(di Massimo Gramellini – corriere.it) – I magistrati incontrano il favore popolare finché perseguono chi sta in alto: i potenti, i mafiosi, i politici (dello schieramento opposto al nostro), ma appena scendono a valle e si infilano nel bosco, finiscono per perdersi. Cecilia Angrisano, la magistrata dell’Aquila insultata sul web perché ha disposto l’allontanamento di tre bambini dal casolare in cui vivevano con i genitori, ha sfidato due miti seducenti e inscalfibili. Il primo è il richiamo della foresta, la suggestione di uno stile di vita più semplice. Chi non ha mai pensato: «Basta, mollo baracca e burattini, e mi rifugio nella natura»? Tutti, forse persino la dottoressa Angrisano. Poi non lo si fa per tante ragioni, ma si resta affascinati dagli estremamente coerenti, o dai coerentemente estremisti, che realizzano quello che noi lasciamo galleggiare nella vasca dei buoni propositi.

Il secondo mito è ancora più duro a morire. L’articolo zero della Costituzione, mai scritto ma assai praticato, recita: «L’Italia è una repubblica di individualisti fondata sulla famiglia». Che viene prima di tutto. Soprattutto, viene prima dello Stato, cioè della comunità allargata e delle leggi, che spesso la famiglia considera intrusive, limitanti e meno importanti della libertà personale. Così i miti «famiglia» e «natura» finiscono per saldarsi contro i miti più recenti, «cittadini» e «civiltà». 

Un consiglio non richiesto ai magistrati: se vogliono vincere il referendum che li riguarda, si tengano lontani dai boschi.