
(Alessio Mannino – lafionda.org) – La danza è partita con la relatrice Onu per i territori palestinesi, Francesca Albanese, inserita a luglio dagli Stati Uniti nell’elenco dell’Ofac, l’ufficio che gestisce le sanzioni ad personam contro terroristi e narcotrafficanti. La sua colpa: aver denunciato complicità statunitensi e occidentali nel genocidio di Gaza. Ora tocca a dodici fra giornalisti, analisti e accademici europei (fra cui lo svizzero Jacques Baud, ex militare ed ex consigliere Onu), sanzionati su proposta dell’Alto Rappresentante degli Affari Esterni della Ue, Kaja Kallas, con l’accusa di fare propaganda filo-russa, quando invece sono rei soltanto di esprimere idee non allineate ai guerrafondai di Bruxelles. Congelamento di beni, conti correnti bloccati, restrizioni ai movimenti: la morte civile. Un metodo di repressione del dissenso che agisce per via extra-giudiziaria, senza che nemmeno venga contestato uno straccio di reato. Ma che cerca soprattutto di oscurare le voci scomode con l’arma più subdola, fredda e vile che ci sia: il ricatto economico.
Arrestare, d’altro canto, non usa più da quando la cosiddetta democrazia liberale deve salvare la facciata da Stato di diritto. Men che meno fare fuori fisicamente gli oppositori, ché altrimenti non si potrebbe più rigirare l’argomento contro dittature e autocrazie (anche se non si capisce, anzi lo si capisce benissimo, come mai un Kashoggi vittima del saudita Salman non debba equivalere, nel computo dei giornalisti ammazzati, quanto la Politkovskaja caduta sotto Putin). Il bavaglio ideale, in una società democratica di nome e feudal-capitalistica di fatto, non può allora che corrispondere al far venire meno l’aria che ossigena il sistema: il denaro. A pensarci bene, è la metafora perfetta del funzionamento del nostro organismo sociale: privare qualcuno dei soldi significa amputarlo delle libertà di cui l’Occidente si pretende baluardo. Formalmente, si continua a concedere la manifestazione del proprio pensiero, diritto che di quelle libertà è essenza e compendio. Nessun divieto diretto. Ma in realtà, si fa peggio: da un lato, nella più pura logica di un apparato di dominio che si sente in guerra, si isola il reprobo additandolo come nemico pubblico; dall’altro, se ne azzera la capacità effettiva di esistere come soggetto privato, impaurendolo e condizionandolo là dove, almeno noi comuni mortali, siamo più vulnerabili: nelle tasche.
Un po’ la stessa cosa avviene, a un livello inferiore, nelle aule di tribunale quando il potente di turno tenta di zittire il giornalista critico, magari non esattamente nuotante nell’oro, trascinandolo in cause civili con esorbitanti richieste di risarcimento danni. Oppure, su scala generale, identico è il principio che informa l’intero modello politico della presunta civiltà superiore: il diritto all’esistenza (“libera e dignitosa”, dice la Costituzione in uno dei suoi passi più indovinati) è una variabile dipendente dal potere del denaro. Tu, cittadino uguale in astratto a ogni altro, vali nella misura in cui hai un valore finanziario. Lo mise ben in evidenza già a suo tempo il vecchio Marx: i diritti tipicamente liberali (di espressione, riunione, circolazione ecc) restano lettera morta, se non si gode della concreta facoltà di tradurli in pratica grazie a un reddito adeguato. L’uguaglianza sbandierata a parole dalle liberal-democrazie – che non sono propriamente liberali, e non sono democrazie – risuona come formula vuota, agli orecchi di generazioni di spossessati, sfruttati e schiavi salariati la cui condizione oggi si palesa sempre più, fra l’altro, come la riedizione aggiornata della pre-moderna servitù della gleba (i ricchi, e in particolare gli ultraricchi, possiedono asset generatori di rendita, mentre la classe media impoverita e gli attuali proletari sono al basto del padrone, consumano in abbonamento o hanno proprietà che costano più di quel che rendono. Ma su questo tema – il tecnofeudalesimo – ci torneremo su).
L’asfissia da conto corrente in erosione o di fatto annullato, come nelle liste di proscrizione di cui sopra, in buona sostanza risulta la leva sistemica d’oppressione più efficace, da parte dell’oligarchia euro-americana. Perché sua mercé si prendono agevolmente due piccioni con una fava: viene mantenuta la maschera ufficiale di democratici, salvo persecuzioni mirate e chirurgiche, forma di censura particolarmente vigliacca in quanto neppure onestamente rivendicata (Hitler e Stalin, per lo meno, avevano il buon gusto di non essere ipocriti), e contemporaneamente si imbriglia la vita collettiva controllandola alla fonte, saldamente piantata su un’ingiustizia strutturale di squilibri e sperequazioni divenute stratosferiche. La vicenda della Albanese, di Baud e degli altri sanzionati, in quest’ultimo caso agitando lo spauracchio di un conflitto con la Russia che nessuno vuole tranne la Euro-deliri, riproduce, in formato ridotto ma esemplare, il marcio che alberga nel cuore d’Occidente: lo strapotere dell’oro. La campana suonava già per tutti: ora i rintocchi si fanno più assordanti.
Classiche ritorsioni da fine impero/regime.
Nel 1945, a guerra stra-persa, squadre volanti di SS irriducibili appendevano ai lampioni di Berlino chi si rifiutava di combattere contro l’Armata Rossa liberatrice. Un cartello al collo qualificava il malcapitato: disfattista.
