La tensione tra Usa ed Europa non riguarda l’influenza sulle Americhe ma l’economia globale. Se i nostri politici non comprendono il ruolo strategico dell’Unione nella nostra sovranità democratica, i nostri paesi diventeranno molto presto colonie del Nuovo Mondo

(Nadia Urbinati – editorialedomani.it) – Il documento sulla strategia nazionale presentato al mondo da Donald Trump non è un documento classico di politica internazionale. È un piano di politica commerciale coloniale. Il cuore del documento è costituito dagli affari commerciali (Silicon Valley) che hanno in mano la Casa Bianca. La spolverata ideologica contro l’immigrazione a difesa del primato culturale occidentale (leggi: razza bianca angloamericana — Wasp) completa il documento. Ai pochi gli affari, ai molti l’ideologia nazional-imperiale. Proteggere gli interessi dell’high-tech e il mito dell’America First and Great. Vecchio e nuovo si tengono nel sogno americano di oggi.
Nuova dottrina Monroe
Gli esperti di politica strategica sono delusi. Il documento non dice molto. Per esempio, non indica la strategia degli Usa per porre fine alla guerra in Ucraina, salvo affidare le sorti della regione alla Russia, agente riconosciuto della pace. È poi a dir poco straordinario che un documento sulla sicurezza nazionale non faccia parola delle relazioni militari tra Usa e Cina, che taccia delle strategie per contenere la produzione di armamenti. Le molte pagine dedicate alla Cina riguardano solo le relazioni commerciali. Trump giustifica i silenzi così: «Non tutti i paesi, le regioni, le questioni o le cause, per quanto meritevoli, possono essere al centro della strategia americana».
Quali questioni e quali regioni? Le questioni commerciali e due regioni: le Americhe e l’Europa. In entrambi i casi, lo scopo è il controllo coloniale. Trump riadatta la Dottrina Monroe, per quel suo sapore anti-europeo e imperiale. Il 2 dicembre 1823, il Presidente James Monroe, nello Stato dell’Unione intervenne sulla condizione delle colonie spagnole nelle Americhe, che avevano raggiunto l’indipendenza, e sfidò il Vecchio Mondo a stare fuori dal Nuovo Mondo, definendo le sfere d’influenza degli States e dell’Europa.
Oggi, Trump ribadisce la posizione sul Nuovo e sul Vecchio Mondo: l’interesse degli Usa sta nel controllo militare sulle acque e sui paesi delle Americhe e nel controllo commerciale dell’Europa. La lettura nazionalista della “new Monroe Doctrine” non è esoterica. Il nazionalismo americano, crudo e violento, aggressivo e razzista verso i popoli detti con disprezzo “latinos”, si ripropone secondo il mito Maga: mezzi militari ed esercito impiegati per combattere l’immigrazione (il traffico di droga, appendice ridicola ma giustificativa).
Il bacino di consumo
In questa cornice, si inserisce l’Europa. Non prendiamo abbagli: la tensione con il Vecchio Mondo non riguarda l’influenza sulle Americhe ma il commercio globale. Nell’Ottocento, lo scopo era tenere in mano il potere estrattivo delle risorse naturali dei paesi americani.
Oggi, lo scopo è tenere in mano il bacino di consumo dell’Europa. L’Europa deve diventare un mercato per i prodotti high-tech statunitensi. Una colonia, come le Americhe. Elon Musk, l’amico di Giorgia Meloni, ha tuonato contro l’Ue: deve sciogliersi perché mette limiti all’espansione commerciale; meglio relazionarsi con i singoli stati, impotenti, come quelli del Centro America.
L’ideazione e l’implementazione dell’Ia generativa sono oggi un ambiente altamente anticoncorrenziale, in mano agli oligopoli e direttamente coinvolti nella produzione di “oggetti” civili e militari – dall’amministrazione pubblica, agli strumenti di persuasione, ai droni di distruzione delle reti informatiche e di trasporto.
