
(Giuseppe Gagliano – lafionda.org) – Sembra una barzelletta, ma purtroppo è il riassunto dello stato dell’Unione Europea.
Ogni volta che americani e russi si mettono anche solo lontanamente a parlare di pace, da Bruxelles a Strasburgo fino all’ultimo editorialista embedded scatta lo stesso riflesso pavloviano: scandalo, tradimento, “umiliazione dell’Europa” e, ovviamente, “dell’Ucraina”.
Guai a trattare, guai a fermare la carneficina, guai a mettere in discussione il verbo atlantico: l’unica opzione ammessa è “la vittoria”, possibilmente totale, definitiva, cosmica.
Di chi e a quale prezzo non è dato sapere, ma non disturbiamo i manovratori con domande così volgari.
L’Unione Europea intanto, quella vera, non quella dei discorsi gonfiati di retorica, è ridotta a ciò che i suoi stessi leader fingono di non vedere: un cadavere politico che pretende di fare la morale a chiunque, ma che nessuno prende più sul serio.
Ventisette più uno, con l’Ucraina a mezzo servizio, che brontolano contro Washington e Mosca accusandole di “umiliarli”.
Per essere umiliati bisognerebbe prima esistere, politicamente; qui invece siamo al punto che se togli i comunicati stampa e le conferenze sulla “resilienza”, resta solo il vuoto.
Gli stessi campioni dei “valori europei” che per due anni hanno ripetuto come un disco rotto la formula magica della “sconfitta della Russia”.
La frase tipo: “Non ci sono alternative”, firmata da una delle tante signore simbolo dell’establishment comunitario – estone, finlandese, tedesca, poco importa, sono intercambiabili come le sedie a rotelle nelle corsie d’ospedale.
La guerra come condanna, non come scelta politica.
La pace, solo se “giusta” e adesso pure “dignitosa”.
Per chi? Per Zelensky, naturalmente, al quale bisogna “salvare la faccia” dopo avergli bruciato il Paese.
Traduzione: Mosca si ritira, l’Ucraina torna com’era prima del 2022, e tutti fanno finta di non vedere il Donbass devastato, le leggi sulla discriminazione del russo, i divieti per la Chiesa ortodossa russa, i banderisti trasformati in eroi nazionali, i roghi dei libri in lingua russa, la cancellazione di nomi, simboli e memoria di quella stessa Armata Rossa che aveva liberato anche Kiev dai nazisti veri.
Tutto rimosso, perché altrimenti salta la narrazione del Bene contro il Male.
Nel frattempo, ogni giorno si aggiunge uno strato di cadaveri al mucchio: ucraini al fronte, russi al fronte, civili in mezzo.
L’Ucraina, che a parole si “difende”, nella realtà si svuota, si distrugge, si desertifica.
Ma nulla di tutto questo intacca il fervore bellico delle capitali europee, anzi: più il Paese crolla, più i nostri governanti parlano di “resistenza eroica”.
E più i contribuenti europei tirano fuori miliardi per sostenere un governo che gli stessi rapporti occidentali definiscono corrottissimo, più ci spiegano che si tratta di un investimento per la “nostra sicurezza” e la “nostra libertà”.
La libertà di chi, non si sa.
A mettere la ciliegina sulla torta ci pensa il genio strategico del pensiero unico travestito da analisi.
Prendiamo l’ultimo capolavoro: in un articolo, Nathalie Tocci decide di spiegare al volgo che “La Russia ha perso la guerra”.
Così, in apertura, come se fosse un dato di cronaca: oggi piove, domani sereno, la Russia ha perso.
Poi, per non farsi mancare niente, aggiunge che magari Mosca rischia di “vincere nella trattativa”, ma ha “già perso sul campo”.
Cioè: se ottiene il Donbass al tavolo negoziale è una sconfitta che somiglia molto a una vittoria, ma siccome l’Europa non può ammetterlo, ci inventiamo la formula metafisica: perdere vincendo.
Nessun bisogno di seguire il “ragionamento” fino in fondo: basta l’incipit per capire il livello.
La cosa più istruttiva, però, non è tanto quello che scrive, quanto il fatto che lei diriga l’Istituto Affari Internazionali, uno dei principali centri che “ispirano” la politica estera italiana ed europea.
