Trump e buona parte della base Maga si sono sempre detti contrari ai cambi di regime imposti da Washington,però negli Stati Uniti sono in molti a sognare lo scontro con Maduro

(di Fabio Mini – ilfattoquotidiano.it) – È risaputo che la guerra ha bisogno di pretesti. Soprattutto quando i motivi sono deboli o ingiustificabili, ma anche quando ne esistono di gravi e concreti. Si inventano le cose più strane come quella del Faraone che mosse guerra all’avversario distante migliaia di chilometri perché le rane del suo stagno gli disturbavano il sonno.
O il falso incidente del Golfo del Tonchino che portò all’escalation in Vietnam, o le false prove per la guerra in Iraq. I pretesti sono anche il foraggio destinato ai popoli e ai poveracci che in guerra ci devono andare. Il foraggio dà coraggio. Più sottili e meno strombazzati sono i pretesti indirizzati ai potenti che devono decidere la guerra. La Germania entrò nella Prima guerra mondiale anche se il Kaiser Guglielmo II non era molto d’accordo. I suoi vertici militari lo convinsero sostenendo che la mobilitazione era già stata dichiarata e non si poteva tornare indietro. Non era ancora stato sparato un colpo, salvo quelli che avevano ammazzato l’arciduca Ferdinando e sua moglie, ma di questo al Kaiser non gliene fregava molto come pure alla stessa Austria-Ungheria. Il pretesto della mobilitazione diventò però un cardine della guerra: la mobilitazione generale, ovvero l’invio ai cittadini delle cartoline di richiamo o chiamata alle armi, era già un atto di guerra. E se ancora oggi la Russia, gli Stati Uniti, la Nato e gli europei possono fingere di non essere in guerra è perché non hanno dichiarato la mobilitazione generale. Nello schieramento di guerra che si va formando in Europa contro la Russia i motivi sono labili e per questo ogni cinque minuti c’è un tizio o una tizia che incitano la folla alla guerra, che denunciano un incidente, una violazione altrui mentendo sulle proprie. Fortunatamente, le folle non rispondono più come greggi e ignorano persino i cani dei pastori, ma sfortunatamente sono i leader a essere diventati un gregge e i cani che abbaiano li indirizzano dove vogliono. L’Europa e la Nato sono un esempio concreto e palese di questa frenesia bellica che alberga nella mente e nei portafogli di chi vuole la guerra: tante greggi, tanti cani, tanti pastori non sempre d’accordo, ognuno con il proprio ego da soddisfare, ognuno con un obiettivo diverso. In America la situazione è più semplice. Il gregge è ancora compatto, il pastore è uno e i cani sono tanti, ma non stanno attaccati alle gambe delle pecore, si accontentano di azzannare quelle del pastore. E sono questi cani, i maestri dei pretesti. Gli Stati Uniti si stanno preparando per un’azione militare in Venezuela tendente a un cambio di regime. Niente di nuovo. Ci siamo abituati al metodo ma non tutti si sono rassegnati ad accettarlo. La Direttrice dell’Intelligence statunitense Tulsi Gabbard sta sussurrando che il tempo dei regime change è finito. Viene dalle Hawaii nelle quali non è stata ancora digerita la colonizzazione Usa che ha portato un po’ di prosperità a scapito della dignità. I cani abbaiano forte contro il Venezuela parlando di lotta alla droga, di regime antidemocratico, di rovesciare un governo corrotto che ha impoverito il Paese. Tutte cose da dimostrare, salvo il fatto dell’impoverimento che è vero ma che dipende dalle sanzioni americane che, come è noto, colpiscono sempre i poveracci e mai i corrotti e i corruttori. Abbaiano sostenendo una squadra di corrotti rifugiati e coccolati negli Stati Uniti che tramano contro il Venezuela dai tempi di Chávez e vorrebbero mettere al governo una signora a cui è stato conferito il premio Nobel per la Pace per aver chiesto agli Stati Uniti d’invadere il suo Paese con le armi. Abbaiano per il petrolio che vorrebbero gratis sottraendolo ai venezuelani, abbaiano per le concessioni minerarie del ricco arco