La nuova guerra non si vede. Ma è l’unico grande affare. Il fatto dirompente è l’asimmetria di potere che si ha nella preparazione e conduzione dell’agenda di ricerca dell’Ia generativa, che, dice la Ue, quando si occupa di beni o “oggetti” pubblici deve seguire la stessa logica di responsabilità pubblica di tutte le altre forme di azione e intermediazione che hanno un impatto sulla vita e la libertà della popolazione (così è per esempio per le agende di ricerca nel settore della farmaceutica o dell’energia). È proprio contro questa idea del pubblico che limita la ricerca e la produzione delle aziende di Silicon Valley che la nuova dottrina della sicurezza americana è mobilitata.
L’Ia generativa non è “solo un altro settore” che influenzerà tutti i settori della vita, né è “una tecnologia neutrale”. Ha bisogno di diversi fattori insieme: di essere alimentata da dati (e quindi dagli utenti) e di essere implementata mediante strutture che – oggi – solo gli stati possiedono (nel settore civile e militare).
Ecco perché le piattaforme di cloud computing dei gatekeeper, come Amazon Web Services, Microsoft Azure e Google Cloud, hanno come obiettivo centrale e primario la demolizione dell’Unione europea, l’unico organismo che oggi cerca di limitare la colonizzazione. Se i nostri politici non comprendono il ruolo strategico dell’Ue nella nostra sovranità democratica, i nostri paesi diventeranno molto presto colonie del Nuovo Mondo e noi, insignificanti individui senza futuro, come ha detto Trump.
Chi è causa del suo mal
Marco Travaglio
O tempora, o mores! Signora mia, ma ha sentito cosa dice di noi bravi europei quel cattivone di Trump? E quel Musk, mamma mia che impressione! Dove andremo a finire! E giù insulti, improperi, anatemi, macumbe, bandierine europee sui social e nuove marcette col Manifesto di Ventotene usato come ventaglio. Ecco: se le classi dirigenti e intellettuali europee pensano di affrontare la sfida lanciata dagli Usa non sabato, ma 30 anni fa, con la strategia della lagna, consolandosi con le scomuniche all’amico che finalmente si scopre nemico per evitare l’autocritica, hanno già perso. Se invece vogliono ottenere qualche risultato, cioè fare eccezionalmente gli interessi dei cittadini europei, dovrebbero partire dalla brutale realtà: i danni che gli Usa potranno farci in futuro non sono niente al confronto di quelli che ci hanno già fatto col nostro consenso. Il paradosso è che il presidente Usa ci cazzia per aver sempre obbedito agli Usa. Bisognerebbe prenderlo in parola e piantarla, anziché seguitare a farlo con lui.
Gli diciamo no quando dovremmo dirgli sì perché ci conviene: sul piano di pace per l’Ucraina, continuando a finanziare e ad armare un regime terrorista che ci ha fatto saltare i gasdotti Nord Stream con la complicità di Usa e Polonia e fa di tutto per trascinarci nella terza guerra mondiale. E gli diciamo sì quando dovremmo dirgli no perché non ci conviene: abbiamo sostituto il gas russo col Gnl americano che costa il quintuplo; abbiamo subìto i dazi Usa al 15% anziché rivolgerci a mercati in espansione che non vedono l’ora di fare affari con noi, tipo Cina, India e gli altri Brics; promettiamo il 5% del Pil alla Nato e compriamo armi Usa per regalarle a Kiev e aiutarla a perdere altri uomini e territori, distruggendo la nostra economia; e – contro lo stesso volere degli Usa – mettiamo a repentaglio l’euro con piani illegali di rapina degli asset russi, che dovremo poi restituire e pagare pure i danni. Nel nuovo (si fa per dire) mondo dominato dalla legge del più forte, la regola di ogni negoziato dovrebbe essere quella di Pertini: “A brigante, brigante e mezzo”. Trump ci bullizza? Noi dovremmo essere altrettanto bulli: riprendere a comprare gas russo, aprirci ai mercati Brics, disdettare l’accordo sul 5% di Pil alla Nato, lavorare a un vero esercito europeo (che costerebbe meno delle già eccessive spese militari attuali: altro che riarmo) e chiudere tutte le basi Usa in Italia e nel resto d’Europa. Il vecchio Carlo Donat-Cattin, diccì anomalo, diceva: “Prima di trattare con Agnelli bisogna dargli un calcio nei coglioni”. I nostri sgovernanti, prima di trattare con Trump, i coglioni se li martellano da soli e poi, giunti a debita distanza, corrono a dare la colpa a lui.
