
(Andrea Zhok) – Qualche parola supplementare in coda alla roboante sceneggiata antifascista presso la kermesse libraria “Più libri, più liberi”.
A quanto ho visto riportato, molti espositori hanno coperto i loro stand per protesta contro la presenza dell’editore di estrema destra “Passaggio al bosco”.
Questo intrepido gesto antifascista merita un breve commento.
1) Tra le ragioni più profonde del discredito storico del fascismo c’è l’aver avuto la pretesa di somministrare soltanto verità di regime, di aver censurato libri e informazioni alternative, e di aver in questo modo condotto in forma sonnambulica il popolo italiano ad un conflitto catastrofico (di cui ancora paghiamo lo scotto).
Trovo significativo che oggi le stesse istanze provengano dalle bancarelle dei progressisti.
2) Quando parliamo di “sorveglianza democratica”, bisogna osservare un semplice, ma importante, fatto di natura semiotica.
Se qualcuno mi dicesse che bisogna sorvegliare la distribuzione di film che glorificano la guerra, la violenza, il sadismo, la perversione, ecc., potrei pensarci.
Personalmente preferisco che circoli qualunque cosa – persino la spazzatura autocelebrativa a stelle e strisce che incarna quanto sopra – perché credo che essere esposti a messaggi diversi comunque rafforzi.
Ma qui chi vuole che vi sia un controllo ha dei buoni argomenti, perché un contenuto audiovisivo ha un certo potere di autoimposizione sul fruitore.
Ma quando parliamo di libri e non di film, qui il discorso è tutt’altro e del tutto chiaro. Una delle ragioni per cui ho sempre amato i libri (e nel mio piccolo cerco anche di produrne) è che i libri non hanno nessuna capacità di ipnotizzarti, di imporsi subliminalmente alla tua coscienza, di avere la meglio su di te quando sei stanco, di sopraffarti.
Queste sono cose che può fare un film, una trasmissione televisiva, ma mai un libro.
Un libro è materialmente una collezione di segnini neri su sfondo chiaro, che per SIGNIFICARE devono essere animati da uno sforzo del lettore. Appena il lettore smette di attuare uno sforzo di immaginazione, appena smette di tentare di entrare in sintonia con quanto legge, il testo immediatamente smette di parlare.
Perciò l’esercizio mentale che viene svolto su un libro è sempre un esercizio all’attività e alla vigilanza critica, persino quando il libro è di pessima qualità. Un libro dev’essere acceso e tenuto in moto dalla tua mente, altrimenti è inerte. Un libro, qualunque libro, quale che ne sia il contenuto, è intrinsecamente un ente non violento.
Un libro non ti attacca alla gola; nessuno è mai stato sopraffatto da un libro; e nessuno, garantito, è passato da sincero democratico a nazista per aver letto, per dire, il Mein Kampf. (Eventualmente leggerlo è istruttivo per capire come il nazismo con tutta evidenza non si sia imposto per la lucidità argomentativa del Fuehrer.)
3) Trovo infine curioso come per alcuni gruppi sociali viga il terrore dell’esposizione ad idee malvagie. Esse vengono concepite come un contagio virale, qualcosa da cui bisogna preservarsi con un bel lockdown.
(Trovo in ciò più che un’analogia con eventi recenti, anche perché i soggetti coinvolti in questo atteggiamento sono ampiamente sovrapponibili.)
Ma se di principio, di fronte ad un virus sconosciuto, si può capire il timore che le proprie difese immunitarie non siano all’altezza, di fronte ad un libro, se le tue difese immunitarie sono così basse da temere il contagio e la sopraffazione, forse dovresti smettere proprio, perché leggere non fa per te.
La cosa importante da capire è che chi è incline a pensare in questi termini può anche essere convinto di essere uno squisito democratico, ma in verità è intimamente avverso ed estraneo all’essenza stessa della democrazia. Lo spirito democratico ha fiducia nel confronto, mentre queste “Guardie di Ferro” dell’antifascismo sono terrorizzate da ogni confronto, da ogni esposizione ad idee estranee.
E la ragione di fondo è semplice: le loro difese immunitarie spirituali sono azzerate.
Si tratta di gente che da tempo non crede in nulla, gente che da tempo dubita che si possa distinguere tra verità e retorica, tra riflessione e sofisma, tra logica ed eristica. Essendo essi stessi seduti su una pila di idee stantie, incartapecorite, svuotate, proiettano la propria fragilità all’esterno e non vogliono in nessun modo correre il rischio di essere esposti al contagio di idee davvero estranee, perché anche un’ideuzza di modesta virulenza potrebbe ucciderne le esangui convinzioni.