minerario, abbaiano per qualsiasi cosa meno per quello che è il reale scopo dell’operazione: la dimostrazione di potenza nei confronti di Cina e Russia. Uno scopo scontato ma certamente non utile da sbandierare in questo momento di altalena dei rapporti internazionali fra Stati Uniti, Cina, Russia, Brics e altri. Un azzardo pericoloso anche per i complicati rapporti interni tra le amministrazioni e tra i membri dello stesso Partito Repubblicano che si oppongono a qualsiasi iniziativa di colloqui con le altre potenze che non siano già parte del gregge. Sono gli stessi che vorrebbero la linea dura in Ucraina entrando apertamente in guerra contro la Russia. Quelli che brindano con il presidente per aver staccato l’Europa dalla Russia e averla incastrata in un vicolo cieco. Che brindano, senza di lui, per i fallimenti dei negoziati per l’Ucraina, ma non brindano affatto per il successo presidenziale a Gaza né per la politica fallimentare in Medio Oriente, in Asia e nel Sudamerica. Sono gli stessi che pensano che una vittoria facile possa rimediare a tutte le difficoltà attuali. Quelli che non pensano al prima e neppure al dopo. Al prima appartengono tutte le facili operazioni coperte e scoperte di cambio di regime che sono fallite lasciando distruzioni, morti, rifugiati e nessuna prospettiva per il futuro. Al dopo appartengono le conseguenze di un intervento armato che comprometterebbe definitivamente i rapporti con il resto del mondo, a partire da quel giardino dietro casa. L’opinione pubblica mondiale è già contraria all’intervento militare in Venezuela non tanto per salvare il presidente Maduro, ma per ribadire il concetto già espresso dalla Gabbard. Fine dei cambi di regime con la forza, degli interventi esterni non richiesti, dei colpi di Stato eterodiretti. Russia e Cina condividono lo stesso approccio. La prima perché sostiene che i suoi interventi militari in Georgia e Ucraina sono stati provocati dagli Stati Uniti e dagli europei con la rivoluzione delle rose del 2003 in Georgia e quella arancione del 2004 in Ucraina, il colpo di mano militare del 2008 in Georgia, il colpo di Stato del 2014 e la seguente guerra di repressione in Ucraina, e poi con la truffa degli accordi di Minsk del 2015. La seconda (la Cina) si oppone perché non ha mai condotto una sola operazione di quel tipo. Entrambe rigettano la mentalità di provocare tragedie per intere popolazioni al solo scopo di mostrare i muscoli. Una potenza che ha bisogno di essere dimostrata con questi metodi è già una potenza fallita. Fra una decina di giorni è prevista una conferenza internazionale per la pace a Caracas. Potrebbe essere troppo tardi per il Venezuela. Il New York Times ha già anticipato le opzioni militari per colpire il Paese: 1. Attacco alle strutture militari e sedi istituzionali e politiche con conseguente collasso governativo. 2. Operazione di forze speciali per rapire Maduro e la leadership politica e portarla negli Stati Uniti (tipo Noriega, Panama 1988); 3. Invasione e occupazione di strutture strategiche ed economiche d’interesse della Russia e della Cina. Trump sembra essere in dubbio su quale opzione scegliere, se adottarle tutte contemporaneamente o in sequenza o non adottarne nessuna. Forse è l’unico ad avere dubbi sulla facilità dell’esecuzione e sulle conseguenze e spera che Maduro si consegni o scappi all’estero. Ma potrebbe essere troppo tardi anche per gli Stati Uniti. Purtroppo, Trump si è talmente sbilanciato negli insulti a Maduro e nelle promesse ai suoi oppositori e ha lasciato che fossero schierate tali e tante forze nei Caraibi che ora ha il pretesto di non potersi tirare indietro senza perdere la faccia. Ebbene, l’invasione o qualsiasi ricorso alla forza sarebbe un ulteriore colpo alla credibilità degli Stati Uniti quando asseriscono di essere una potenza benigna. Inoltre, “perdere la faccia” è il più puerile e mafioso dei motivi per scatenare una guerra e comunque è il peggiore dei pretesti.
