(di Massimo Fini – ilfattoquotidiano.it) – In questi giorni è stato ricordato il Bataclan, la sala concerti parigina che fu oggetto di un attentato terroristico che provocò un centinaio di morti. Ricorrono dieci anni, era giusto il 13 novembre 2015. Sui media si sono ricordati i morti, si sono intervistati i parenti e i superstiti, come è giusto. Ma nessuno, almeno a me pare, si è chiesto il perché di quell’attentato e dei numerosi altri che ci furono nei giorni successivi, che colpivano i bar, lo Stade de France e successivamente la Promenade des Anglais a Nizza. Insomma, i luoghi del nostro divertimento.

Per capirne la causa ricorro a un verso di Fabrizio De André nel Bombarolo, anche se è molto precedente a questi fatti (1973). Dice: “Potere troppe volte delegato ad altre mani, sganciato e restituitoci dai tuoi aeroplani, io vengo a restituirti un po’ del tuo terrore, del tuo disordine, del tuo rumore”. Cosa significa, nella sostanza, questo verso: voi (occidentali) ci massacravate, mentre continuavate a divertirvi con i vostri drink, col Gin Tonic, col Mojito.

A questo verso va aggiunto ciò che scrisse Amedy Coulibaly, in una sorta di testamento postumo dopo l’attentato al supermercato kosher a Parigi, in cui era certo che sarebbe stato ucciso: “Tutto quello che facciamo è legittimo. Non potete attaccarci e pretendere che non rispondiamo. Voi e le vostre coalizioni sganciate bombe sui civili e sui combattenti ogni giorno. Siete voi che decidete quello che accade sulla terra? Sulle nostre terre? No. Non possiamo lasciarvelo fare. Vi combatteremo”.

La solfa non è cambiata: noi, americani ed europei, forti della nostra superiorità militare, continuiamo ad aggredire il mondo islamico (la vicenda della guerra israelo-palestinese è un esempio, forse il più clamoroso, fra i tanti, ma è solo un esempio). Coulibaly, che non era un mostro privo di sentimenti, prima di andare a morire, mandò la sua fidanzata, incinta, a rifugiarsi nello Stato islamico, guidato allora da al-Baghdadi. Ma non era un’eccezione. Furono molti gli occidentali, anche donne, che seguirono questa via, da qui il fenomeno dei foreign fighters.

A mio parere è stato un errore distruggere, con i bombardieri americani e con l’aiuto determinante, sul terreno, dei curdi, lo Stato islamico che si era radicato tra Iraq e Mosul, in territorio iracheno. Perché fu un errore? Perché lo Stato islamico stava in un territorio circoscritto e aveva un capo riconosciuto, al-Baghdadi, con cui eventualmente si poteva anche trattare (a proposito dei curdi, il nostro ringraziamento fu di lasciarli in balia di Saddam Hussein, che allora era un nostro alleato). Ha scritto il giornalista americano William Safire sul New York Times: “Svendere i curdi è una specialità del Dipartimento di Stato americano”.

Mentre, come ho detto, lo Stato islamico stava su un territorio circoscritto, oggi l’Isis, che ne è l’erede, è in tutto il mondo (esclusi gli Stati Uniti che sono troppo lontani e che peraltro, a proposito di violenza hanno i loro problemi interni): è in Pakistan, è in Afghanistan, è nel Sinai, è in Somalia dove gli Al-shabaab hanno giurato fedeltà allo Stato islamico, è nei Balcani dove la sciagurata e illegittima aggressione americana alla Serbia, ma anche italiana e francese, ha favorito la corrente islamica dei Balcani, provocando poi, ma è solo un dettaglio, le isterie islamofobiche di Oriana Fallaci (La rabbia e l’orgoglio è un libro indecente).

Cellule Isis sono quindi nei Balcani, a pochi passi da noi. E, faccio il profeta di sventura, prima o poi colpiranno anche, e forse soprattutto, in Italia.