Tra le donne il senso di paura sale al 70%. Per i cittadini spetta alla politica dare risposte

(Alessandra Ghisleri – lastampa.it) – C’è una parola che, più di altre, torna ciclicamente al centro del dibattito pubblico, attraversa le campagne elettorali, plasma i discorsi politici e penetra nel linguaggio quotidiano: sicurezza. Un termine che non è più soltanto sinonimo di ordine pubblico o controllo del territorio, ma è diventato il termometro con cui gli italiani misurano la fiducia nel presente e la speranza nel futuro.
È il tema che rassicura e spaventa allo stesso tempo, che unisce e divide, che sembra offrire risposte semplici a problemi complessi. Sarà davvero così? O la sicurezza rischia di diventare, ancora una volta, una parola svuotata, consumata dall’uso politico e dalle promesse non mantenute? Secondo i più recenti sondaggi di Only Number, il 64.4% dei cittadini dichiara di sentirsi meno sicuro rispetto a tre anni fa, una percezione che tra le donne sfiora il 70.0%. Una paura diffusa, alimentata da cronache che mescolano violenza urbana, incertezze economiche e vulnerabilità sociale. Ed è proprio su questo terreno che trova spazio la politica, spesso pronta a trasformare l’insicurezza in strumento di consenso.
Non stupisce, allora, che il 57.6% degli italiani consideri la sicurezza un elemento decisivo nella scelta di voto, con un’incidenza ancora più alta tra gli over 65 anni, la fascia di popolazione che più si reca alle urne e più teme di perdere protezioni e punti di riferimento. Tuttavia, la sicurezza non può essere ridotta a un tema di ordine pubblico o a una semplice retorica della paura. Spesso si confonde la sicurezza con la percezione di essa influenzata da esperienze personali, informazioni, degrado urbano, presenza di conflitti sociali.

È evidente che in questo caso si rimanda il tema alla cura degli spazi, alla presenza delle istituzioni sul territorio, al dialogo, alle comunità attive. La sicurezza non è soltanto assenza di reati: è la possibilità di vivere in un ambiente che non metta a rischio la salute, la stabilità economica e la qualità della vita. Esiste una sicurezza economica, che riguarda la solidità del lavoro, la capacità di arrivare a fine mese, la fiducia nelle istituzioni fiscali e previdenziali.
C’è poi una sicurezza sociale, fatta di reti di solidarietà e di comunità che non lasciano soli i più fragili. E c’è anche una sicurezza sanitaria, che la pandemia ci ha insegnato a non dare mai per scontata: l’accesso equo alle cure, la prevenzione, la tutela di sistemi sanitari pubblici in grado di proteggere tutti. Oggi la nostra vita quotidiana si intreccia con identità digitali che alimentano nuove preoccupazioni: frodi online, violazioni dei dati personali, cyberbullismo. Anche per questo un cittadino si sente davvero sicuro quando percepisce una pubblica amministrazione vicina, efficace e trasparente. Perché la fiducia nelle istituzioni, in tutte le sue forme, è a tutti gli effetti un elemento decisivo della sicurezza.
Quando la Premier Giorgia Meloni afferma che «la difesa è sempre legittima», intercetta un sentimento diffuso di vulnerabilità personale che attraversa diversi strati della società. Tuttavia, una visione integrata della sicurezza sposta l’attenzione dal “difendersi dai pericoli” al creare le condizioni affinché quei pericoli si riducano o non si manifestino affatto, permettendo al cittadino di vivere con fiducia, benessere e libertà.
La vera sfida di una democrazia matura non è armare la paura, bensì disinnescarla, trasformando la difesa individuale in una protezione collettiva. La sicurezza, quella autentica, non nasce dall’isolamento, ma dalla fiducia reciproca. E tutto questo non è un’utopia: è un progetto possibile, che molte comunità già dimostrano di poter costruire ogni giorno. Non è solo il diritto di sentirsi al sicuro nelle proprie case, ma anche quello di vivere in un Paese che non lascia indietro nessuno — economicamente, socialmente, “sanitariamente”. Se la sicurezza è il cuore delle nostre paure, deve anche diventare il motore delle nostre responsabilità e solo una politica capace di guardare alla sicurezza a tutto tondo potrà davvero restituire agli italiani non soltanto protezione, ma anche fiducia, perché Sicurezza è il vero parametro del nostro tempo.
E allora la domanda resta aperta: saranno davvero in grado i partiti e i loro rappresentanti di comprenderne a fondo tutte le sfumature, tutte le leve, tutti i significati? O anche questa volta la sicurezza diventerà solo una parola consumata, svuotata, sfilacciata dal troppo uso e dal poco ascolto? Perché la sicurezza non si conquista gridando, ma costruendo. E se è vero che la paura divide, è altrettanto vero che la fiducia, quando diventa bene comune, può restituirci il senso profondo di saper vivere insieme.
