Quel che il cancelliere tedesco non può né vuole ammettere è che la Germania ha perso il primato in Europa. Ma non per colpa sua

(di Lucio Caracciolo – repubblica.it) – «Mi capita di svegliarmi la mattina e chiedermi se questo non sia solo un brutto sogno». Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha una qualità sempre più rara fra i politici: gli scappa di dire quel che pensa. Talvolta anche quel che pensano suoi colleghi meno imprudenti, come quando spiegò che Israele «sta facendo il lavoro sporco per noi». L’incubo che oggi lo tormenta è la fine della pax americana. Per lui l’Occidente, già regolatore del pianeta, è ridotto a espressione geografica. Quel che Merz non può né vuole ammettere è che la Germania ha perso il primato in Europa. Ma non per colpa sua.
Facile puntare il dito contro questa scialba figura, incapace di governare il suo stesso partito. Primo cancelliere che riesce a non farsi eleggere dal Parlamento al primo scrutinio, non ne ha azzeccata una, tanto che alcuni ne pronosticano la caduta anticipata. Primo cancelliere a essere sconfitto in un Consiglio europeo — già dominio di Angela Merkel — su una questione da lui battezzata decisiva per la «sovranità europea» quale l’uso dei fondi russi immobilizzati all’estero per aiutare l’Ucraina. Talmente debole nella sua Cdu da farsi bruciare il candidato alla presidenza della Fondazione Adenauer, molto più di un think tank di partito, sconfitto da Annegret Kramp-Karrenbauer, la donna che Merkel avrebbe voluto le succedesse alla cancelleria.
Merz è il dito. La luna è la fine degli ottant’anni di esenzione dalla storia della Germania. Perno della famiglia europea inquadrata nell’Alleanza atlantica a guida americana. Durante la guerra fredda, quale semiprotettorato a stelle e strisce all’insegna del motto «americani dentro, russi fuori e tedeschi sotto», nella non spontanea intesa franco-tedesca (“coppia” per i francesi, “amicizia” per i tedeschi).
Poi nei trentacinque anni di pseudo-unificazione tedesca, scambiata dai germanofobi per Grande Germania se non Quarto Reich, spesi da Berlino per affermarsi centrale nelle politiche europee, specie in ambito fiscale e monetario, ma senza bussola strategica. Approccio ben riassunto nel motto merkeliano «quando penso alla Germania penso a finestre ben chiuse».
Il sogno della Bundesrepublik vestita da Grande Svizzera è finito per sempre il 24 febbraio 2022 con l’invasione russa dell’Ucraina. Tempesta che spalanca le finestre socchiuse fra Reno e Oder mentre illumina di luce sinistra un Paese anestetizzato dalla «fine della storia». L’allora cancelliere Olaf Scholz, che gareggia con Merz per il titolo di meno autorevole governante della storia tedesca, è lesto a proclamare la «svolta epocale» (Zeitenwende).
Tre anni dopo Merz, con il solito tatto, giura che farà della Bundeswehr l’esercito più potente d’Europa, mentre la questione della bomba atomica, “europea” o nazionale, anima il dibattito pubblico. Merz rilancia una sorta di “leva volontaria” — quando il mondo è sottosopra batte l’ora degli ossimori — per richiamare i refrattari al dovere di difendere la patria. Rieducazione da quasi zero, stante il grado di delegittimazione dello strumento militare nel Paese che perse due guerre mondiali si è imposto un pacifismo senza (quasi) se né ma.
Per Merz la Germania oggi «non è ancora in guerra ma non è più in pace». Dunque tra due sedie. Postura in sé scomoda. Angosciosa. Con la fine della pace sono cadute certezze e abitudini introiettate da tre generazioni di tedeschi: il benessere economico è minacciato dalla crisi dell’industria, specie l’automobilistica (non se ne esce in fretta e furia producendo panzer), dalla forzosa (vedi Nord Stream 2) rinuncia al gas russo e dalla perdita di quote importanti nel mercato cinese.