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“i danni che gli Usa potranno farci in futuro non sono niente al confronto di quelli che ci hanno già fatto col nostro consenso.”
Sicuro,sicuro,sicuro Marcolino?
“A brigante, brigante e mezzo”. Trump ci bullizza? Noi dovremmo essere altrettanto bulli.
ah ok dobbiamo fare come Zelensky con Putin. E’ proprio vero Historia magistra vitae,soprattutto per un laureato in storia.Forse era meglio fare il critico televisivo
PS grazie Net
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@Infosannio:
Pour Parler
se a mezzanotte di ogni giorno, fate un articolo qualunque con il titolo RASSEGNA STAMPA(ci mettete come testo due titoli a caso dei giornaloni) gli utenti volenterosi e altruisti,possono prenderlo come punto di riferimento per copiaincollare l’Articolo che interessa di più alla comunità del blog, e la stessa comunità sa dove trovarlo.
Non ho fatto nomi ne cognomi,siamo italiani, jamme ja, un pò di ingegno.
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L’Europa sicial-democratica si è svenduta al neoliberismo, accettando il mondo costruito dagli USA, a loro vantaggio. Questo è iniziato dopo la dissoluzione dell’URSS. La situazione è andata bene fino a quando altre potenze non hanno imparato a sfruttare meglio il sistema americano. Oggi tentano di riscrivere le regole globali, sempre a loro vantaggio, e noi dobbiamo rispondere “sì papino”.
Se gli chiediamo di sloggiare dall’Europa, non lo faranno subito ma capiranno che l’atteggiamento europeo è cambiato. Intanto dai il via a un procesdo che piano piano ci toglierà di dosso le zecche. Secondo te, ci fanno la guerra? Non credo che possano sostenere una guerra come i russi. Primo, c’è un oceano di mezzo. Secondo, la loro economia non può reggere al momento, sono sull’orlo della bancarotta. La guerra è prima di tutto una faccenda economica! È il motivo per cui la Russia non perde. Loro hanno le materie prime e contano sulle loro risorse reali. Gli americani hanno un’economia finanziaria che è forte sulla carta. L’economia reale stanno provando a ricostruirla ma ci vorrà tempo e non hanno comunque le risorse di cui necessitano e dovranno rubarle ad altri (vedi Venezuela).
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La guerra è prima di tutto una faccenda economica! È il motivo per cui la Russia non perde.
Ne sei proprio sicuro? Ma sicuro?
Vogliamo andare a fondo?
Questo è solo l’antipasto
Russia’s central bank says its operations with gold are increasing | Reuters
La Russia ha iniziato a vendere fisicamente le sue riserve auree, per ora solo sul mercato domestico.
Per darti un quadro un po’ più chiaro prova ad immaginare in che condizioni economiche si possa trovare una persona che anziché andare dai “compro oro” (mercato esterno) va dal fratello o sorella (mercato interno) a dargli l’oro in pegno o in vendita per farsi dare i soldi per fare la spesa.
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Non dobbiamo rispondere rispondere “si papino”: con Mike Tyson non si fa i bulli,si usa il cervello e non si risponde alle provocazioni…i minkioni e gli orgogliosi invece fanno come Marcolino e Zelensky.
Lo sa anche mio nonno che non ci tirano i missili da oltreoceano, Ma il “missile” dello Spread o della delocalizzazione o il disimpegno dai Cda europei(giusto per dirne 2 banali tra decine) sono molto più mortiferi dei Tomahawk.
L’economia non c’entra in questo contesto,la finanza si. Le catene di acciao più forti che ci legano agli yankees non sono politiche o geopolitiche,ma finanziarie
Se crolleraranno, lo faranno da soli,solo implodendo su se stessi: le influenze europee e russe sono ultramarginali; quelle cinesi invece molto importanti.
E se oggi crolla gli Usa,a catena nel giro di una settimana crolla l’Europa intera.
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chi l’avrebbe mai detto
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Quando ero piccolino mio nonno mi diceva sempre che la rovina del mondo sono gli ebrei e gli americani.Alla luce dei fatti come dargli torto🤔
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