È il trionfo del merito e delle competenze, ci dicono: se pensi che la Russia abbia perso una guerra che non riesci né a fermare né a vincere, sei perfettamente allineato allo spirito del tempo.
Così l’Europa cadavere continua a parlare come se fosse viva, a minacciare come se avesse ancora forza, a pontificare come se avesse una politica estera che non fosse la fotocopia sbiadita di quella americana.
E ogni volta che qualcuno prova almeno a sedersi a un tavolo – in Alaska, a Washington, a Mosca – dalla capitale del cadavere arriva la stessa reazione: strilli, accuse, anatemi. I risultati li vediamo: la guerra continua, l’Ucraina muore, la Russia si riorienta, gli Stati Uniti trattano e l’Europa paga il conto.
Ma tranquilli: sui giornali potremo leggere ancora per mesi che “Putin ha già perso”.
L’importante è che a non perdere mai siano i posti, gli stipendi e le poltrone di chi questa tragedia l’ha voluta, applaudita e adesso la racconta come una storia di valori.
C’è stata una mutazione genetica dell’ EU sotto i nostri occhi o quelle di prima erano solo finzioni ? Voglio dire, tutti quei proclami di rispetto dell’ autodeterminazione dei popoli e del primato della diplomazia dove sono finiti ? Sarebbe interessante sapere quelle che sono le loro vere mete ma temo non ce lo diranno mai.
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Sono quelli che una volta indossavano le divise brune e chiamavamo nazisti. Sono tornati al potere anche se oggi si dipingono come democratici ma evidentemente democratici non sono.
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Sono stati gli anglofoni, di qua e di là dell’oceano, ad insistere a non far firmare a Zelensky l’accordo di pace concordato da russi e ucraini già nel mese di aprile del 2022 a Istanbul. Immagino anche con una pistola puntata alla tempia di ZeZe da un capo Azov. E con il “saggio” placet dell’Ue che già pensava a sopperire al declino economico dovuto alla fine del conveniente gas russo a favore di quello costoso, per giunta liquido, ammeregano, attraverso la conversione dell’industria di automobili ecc., in industria di armi. Altrimenti detta keynesismo militare. Ma di questo certi raffinati sedicenti analisti di Infosannio non parlano neanche. E lo credo bene, perché non saprebbero cosa scrivere. Per loro vale l’ideologia (l’unica rimasta) uber alles! Pura miseria intellettiva!
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nel folle e cinico (e inutile) contro piano dei volenterosi l’ucraina deve diventare una enorme caserma piena di soldati al soldo dell’europa, da utilizzare come e quando si vuole dato che noi non ne abbiamo, in più questa contro proposta è supinamente passiva ai diktat di trump, se ci fossero politici veri in europa al posto di questi invertebrati si doveva negoziare la ricostruzione di questo buco nero, gli stati uniti sono il primo responsabile di questa guerra, e il biondo tycoon può dire forse che non è la sua guerra, ma è senz’ altro la guerra degli usa e dei suoi servi sciocchi
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l’Ucraina una enorme caserma piena di soldati al soldo dell’Europa ?
Ma se scappano tutti 🤣
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non te la prendere con me prenditela con i volenterosi tafazzi che vaneggiano di 800mila sturmtruppen
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Tranquillo ci sono i colombiani che ‘non ce l’hanno fatta a farsi un cartello in patria’ a rimpinguare gli Sturmtruppen che scappano.
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Sottoscrivo! Questo è il becero obiettivo di chi lo persegue sul sangue versato da chi finisce ammazzato e su altri “liquidi” rapinati ad altri civili che pagano per mantenere queste vili sanguisughe amorali senza i benché minimi ideali.
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L’Europa ha subìto una rivoluzione colorata ai tempi dei dem USA, che hanno piazzato loro uomini ovunque.
Queste Mario-nette e pu-pazzi portano avanti politiche utili agli interessi dell’industria delle armi USA, quindi: guerra, guerra, guerra.