La transustanziazione da orgogliosa formica in cicala fiscale, sostenuta dai notevoli margini fiscali accumulati anche a spese dell’Eurozona, è il marchio del pragmatismo di una classe dirigente finora attenta a dipingere di vernice etica la sua politica economica. E segnala la difficoltà di adattare una leadership europea figlia del bel tempo alle tempeste d’acciaio.
Tradotta in italiano, questa è la fine del “vincolo esterno”, ossia della nostra fede nella volontà altrui di educarci alla virtù. La tentazione di galleggiare è forte. Peccato che la nostra barca non sia calafatata per queste onde.
Balle coi lupi
(Di Marco Travaglio – il Fatto Quotidiano) – Non è ben chiaro che ci vada a fare Zelensky da Trump per la terza volta in un anno. Né perché continui a implorare una tregua da Putin. Ma non li legge i giornaloni italiani? Non lo sa che l’Ucraina sta vincendo e presto la Russia alzerà bandiera bianca, batterà in ritirata e gli pagherà pure i danni, così lui potrà restituire all’Ue anche il prossimo prestituccio di 90 miliardi sull’unghia? Se non si fida di noi putiniani, dia retta almeno a Fubini, che è un amico vero: ieri raccontava sul Corriere che, non contenti di avere finito “i mezzi corazzati”, “fare gli assalti coi motorini e i muli” e reclutare “homeless alcolizzati in Jacuzia”, l’esercito russo è così mal ridotto che arruola “tossicodipendenti, soggetti affetti da Hiv, epatite o sifilide, uomini in declino incapaci di camminare con uno zaino”, il che spiega perché “si è impantanato nel Donbass”. In pratica i soldati di Putin hanno più malattie di lui. E – secondo fonti ucraine, quindi vere – “i soldati disperati di Putin sono così a corto di cibo da ricorrere al cannibalismo e mangiarsi fra loro”: fatto già noto in Italia da luglio, grazie a uno scoop di Iacoboni sulla Stampa. Per non parlare dei “missili ipersonici russi abbattuti da una canzone: così l’Ucraina inganna i Kinzhal di Putin” (Messaggero). Potete immaginare quanto rosichi il tiranno.
Vi basti questo fatto, svelato da Rep alla vigilia di Natale: “La guerra di Putin uccide in Finlandia: i lupi sconfinano e fanno strage di renne. I cacciatori si sono dovuti arruolare e così questi predatori si riproducono indisturbati e cercano cibo al di là della frontiera”. L’ultima frontiera della guerra ibrida è la cyber-zoologia. Prima Mosca sparge droni in mezza Europa, poi ci manda i lupi, con tanto di cittadinanza e passaporto russi perché nessuno li confonda con quelli finlandesi (il lupo putiniano è nazionalista e mai mangerebbe renne russe). E solo per il gusto di rovinare le consegne di Babbo Natale ai bimbi finlandesi: così imparano a entrare nella Nato. A meno che – dopo aver mobilitato i muli, poi “Hvaldimir, la balena beluga sospettata di essere una spia russa” (Rep) e i “piccioni-cyborg da usare come droni” (Corriere) – Putin non abbia deciso di iniziare l’invasione dell’Europa proprio con i lupi. Pare che i Servizi ucraini, tra un cannibale, un ubriaco e un sieropositivo, abbiano captato il suo ukase ai segugi: “Entrate in Finlandia e proseguite per Lisbona, io poi vi raggiungo”. Che aspetta la Nato a dichiarare le renne finlandesi obiettivi strategici come il Ponte sullo Stretto, a far scattare l’Articolo 5, ad alzare i caccia dalla Polonia e ad abbattere i lupi cattivi? Spetterà poi al Ris di Parma esaminarne le carcasse e accertare che erano proprio russi: basta una foto alla targa di Mosca sotto la coda.