Certo per chi aveva creduto alla mera ed urlata propaganda elettorale di questi “ incapaci” sulla “sicurezza”….sui “porti chiusi”…. sulla pacchia finita in Europa….e ritrovarsi…..con i 5 gg. di preavviso prima di fare delle “perquisizioni”…con l’ irrazionalita’ e l’ incongruenza dovute alla durata massima di 45 gg. per le intercettazioni…..col “bloccare” un ladro od una borseggiatore/trice per poi rischiare di essere denunciati per “sequestro di persona”…. dopo ben tre anni con un “bonus tombe”, una “tassa sull’ oro” ed un “condono edilizio”….non mi è difficile immaginare la loro profonda delusione….e disistima verso chi si è sbeffeggiato di loro………P.S….augurandomi di non aver “ipotizzato” in modo sbagliato….ovviamente
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LA SICUREZZA IN UN MONDO SEMPRE MENO SICURO- Viviana Vivarelli
Sembra che la sicurezza sia la causa del voto di 6 italiani su 10. Il voto è dominato dalla paura, del resto i tg non fanno che instillarla mandando sempre in onda scene di violenza bellica o urbana o insistendo su fatti di cronaca, furti, femminicidi, stragi, guerre, catastrofi. Ormai su un qualunque schermo tv come sull’inutile carta stampata appare solo il peggio del mondo, senza la più scarna ombra di luce. Unica regola incontrastata: chi è più forte ha ragione. La ragione degli squali.
Vince dunque il partito che urla più forte sul tema della sicurezza anche se poi, nei fatti, nei tre anni del governo Meloni non sembra che le forze dell’ordine siano state rinforzate o che le donne risultino più protette o che siano diminuiti i furti, gli atti di violenza, i femminicidi, gli sbarchi, anzi le statistiche mostrano che tutti i reati sono aumentati mentre una giustizia sempre più colabrodo archivia, prescrive, annulla, riduce le pene, patteggia, condona, rimette in libertà i colpevoli, dando l’idea che nemmeno chi subisce un reato è sicuro se poi non avrà giustizia. Ma se sparisce la certezza della pena e chi si occupa di Giustizia deforma leggi e processi o elargisce patteggiamenti e condoni col solo scopo di lasciare impuniti i rei specie se “eccellenti” come ci si può aspettare, razionalmente, che il cittadino si senta più protetto?
Solamente nei primi due anni di governo Meloni i reati denunciati sono aumentati del 3,8% rispetto al 2021, arrivando a un totale di 2.183.045.
Il tasso di criminalità in Italia ha raggiunto livelli superiori a quelli pre-pandemia. I furti, le estorsioni e le rapine sono tra i reati in aumento. La percezione del rischio di criminalità nella zona di residenza è in crescita, e l’affollamento nelle carceri è aumentato. La città col maggior numero di reati è Milano che è anche la città meno sicura d’Italia. La Regione più a rischio è la Campania.
Il cavallo di battaglia della destra è la lotta ai migranti ma le cifre sono impietose Nel periodo del governo Conte (da giugno 2018 a settembre 2019 e da settembre 2019 a febbraio 2021), gli sbarchi sono stati circa 38.841. Nei primi tre anni del governo Meloni (da ottobre 2022 a ottobre 2025) sono invece sbarcate oltre 300.000 persone e la meoni ha offerto l’ingresso a 500.000 nuovi migranti, contraddicendo sé stessa o gli alleati come Salvini di cui abbiamo ben visto i fallimenti quando era Ministro degli Interni. Del ridicolo quanto impossibile “blocco navale” non si parla nemmeno più, mentre si importano 5.000 infermieri dall’India per mantenere bassi i salari.
La stessa battaglia senza esclusione di colpi della casta politica contro i giornalisti non embedded o contro gli altri poteri dello Stato come un Parlamento sempre meno consultato e sempre più delegittimato nel suo potere legislativo, una Magistratura che si tenta di manipolare o mettere in ginocchio sotto il potere politico, come in tutti i Pesi dove c’è la separazione delle carriere, e una Corte dei Conti che viene tacciata di terrorismo di Stato quando fa quello per cui è nata, cioè revisionare i conti, addirittura contro un sindacato colpevolizzato quando fa il suo dovere di sindacato, cioèì difende i diritti dei lavoratori, mostra un potere sempre più protervo, autoritario e antidemocratico, che sta smantellando i pilastri su cui è fondata la democrazia, annullando di fatto i suoi principi fondamentali, come uno Stato fondanto su lavoro e non sulla mazzette, i paradisi fiscali o le collusioni con i poteri forti, uno Stato basato sull’uguaglianza di tutti di fronte alla legge e non su leggi stuprate per proteggere gli imputati eccellenti, uno Stato basato sulla tripartizione dei poteri e non sullo strapotere del Capo del Governo, sul diritto di ognuno alla libera espressione o alla libertà di cura, il rispetto del Diritto Internazionale, il ripudio della guerra, la tassazione progressiva secondo le possibilità contributive di ognuno, il diritto di ognuno a costruirsi un futuro dignitoso e sostenibile ecc.