Deve essere la prima volta in cui concordo in toto con Z. Pessima dimostrazione di democrazia, campagna pubblicitaria gratuita a quello che senza ,sarebbe stato il nulla.
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Zhok-RESTO DEL MONDO= 3-0. Circoletto rosso sul mio personalissimo cartellino(cit).Very good
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Quanto sei ghei.
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per te questo ed altro soldatino mio,ma sempre dopo lauto bonifico.E dire che pensavo che a te piacessero solo le frustate a sangue e robe simili. Comunque se vuoi posso procurarmi verge d’acciao appuntito per i tuoi orifizi. Ecco perchè non hai fatto il militare: saresti uscito pazzo con tutti quei giovanotti.Golosone
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E tu te li sei provati tutti, vero?
Ti usavano come aspirapolvere 😀
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Fanciullo, durante la naia,prima si fa la burba(spina) poi il nonno. Per il resto sono uomo di mondo, non di blog come te😂
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Sei un dirigibile marrone senza eliche e timone. 😀
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e tu nei vai ghiotto, da vero coprofilo😂…problemi seri …i tuoi
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Io non faccio testo.
Sono sempre d’accordo con Andrea Zhok.
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Premesso che non ho seguito la vicenda ma solo letto questo articolo, se non ho capito male alcune bancarelle di libri hanno tenuto chiuso per non mischiarsi con i libri di una casa editrice filofascista.
Beh….SE le cose stanno effettivamente così, la prima immagine che mi è venuta in mente è stata quella del ritiro dei comunisti sull’Aventino all’alba del ventennio. E mi sembra che quella mossa sia stata un tantino controproducente…..
Detto questo e tornando al nucleo dell’articolo ( il rapporto libri/audiovisivi), non sono completamente d’accordo con l’autore.
E vero che il libro è meno d’impatto di un film o di un cartellone pubblicitario, ma questo solo perché la lettura di un libro richiede come minimo diverse ore mentre per la comunicazione di un messaggio attraverso altri media bastano pochi minuti ( o anche pochi secondi se parliamo di post sui social).
Questo secondo me è il vero motivo per cui i libri sono più soft rispetto agli altri media:
Perchè sono rimasti in pochi a prendersi la briga di leggere un intero libro per approfondire un argomento, vuoi per mancanza di interesse , vuoi per semplice mancanza di tempo.
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L’apologia di fascismo credo sia ancora reato, nonostante tutto lo schifo che stiamo subendo dal governo meloni….
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Hai ragione Domenico ma, come sai, fatta la legge trovato l’inganno.
Ovvero non puoi dire “sono fascista” perchè è stabilito da una costituzione democratica ma proprio per la sua natura democratica non può costringerti a dire “io non sono fascista”.
Quindi basta governare come fascisti senza ammettere di esserlo e il gioco è fatto.
E il bello ( o meglio il brutto) è che per governare come fascisti non è necessario essere ex fascisti dichiarati, l’ha fatto anche il pd per decenni e nessuno dei suoi poveri elettori si è mai lamentato ne gli ha mai dato del fascista.
La conclusione è sempre la stessa:
Se le opposizioni continuano ad illudersi di danneggiare la meloni semplicemente dandole della fascista, in realtà le stanno solo spianando il terreno per le prossime due o tre legislature.
E ahimè temo che sarà proprio questo quello che ci aspetta….
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un appunto: censurano continuamente chi non si adegua al pensiero dominate dei media e della politica guerresca e destrorsa,

però le anime belle storcono il baso e fanno sapere che “così non si fa” se si protesta per la m3rda nazi-fascista anche se scritta in un libro,
se non erro il “La difesa della razza” era una rivista mica un cartellone pubblicitario.
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eh no Adriano…..
quella ignobile rivista veniva probabilmente pubblicizzata ovunque con locandine, manifesti, magari annunci radiofonici o audiovisivi trasmessi nei cinema prima del film.
Mussolini adorava il popolo bue e ignorante, non penso che gli importasse più di tanto che la gente leggesse attentamente per capire il perchè di una nuova legge. Gli bastava che tutti sapessero che gli ebrei non erano brave persone e quindi andavano denunciati al regime.
D’altro canto il fascismo a livello comunicativo andava nella direzione esattamente opposta.
Non libri ma brevi motti scritti a caratteri giganteschi da prendere per buoni senza farsi troppe domande.