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La cosa che mi fa più rabbia che vi sia un esercito di baccaloni che credono a tutte queste fandonie . Forse vi sono meno bambini di cinque anni che credono a babbo natale che adulti ,si fa per dire, che dopo quattro anni non riesce a vedere la verità sotto i propri occhi dopo che quello che gli viene raccontato da media viene sentito il giorno dopo dai fatti .
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In effetti delle due l’una: o la Russia ha un esercito allo sfascio che arranca o è un pericolo per l’Europa tanto da richiedere mega finanziamenti in armi.
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un giorno dovremo rifiutarci di pagare tasse per ingrassare costoro…… è la pluralità che si andava cercando e invece ci ritroviamo con la voce dei padroni
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La profezia di Gustavo RoLetta: “Le sanzioni fanno male alla Russia, è vicina al default”. 😁
https://www.italpress.com/letta-le-sanzioni-fanno-male-alla-russia-e-vicina-al-default/
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I quotidiani dovrebbero imporre ai loro editorialisti che ogni tanto, quando non si ha nulla di nuovo da dire, di parlare anzi di calcio anzichè proporci la……… “ripassata”.
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Sono proprio curioso di vedere quali saranno le prossime evoluzioni dei maghi “volenterosi”…
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Più che curiosità il mio invece è timore.
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Anche… Arsenio.
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X Caracciolo
Si dice che il padreterno acceca coloro che non vuole fare vedere .Tutto si è delineato come previsto dagli analisti seri e non soggetti alla propaganda se non alla censura , ma nonostante tutto i capi di governo EU con la presidente della commissione in testa continuano testardamente a fare finta che tutto non sia cambiato nonostante la cocente bocciatura del piano per l’ utilizzo degli asset russi. La Germania e stata sempre definita un gigante economico ma un nano politico . Oggi sembra che la statura delle due immagini metaforiche si stia livellando verso il basso e quindi i cancellieri che la rappresentano sono adeguati alla dimensione politica attuale del loro stato .
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Furbini è il miglior sponsor degli editoriali di MT. Finché ci sarà lui (Iddio lo protegga), raffinato stratega militare nonché inesauribile commentatore etico-politico delle umane vicende europoidi, il FQ avrà lunga, anzi imperitura vita. Punto
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Furbini
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MERDZ. Nomen omen. Il nome è un destino, anzi un presagio… per tutti noi europei.
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Solito format per l’articolo di Travaglio. Sfottò per tutti, dai colleghi a tutti gli altri coinvolti sia a salire che a scendere e velata allusione alla smisurata forza russa (ve lo avevamo detto…) e alla debolezza ucraina (vi avevamo detto anche questo …).
Insomma, un prodotto da banco che si mette facile nel carrello dei lettori: quasi ci si infila da solo senza che i medesimi lo debbano neppure prendere in mano.
Allora un po’ di aritmetica.
La Russia reagisce alla proditoria invasione tedesca e poco oltre la metà del 41’ entra in guerra. Non è una potenza militare, anzi: è arretrata e con poco armamento pesante. E poi, a causa delle purghe di Stalin, molti uomini di comando sono stati, come dire, fatti accomodare a miglior vita. Sicché la reazione contro l’armata tedesca è complicata. Sembra una guerra persa in partenza, eppure … I russi sono tanti, milioni, sono motivati e sono valorosi.
Meno di quattro anni dopo entrano in forze a Berlino e la conquistano, ponendo fine alla guerra in Europa. In quei meno di quattro anni hanno resistito, potenziato a dismisura l’industria bellica, formato capi capaci, costituito e armato un esercito potente, ricacciato i tedeschi oltre confine (tedeschi che, va bene il freddo, ma non erano certo delle mammolette) liberato l’ Est Europa e preso Berlino.