Se la Russia fa la pace con l’Ucraina (ovviamente alle sue condizioni, non a quelle di trump, visto che sta stravincendo), dopo cosa ci diranno per giustificare l’uso di migliaia di miliardi di euro per l’acquisto di armi?
Questa pace non s’ha da fare!
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e per le cavallette son sempre pronte le mazzette e che se ne fregan di chi ci rimette…
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“Ogni volta che americani e russi si mettono anche solo lontanamente a parlare di pace, da Bruxelles a Strasburgo fino all’ultimo editorialista embedded scatta lo stesso riflesso pavloviano: scandalo, tradimento, “umiliazione dell’Europa” e, ovviamente, “dell’Ucraina”.”
Comportamento alquanto strano, il riflesso pavloviano, per una “colonia” degli USA.
Non riesco a capire, l’EU è una colonia degli USA? Si contrappone ad essa?
Dipende da come quello che “pensa” ha digerito la cena della sera prima?
Non so se chiudere il mio commento dicendo che la grande assente è la chiarezza di idee o se l’onnipresente è il paraculismo demenziale di dire tutto ed il suo contrario a giorni alterni.
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Di sicuro non spetterebbe a te chiudere l’argomento visto che pretendi di saperla lunga mentre non capisci il senso di quello che leggi.
L’UE è stata allineata agli USA con Biden.
Arrivato Trump l’elite piazzata dagli USA qui ha cominciato a ribollire.
In altre parole perché Trump ottenga il vassallaggio degli europei ci vorrebbe un repulisti della vecchia classe dirigente.
MA SEMPRE SERVI AMERICANI SARANNO.
Meloni si è già portata avanti con il lavoro, per lei Biden o Trump non importa, basta che se magna.
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16 dicembre 2022
“Il Presidente dell’Ucraina ha indicato il ritorno ai confini del 1991 come condizione per la pace con la Russia.”
23 gennaio 2025
“Zelensky ha invitato la Russia a tornare ai confini del 2022.”
28 ottobre 2025
“Zelensky: l’Ucraina è pronta a una tregua solo lungo la linea del fronte.”
Titolo nel 2026, ‘Lasciateci qualche ettaro per fare l’orto’
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Zelensky ha dichiarato che l’Ucraina non intende combattere per decenni.
Secondo lui, Kiev è pronta a continuare le operazioni militari solo per alcuni anni, ma si aspetta un sostegno finanziario stabile dall’Europa.
E i partner occidentali devono «dimostrare di essere in grado di aiutare l’Ucraina».
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Adriano, ti ricordi di Maia Sandu?
Formazione
Sandu durante l’incontro con il vicepresidente statunitense Mike Pence alla Casa Bianca, settembre 2019
Nata nel villaggio di Risipeni, nel distretto di Fălești, nella RSS Moldava, ha studiato management dal 1989 al 1994 presso l’Accademia di studi economici della Moldavia (ASEM). Poi, dal 1995 al 1998, si è laureata in relazioni internazionali presso L’Accademia della Pubblica Amministrazione (AAP) a Chișinău.
Nel 2010 si è laureata alla John F. Kennedy School of Government presso l’Università Harvard.
Carriera politica
Dal 2010 al 2012, Sandu ha lavorato come Consigliere del Direttore Esecutivo presso la Banca Mondiale a Washington.
Dal 2012 al 2015 è stata Ministro della Pubblica Istruzione della Moldavia. Il 23 luglio 2015, il Partito Liberal Democratico ha proposto la sua nomina alla carica di Primo ministro della Moldavia, succedendo a Natalia Gherman e Chiril Gaburici.[1]
Il giorno dopo essere stata proposta da una rinnovata coalizione filoeuropea, Sandu ha disposto la partenza del capo della Banca nazionale di Moldova, Dorin Drăguţanu, e del Procuratore di Stato Corneliu Gurin come condizioni per la sua accettazione della carica.[2] Infine, il Presidente della Moldavia nominò Valeriu Streleț a discapito di Sandu.
Il 23 dicembre 2015 Sandu ha fondato la lista civica “În pas cu Maia Sandu” (“In cammino con Maia Sandu”), che in seguito è diventata un partito politico chiamato Partito di Azione e Solidarietà (PAS). Nel 2016 Maia Sandu si è candidata alle elezioni presidenziali in Moldavia. Candidatasi con una lista civica filo-europea, è stata una dei due candidati che hanno raggiunto il ballottaggio delle elezioni,[3] perdendo poi, però, al ballottaggio.