Che l’autorità massima dello Stato nonché capo della Magistratura, il Presidente della Repubblica, non faccia un fiato di fronte a simili sconcezze, venendo meno al suo ruolo istituzionale, fa capire il perché del suo secondo mandato, appoggiato da destra e da sinistra: avere un potere che non controlla le leggi, che non difende la Costituzione, che non protegge i cittadini, che non sostiene la democrazia, ma sta lì come una bella figurina, lautamente pagata e ossequiata ma di fatto nullafacente e utile come un salvagente bucato.
Ma come può sentirsi sicuro un popolo che ormai vive nel terrore di tutto, non solo di una terza guerra mondiale che sembra l’unica aspirazione demente dei leader occidentali, cataclismi ecologici di cui ormai non sembra interessarsi nessuno visto che i soldi pubblici devono essere messi solo nelle armi, l’imperante corruzione dell’Unione Europea, assediata dalle lobbye e in vendita al maggior offerente, sempre più dipendente dalla corruzione, dalle mazzette delle multinazionali, dagli interessi dele grandi banche, dagli ordini di un dittatore americano pazzo, sempre più coinvolta in scandali che la classe politica non riesce più ad oscurare, mentre avanza il crollo dell’economia, l’aumento delle disuguaglianze, il crescere delle censure, le sanzioni sucide, i dazi a ruota libera, gli allarmismi pompati, le spinte all’odio sociale e nazionalistico, una classe politica che urla e invece di governare impera, il discredito delle grandi Autorità internazionali che dovevano garantire benessere, ordine, rispetto, convivenza? Ma come si può davanti a tutto questo sfacelo uno non aumentare il senso di insicurezza?
Ma qui arriviamo al paradosso per cui , ogni volta che storicamente tutto peggiora, una massa di cittadini ignoranti, di scarsa cultura o di intimi interessi, vota a destra. L’andamento delle elezioni europee sta lì a dimostrarlo. Non sono i fatti che contano. Chi ha paura ma ragiona poco, crede di difendersi appoggiando chi urla più forte. Come se le urla sostituissero la sicurezza. Un Paese è come una classe di ragazzini impauriti che per paura si assoggettano al bullo più prepotente.
Ma i fatti sono ben diversi.
Ed è uno stillicidio continuo, ogni giorno, un costante gioco al peggioramento del nostro Paese, con le autorità piccole o grandi che si inchinano al più arrogante e delinquente.
Fratelli d’Italia è quella che urla di più, ed ecco che una inchiesta di Ranucci rivela che due dei suoi candidati in Veneto sono legati alla ‘ndrangheta, e dunque contro Ranucci si scagliano 147 querele, il Garante della Privacy lo multa di 150.000 euro, si accorciano le sue puntate, si chiede in Parlamento di chiudere la sua trasmissione. Si estromette dall’Europa un giornalista che ha osato chiedere se sarà Israele o gli USA a ricostruire Gaza. Si mette la Commissione antimafia nelle mani di due politici sospettati di collusione mafiosa e si tenta di estromettere Scarpinato che è stato un giudica antimafia. Si vuol rendere reato il dire la verità su Netanyahu. Si ordina alle università di non parlare della Palestina. È vietato nelle scuole parlare di mafia. Anzi la mafia è sparita proprio dall’agenda del governo mentre ogni giorno almeno due politici di Fratelli d’Italia finiscono inquisiti per corruzione o collusione mafiosa. Per vincere le elezioni regionali, in un Paese già abbastanza devastato dal dissesto del territorio e dal cambio climatico oltre che dal dissesto morale e dalla violenza al potere, si offre un nuovo condono edilizio e una nuova spesa in armi.
E il mondo è così spaventato e così stupido che è come l’agnello che per difendersi dal lupo vota per il lupo, sperando di diventare lupo a sua volta o che il lupo lo difenda da sé stesso.
Molte cose sono inique a questo mondo, ma una delle peggiori avviene quando il male, o con la paura o con l’interesse o col bisogno o con l’ignoranza, omologa a sé stesso la vittima.
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quel che mi colpisce è la capacità di alcune persone a esprimere concetti ampi e profondi in due parole
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