Sono ormai quattro anni che, dopo il vano tentativo di andare ordinatamente in fila a fare shopping coi carrarmati a Kiev, cincischiano in Ucraina su un fazzoletto di terra, importante fin che vuoi, per loro, ma il paragone con ciò che fecero nella seconda guerra mondiale è impietoso.
Forse che anche i russi non siano più quelli di una volta, signora mia?
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Speriamo….ma credo siano altre le ragioni! Se poi non si vogliono valutare, va bene ugualmente! C’è da chiedersi comunque se la Russia abbia tutto questo interesse a prendersi l’ intera Ucraina oppure solo quello che ha sempre dichiarato! Forse il paese non è poi un boccone da ghiotti, e prenderselo e soprattutto tenerselo non conviene! Di cosa si dovrebbe preoccupare l’ Europa visto che ci son voluti 4 anni per un fazzoletto di terra? Quindi a che servono 800 miliardi di spesa in armamenti?il nemico non è alle porte, anzi è in affanno……fare pace almeno con il cervello no?
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Mario, non per fare il precisino, ma anche Travaglio connetteva lo stesso errore storico di citare la Russia nella seconda guerra mondiale, per poi correggersi successivamente nei suoi pezzi. Si trattava dell’Unione Sovietica, non della Russia. Almeno dal 1917 sino al 1990. Un saluto dalla Sardegna.
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1) Nessuno, nel proprio ruolo, è uguale a una volta.
2) Si parla di situazioni completamente diverse.
Discorsi complessi, non esauribili su “Infosannio”.
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Trovo disgustoso questo riferimento “ soldati disperati di Putin sono così a corto di cibo da ricorrere al cannibalismo e mangiarsi fra loro“ perché i casi di cannibalismo sono purtroppo esistiti nella storia russa, durante l’ assedio di Leningrado, attuale San Pietroburgo, da parte di Hitler: 860 giorni di assedio ed un milione e mezzo di civili morti di fame, freddo e malattie! Fino a quando i russi non riuscirono a creare la via della Vita attraverso il lago ghiacciato per sfamare i propri connazionali! Era un tempo in cui russi ed ucraini, salvo quelli filonazisti, combattevano dalla stessa parte e sono morti in un milione per difendere Kiev! Perché questa squallida caduta di stile in una propaganda di guerra già di per sé orribile? Ci vuole rispetto per la storia, per le vittime, indistintamente!
Quanto alla Germania, solo io ricordo le bacchettate, le umiliazioni e quello che ha subito la Grecia per l’ opposizione e contrarietà dei paesi frugali, quelli bravi, al debito comune europeo e le ore di convincimento per ottenerlo almeno durante la pandemia? Ora cambiate condizioni e contesto, va tutto bene madama la marchesa, più debito per tutti! C’è da rimpiangere quando era più pilo per tutti…..evidentemente anche i peli son finiti insieme ai quattrini!
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La Hofbräuhaus (per discorsi politici, in particolare nel salone al primo piano) e la Bürgerbräukeller, che fu teatro del Putsch di Monaco nel 1923, erano i luoghi di ritrovo di una certa nascente compagine, per l’appunto nei primi anni 20 del secolo scorso, a Monaco di Baviera. Oggi, concetti dello stesso tipo e tenore, vengono propalati dai maggiori giornali e media nostrani (e non solo nostrani). E in alcuni casi è veramente tragico scoprire da quale area “culturale” provengano tali deliri.
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Resta il mistero del perché non abbiamo ancora invaso noi (la Nato, la coalizione più poderosa della storia dell’umanità) un paese difeso da quattro straccioni malfermi sulle gambe.
Sarebbe bastato trasmettere con quattro casse belle potenti, che ne so, Gelato al cioccolato di Pupo per mandargli in tilt tutto il sistema missilistico e il gioco era fatto.
In realtà non è nemmeno un’idea originale, c’era già in Mars attacks.
Quand’è che la realtà supera la fantasia? Adesso, con Fubini&Friends, i commentatori più spericolati dell’orbe terracqueo!
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