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niente pubblicazioni?
vediamo un piccolo esempio:
Opere Istituzionali:
– Scritti di Mussolini: Pubblicazioni ufficiali come “Scritti e Discorsi di Benito Mussolini”.
– Manualistica: Testi scolastici come “Il libro della terza classe elementare” e manuali di educazione fascista (“Educazione Fascista”).
– Stampa e Riviste: Almanacchi fascisti e pubblicazioni legate a organizzazioni di regime (es. “Gioventù Fascista”).
– Architettura e Urbanistica: Libri che celebravano le opere pubbliche (“Architettura Fascista”).
Letteratura di Regime e Nazionalista:
– Sostenitori: Opere di autori che supportavano il regime, come Giovanni Gentile (teorico del fascismo) e Gabriele D’Annunzio, simbolo del nazionalismo.
– Temi: Opere focalizzate sulla “romanità”, la guerra, l’impero (es. “L’aviazione fascista e la conquista dell’impero”).
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Beh, che i libri e le pubblicazioni NON impattino sulla psiche delle persone andrebbe spiegato non solo ai cultori del Main Kampf, ma anche ai fedeli di XX testi sacri, ai seguaci di Dan Brown, di Tolkien e di Harry Fotter.
Ah, dimenticavo l’esempio più recente: Vannacci.
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Adriano guarda che non ho mai scritto che il fascismo non si giustificasse e autoreferenziasse usando libri e riviste.
Ho semplicemente fatto notare che il popolo in genere ( specialmente cento anni fa) non era assolutamente composto per la maggiorparte da intellettuali e/o eruditi ma da gente che quando andava bene aveva la quinta elementare, leggeva a malapena e ( le rare volte che scriveva qualcosa) la grammatica era praticamente un’illustre sconosciuta.
E per incantare e soggiogare un popolo ignorante erano molto più efficienti i motti a caratteri cubitali sparsi qua e là per paesi e città.
Il pelatone aveva capito fin da subito la potenza e l’immediatezza dell’immagine, sia che essa rappresentasse un volto o un simbolo o, come in questo caso, un breve messaggio.
Erano gli altri ( Gramsci etc.) che provavano a contrastare la dottrina fascista attraverso l’uso articolato della parola e della logica.
Il problema per loro era che quei libri passavano di mano in mano ma solo tra gli intellettuali di sinistra.
i libri convincevano con giuste argomentazioni solo chi aveva studiato e quindi era in grado di capirli mentre i motti in un nanosecondo raggiungevano le masse ed erano sufficientemente chiari da levare a chiunque la voglia di documentarsi meglio.
Anche perchè per quei pochi che lo facevano comunque c’erano bastonate e olio di ricino….
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Infatti Sparviero….
La parte dell’articolo che mi stava lasciando perplesso era proprio quella.
Quando scrive che i libri non impattano sulle masse ho pensato subito:
“si vabbè….E allora il mein kampts ?( o come diavolo si scrive 😅)”
E manco a farlo apposta il paragrafo seguente parlava proprio di quello.
In effetti quel libro è stato scritto 10 anni prima della presa del potere, e fino a quel momento non se l’era cacato nessuno.
È diventato il bestseller che ha reso Hitler milionario solo dopo il 1933, quando il programma del baffetto ( lager esclusi) era già ben noto a tutti e non solo in Germania.
Non è stato certo quel libro a portare Hitler al potere.
Riguardo a Vannacci preferisco lasciar perdere perchè non merita commenti.
Diciamo che dal punto di vista strettamente editoriale e remunerativo posso solo inchinarmi al Vannacci imprenditore, che sproloquio dopo sproloquio è riuscito a vendere 800.000 copie e a farsi un bel gruzzoletto.
Dal punto di vista politico direi che i risultati di Vannacci alle elezioni parlino da soli, e dubito fortemente che un eventuale sequel riuscirebbe a bissare il successo del primo.
Tolto l’effetto shock e la curiosità morbosa suscitata da un marketing ben azzeccato, credo che il buon Vannacci non abbia molto altro da dire.
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Fai uno sbaglio storico:
dove si informavano gli italiani che votavano fino a quando si poteva?
Presso le camere del lavoro, presso i bar, le associazioni in genere, in municipio, i sidacati, le parrocchie, c’erano più giornali e pubblicazioni che case, chi non sapeva leggere ascoltava chi leggeva ad alta voce., non c’erano tv e le radio erano per pochi.
Per cui lo scritto per diffondere idee e notizie era fondamentale.
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