissimo: quale sigla ricorda di più a certe persone la sedicente RSI ( Repubblica sociale italiana) ? Per caso MSI ?
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La realta’ e’ che l’Italia non ha mai fatto i conti in maniera netta con il proprio passato. La narrazione e’ che ci fossero degli strani esseri chiamati “ fascisti “ non si sa piovuti da dove e voluti da chi , ma poi e’ arrivata la Resistenza e la guerra l’abbiamo vinta noi. Fine. I prefetti fascisti divennero prefetti della repubblica, con il risultato che gli oppositori del regime se li ritrovarono contro una seconda volta, a reprimere le proteste sindacali ! C’e’ un libro del collettivo di storici Wu Ming “ Asce di guerra “ che parla di questo. Quelli al governo adesso non sono fascisti, sono solo degli incapaci , arroganti e pieni di complessi culturali ( meritatissimi ,visto il livello ) che piagnucolano come se Lega e FI non fossero stati in tutti i governi degli ultimi decenni, dimostrando di essere dei politici falliti. Pero’ dei nostalgici si servono ,eccome, esattamente come le squadre di calcio si servono degli ultras, salvo poi disconoglierli quando vengono presi con il sorcio il bocca e allora promettono pulizia ed espulsioni ( “noi con quella mentalita’ abbiamo rotto i ponti !” dichiarano solennemente ) mentre, come nel calcio, i legami restano ben stretti.
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Breaking news: in questi giorni di festa, il governatore Alexander Beglov ha prorogato le restrizioni anti-COVID fino a tutto il 2026, rendendo così San Pietroburgo l’unico posto al mondo dove sono ancora in vigore.
Secondo i più maligni, tali restrizioni sarebbero una scusa per impedire eventuali manifestazioni di protesta visto e considerato che, a parte una generica raccomandazione all’uso delle mascherine, ma senza limitazioni sulla circolazione e con le strutture sanitarie operative in regime ordinario, l’aspetto più rilevante di tali restrizioni resta l’obbligo di autorizzazione per tutti gli eventi pubblici con oltre 300 partecipanti, che devono essere autorizzati da diversi organi: il comitato per la politica industriale, l’innovazione e il commercio, il comitato per la cultura, quello per lo sport e il tempo libero, oltre all’agenzia sanitaria federale Rospotrebnadzor.
Chissà cosa ne pensano i no-vax (o ciò che ne rimane), dato che praticamente tutti i no-vax sono anche filoputiniani (chissà come mai?).
Ovviamente, “pensano” è una mia gentile concessione personale, dovuta più che altro alla tradizionale bontà natalizia: i cervelli in avaria, al massimo, sono in grado di ripetere le minchiate di qualche ciarlatano, in modo da scaricare sul prossimo quell’indignazzzione a buon mercato di cui sono sempre ricolmi gli infelici.
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Leggi l’articolo e poi i commenti e ti domandi:
1) se vengono raccontati come accaduti eventi mai verificatesi, quante altre falsità hanno raccontato e raccontano i fans del regime demo comunista che si é spartito il potere tra il 1945 e il 1992?
2) I commentatori di un articolo non dovrebbero confermare o smontate quanto scrive l’autore dell’articolo?
Fatta la premessa si entra nel merito
“Il 22 giugno viene promulgata con la firma del ministro di Grazia e giustizia Palmiro Togliatti (l’unico per prestigio politico in grado di sopportare sulle spalle proprie e del suo partito un provvedimento così impopolare ma indispensabile per la Repubblica)”
Se l’unico in grado di sopportare….. un provvedimento impopolare era Palmiro Togliatti, dovremmo supporre che la maggior parte degli “antifascisti” italiani erano stati fino alla notte del 25 luglio 1943 dei “fascistoni”.
E poi, perché fare l’amnistia era interesse della Repubblica?
“È questa anomalia che segnala fin dai suoi albori il carattere «difficile» della nostra democrazia, segnata dall’azione di un partito che annoverò come presidenti Junio Valerio Borghese e Rodolfo Graziani. Il primo, ex capo della X Mas e organizzatore, con il suo Fronte Nazionale, del golpe del 7-8 dicembre 1970.”
Il carattere difficile della nostra democrazia non fu segnata dall’azione di un partito che ebbe Junio Valerio Borghese come presidente, ma dal fatto che in Italia il maggiore partito di opposizione non era altro che la sezione Italiana del PCUS per cui, non poteva salire al potere facendo parte, l’Italia, delle democrazie occidentali e non delle dittature comuniste sottomesse all’URSS. Quello del tentativo di colpo di stato verificatosi tra il 7 e 8 dicembre 1970 é solo un falso storico portato avanti dal regime demo comunista che non potevano dire la verità sui terroristi e sulle stragi. Quel fasullo colpo di stato non fu sventato da nessuno, ma i “golpisti” si sciolsero autonomamente dopo essere entrati al ministero dell’interno. Pertanto potrebbe essere annoverato fra le esercitazioni per testare la possibilità di far fronte a un eventuale tentativo del PCI di prendere il potere con la forza.
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Conte a “In onda”, ora su la7
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