“La seconda (la Cina) si oppone perché non ha mai condotto una sola operazione di quel tipo.”
Lacuna storica clamorosa: la Cina nel 1950 ha invaso il Tibet orientale.
Per il resto ok.
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La questione Venezuela non è recentissima; articoli precedenti non mancano. Lo stesso Orsini, dopo aver preso un po’ di bicarbonato per il bruciore di stomaco, ne ha scritto uno da par suo.
Mini, invece, scrive a distanza di qualche giorno: si può supporre che si sia preso del tempo per riflettere, analizzare bene le cose e poi scrivere. Che si sia preso del tempo è un fatto certo; che abbia riflettuto ed analizzato bene il problema è un altro paio di maniche: non lo ha fatto.
Lasciamo perdere l’ampia (ed inutile) premessa sui pretesti che i politici si inventano per giustificare un’aggressione ad un altro stato, è storia millenaria; vediamo le boiate nel merito, partendo da un “peccato veniale” tanto per essere indulgenti.
“Il New York Times ha già anticipato le opzioni militari per colpire il Paese:“
No, non è il NYT ma il Wall Street Journal che ne scrive.
‘Gli Usa pronti a colpire in Venezuela’ ma Trump frena – Notizie – Ansa.it
U.S. Eyes Striking Venezuelan Military Targets Used for Drug Trafficking – WSJ
Annibale Mini non perde mai l’occasione di mettere nei suoi articoli i link delle fonti; basta solo citarle: ipse dixit.
Tutte cose da dimostrare, salvo il fatto dell’impoverimento che è vero ma che dipende dalle sanzioni americane. IPSE DIXIT.
Venezuelan Bolivares to USD Exchange Rate (1995-2025)
Inflation, consumer prices (annual %) – Venezuela, RB | Data
A parte il fatto che il nostro condottiero dovrebbe spiegare a quali sanzioni si riferisce, visto che il Venezuela ne ha subite diverse; le prime in modo sistemico (non mirato ad individui) risalgono ad Obama e sono del 2015; poi ci sono quelle del primo mandato Trump che hanno si colpito duramente perchè Marte era era in trigono con Saturno; quelle che invece sono state comminate alla Russia quando la luna era in quadratura con Giove, non funzionano.
Ricordarsi invece che un conto è fare il bolivariano nel 2008 col petrolio a 100$/barile; altro è farlo nel 2025 a 65$/barile; ma transeat.
L’impoverimento del Venezuela dipende dalle sanzioni e non dalla pessima gestione della spesa pubblica; Mini ha detto così e non si discute.
Abbaiano per il petrolio che vorrebbero gratis sottraendolo ai venezuelani,
No Mini, non abbaiano perchè non lo vogliono proprio quel petrolio.
https://ofac.treasury.gov/media/934026/download?inline=&utm_source
E non abbaiano nemmeno per le altre risorse minerarie.
https://sanctionsnews.bakermckenzie.com/us-government-ends-authorization-to-deal-with-sanctioned-party-in-venezuelan-mining-sector-and-warns-that-us-sanctions-targeting-venezuela-may-be-reimposed-soon/?utm_source
..ma per ribadire il concetto già espresso dalla Gabbard. Fine dei cambi di regime con la forza, degli interventi esterni non richiesti, dei colpi di Stato eterodiretti. Russia e Cina condividono lo stesso approccio. La prima perché sostiene che i suoi interventi militari in Georgia e Ucraina sono stati provocati dagli Stati Uniti e dagli europei…
Mini cita poi la Gabbard, sostenendo che la Russia condivide il suo approccio, ma poi elenca le azioni russe in Ucraina o in Georgia come provocate dagli USA.