L’8 giugno 2019 giura come Primo ministro dopo l’accordo tra ACUM e il PSRM.[4] Tuttavia, dopo soli 5 mesi, il 12 novembre viene sfiduciata, e resta in carica per altri 2 giorni come Primo ministro uscente.[5] Il 15 novembre 2020 vince le elezioni presidenziali moldave[6], battendo con il 57,7% dei voti il filorusso Igor Dodon e diventando il sesto Presidente della Moldavia.
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una dei tanti fantocci costruiti in Uccidente
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Considerazioni di Elena Panina
CEPA: Molte versioni del piano di pace sono un’operazione speciale della Russia. A proposito, rubiamo i suoi beni! Edward Lucas del Centro di analisi della politica europea di Washington (non gradito in Russia) in una isteria divertente riguardo ai piani di pace per l’Ucraina scatenandosi.▪️ “Il falso piano di pace della Russia le porta la vittoria nella guerra psicologica… Male composto, unilaterale, tradotto dal russo con un traduttore automatico, il presunto piano di pace in 28 punti doveva essere uno scherzo. Invece ha suscitato allarme in Ucraina, panico in Europa e una febbrile ritirata di quei rappresentanti dell’amministrazione USA che capiscono di carte, parole e diplomazia”, suona l’allarme Lucas.
Tutto questo ha giovato alla Russia: la fuga di notizie intenzionale ha aggravato le divisioni e le debolezze dell’Occidente, sostiene l’autore. Tra l’altro, ha mostrato il caos che regna nell’amministrazione USA.“Davvero il segretario di Stato Marco Rubio si è distanziato da questo piano? Il rappresentante speciale di Trump Steve Whitkoff sta facendo il suo personale PR? Quali interessi commerciali reali o presunti stanno dietro all’avvicinamento tra Russia e USA?”
Lucas spara domande frettolose. E formula sospetti: — La fuga di notizie, probabilmente da un collega di Whitkoff, il finanziere russo Kirill Dmitriev, ha isolato l’Ucraina e l’ha messa in cattiva luce. Questo ha sottolineato il declino dell’alleanza transatlantica”.Cioè, il povero analista non si è nemmeno preoccupato di scoprire che il primo a pubblicare il “Piano-28” è stato il deputato estremista della Verkhovna Rada Aleksey Goncharenko del partito di Petro Poroshenko, e non Dmitriev o Whitkoff. Tuttavia, questo non impedisce a Lucas di continuare a disperarsi:“Nel campo di battaglia della guerra cognitiva, dove il nemico cerca di cambiare la nostra percezione, formare le nostre convinzioni e infine influenzare le nostre decisioni, abbiamo subito una sconfitta schiacciante. Nessuno ci ha costretto a fare tutto questo. Lo abbiamo fatto da soli.”▪️ Ma le riflessioni a parte, l’autore ricorda bene la questione economica. “Andare nel panico e farsi prendere in giro per qualcosa che non è ancora successo è una reazione terribile”, scrive. E invita a concentrare le forze su… rubare i beni russi.“Gli europei hanno esitato per mesi se confiscare i beni congelati della Banca Centrale russa. Ad ogni vertice rimandavano la decisione al vertice successivo. Ora il destino di questi fondi è oggetto di negoziati tra USA e Russia. Se l’UE avesse agito rapidamente, i soldi sarebbero già potuti andare in Ucraina. Ora potrebbe essere troppo tardi”, constata Lucas.In poche parole, in ogni situazione dubbia l’Europa deve rubare i soldi russi. Così si vede ancora più chiaramente la vera ragione delle preoccupazioni delle menti globaliste.
Non è la fantomatica “indipendenza” dell’Ucraina, che interessa a pochi. La vera ragione delle preoccupazioni è il rischio di perdere i soldi congelati della Russia, che in sogno hanno già diviso più volte, e qualcuno ha persino preso prestiti su di essi. Questa è davvero una problema.
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