Il regime €uro-atlantista, del tutto simile e ispirato, usa la gogna mediatica e la esclusione sociale per colpire chi cerca di diffondere la verità: la guerra è persa, il multipolarismo non può essere fermato e l’ occidente è in disfacimento politico, economico e sociale.
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la kallas forse ha bisogno di altre cose dure e lunghe per le mani che di un lanciamissili javelin, si divertirebbe molto di più
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Le passerebbero i pruriti.
Sarà di cartone quello che ha sulle spalle?
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Se i cittadini non possono liberarsi di gente come vdl o kk, non ha altra via che liberarsi di tutto il pacchetto.
Votare sempre e comunque CONTRO chi li sostiene.
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Soprattutto chi è Kaja Kallas per commutare sanzioni , provvedimenti punitivi, ad personam senza alcuna procedura giuridica/giudiziaria in cui venga dimostrata la colpevolezza del reo, sempre ammesso che esista il reato ! E’ arbitraria l’ imputazione, visto che si tratta di opinioni, che dovrebbero essere libere e non costituire reato, e’ arbitraria l’ accusa che automaticamente è diventata colpa, senza prove dimostrabili e dimostrate, attraverso procedure processuali, diritto alla difesa, dibattimento, ecc, ecc, ed è arbitraria la sanzione! Dallo stato di diritto del in dubbio, non reo, siamo passati alla colpevolezza data per certa , da punire con sanzione perché così ha deciso l’ Alto Rappresentante degli Affari Esterni della UE ! E che si tratti di un ricatto economico, e non solo visto il divieto di movimento all’ interno dei paesi UE, o della diretta limitazione della libertà personale , quando qualcuno viene sbattuto in galera senza reato, senza processo e senza alcun diritto alla difesa, non fa alcuna differenza, perché è solo la gradazione di arbitrarietà, inammissibile in democrazia ed in uno stato di diritto! L’ arbitrarietà non può e non deve esistere né in formato ridotto né allargato, se viceversa la decisione non è arbitraria, c’è da chiedersi e sapere quando, come e chi abbia demandato alla Kallas un tale potere, al di fuori della cornice giuridica e costituzionale dei paesi membri della UE! Il ricatto del denaro è un metodo di repressione del dissenso che agisce in via extra giudiziaria senza che nemmeno venga contestato uno straccio di reato, ma è appunto uno dei metodi, arbitrariamente usati, e prima che ne vengano usati altri, peggiori, sarebbe opportuno, anzi vitale, liberarsi di chi lo fa….Kallas, Von der bomba, Pinco o Palle , costituenti il pacchetto . Marcio!
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Dove saranno quelli che ‘le sanzioni sono prevalentemente simboliche’ e ‘noi siamo democratici, gli altri no’ e ‘se non ti piace l’Europa perché non te ne vai in Russia?’
Capito? Tempo qualche giorno e da Baud siamo già a 12.
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Ecco un altro esempio da manuale di come si porta avanti una narrativa basata sulla disinformazione, in questo caso ad uso e consumo della rumorosa schiera degli antiamericani ed antieuropeisti a prescindere, incidentalmente fanboy del macellaio pietroburghese:
Ora tocca a dodici fra giornalisti, analisti e accademici europei (fra cui lo svizzero Jacques Baud, ex militare ed ex consigliere Onu), sanzionati su proposta dell’Alto Rappresentante degli Affari Esterni della Ue, Kaja Kallas, con l’accusa di fare propaganda filo-russa, quando invece sono rei soltanto di esprimere idee non allineate ai guerrafondai di Bruxelles.
Detta così, parrebbe di capire che siano stati sanzionati 12 fra giornalisti, analisti e accademici europei. Ohibò.
E allora vediamoli, questi famosi sanzionati europei (notare i nomi, di spiccata matrice indoeuropea):
Oltre al già citato Jacques Baud per il quale, essendo cittadino svizzero (quindi extraeuropeo) e residente in svizzera le sanzioni sono prevalentemente simboliche, abbiamo Andrey Andreievich Sushentsov (direttore dell’Institute for International Studies dell’Università statale di Mosca per le relazioni internazionali), Fyodor Aleksandrovich Lukyanov (Research Director del Valdai Club), Andrey Georgievich Bystritskyi (presidente della Valdai Discussion Club Foundation), Ivan Nikolaevich Timofeev (Programme Diretor del Valdai Club), Dmitry Vyacheslavovich Suslov (analista e commentatore di politica estera, noto per aver pubblicamente suggerito che la Russia dovrebbe considerare una ‘esplosione nucleare dimostrativa’), Vladislav Borovkov, Denis Denisenko e Dmitry Goloshubov (ufficiali della Unit 29155 del GRU, collegati al gruppo cyber noto come Cadet Blizzard), Diana Vitaliivna Panchenko (giornalista con doppia nazionalità ucraina e russa), John Mark Dougan (ex vice‑sceriffo della Florida, trasferitosi in Russia nel 2016), Xavier Moreau (forse l’unico europeo, ex ufficiale militare francese e fondatore del sito Stratpol).
Cialtrone chi scrive queste cose, e babbalei i creduloni che se le bevono.
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Le tue emorroidi stanno sanguinando di indignazione 😀
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@ Escherichia Togni: tu lo sai bene, perché è proprio lì che vivi.
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