Se questo significa condividere la visione di Gabbard, allora chiunque potrebbe sostenere di essere stato provocato e invadere chiunque voglia, il che è logicamente incoerente.
Poi però non ci si deve sorprendere se il FQ ha i conti in rosso.
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Con permesso,ho buttato un occhio alla GENERAL LICENSE n41A…che poi è stata sostituita dalla B qualche settimana dopo…e che salvo aggiornamenti deve essere scaduta abbondantemente.
Al punto 3
è permessa la vendita di prodotti petroliferi solo all’interno della giurisdizione statunitense. e’ vietata fuori Usa.
Quindi se ne deduce( senza approffondire altri patterns tecnici più difficili da illustrare)che quel petrolio gli interessa eccome: non tanto per usufruirne in patria(anche se lo possono fare), ma PER EVITARE DI MANDARLO SUL MERCATO . Ciò da loro grande potere geopolitico,soprattutto nel condizionare il prezzo dell’OIL. Più disponibilità c’è, più prezzo basso più eventuali scossoni speculativi.
Semplificando al massimo, il petrolio è di fondamentale interesse non per loro stessi,ma per non farlo arrivare alla Cina.
Avevo scritto qualche frasetta un mesetto fa,ma visto l’argomento molto complesso e considerando che è Domenica mi fermo qui.
Ci tengo a precisare che la mia non è una difesa d’ufficio ad “ANNIBALE Mini”😆a cui do la giusta considerazione:non troppo poco…certamente non troppo,sopratutto quando parla di argomenti più grandi di lui,fuori dal recinto del suo orticello.
saluti
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Ottimo, una replica sensata.
Ho visto la GL 41B e posticipa il winding down della Chevron fino al 27 maggio.
Come tu dici è scaduta.
No, non è scaduta.
Il winding down significa che la Chevron completa le attività tuttora in corso, ferma tutto, mette gli impianti in sicurezza e se ne va; ovviamente sciogli la Joint Venture
Ovviamente fare queste attività ha i suoi tempi tecnici.
E’ probabile che la Chevron abbia chiesto una proroga per fare quanto descritto.
Ma la sostanza non cambia: Chevron, l’unica compagnia USA rimasta in Venezuela, se ne va.
Un po’ dopo ma se ne va; ad ulteriore DOMOSTRAZIONE, per i fringuelli (col cervello da fringuello) che popolano questi pixel, per gli sceneggiatori di film di fantascienza (Orsini, Mini, Basile, Spinelli) e per il seguito che se ne va.
Segno che il petrolio venezuelano (con rispetto parlando del petrolio) non interessa agli USA; possono farne tranquillamente a meno.
https://www.caracaschronicles.com/2025/03/19/how-chevrons-exit-will-impact-the-venezuelan-economy/?utm
Semplificando al massimo, il petrolio è di fondamentale interesse non per loro stessi,ma per non farlo arrivare alla Cina.
Esatto, è così.
Agli USA non interessa la melma venezuelana chiamata petrolio, interessa non farla arrivare in Cina.
Cosa ribadita anche da Annibale.
abbaiano per qualsiasi cosa meno per quello che è il reale scopo dell’operazione: la dimostrazione di potenza nei confronti di Cina e Russia.
C’è pure scritto, ma per un rapace della mutua è difficile afferrare questo concetto.
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X L-70:
Esatto, è così.
Agli USA non interessa la melma venezuelana chiamata petrolio, interessa non farla arrivare in Cina.
Difficile commentare una vaccata del genere.
Agli USA il petrolio venezuelano non piace, non sanno che farsene.
In Cina va a ruba, siccome non ci fanno l’asfalto per le strade si suppone che gli serva come carburante.
Quindi non è melma.
Quella, caso mai, ce l’ha nella testa gente come te.
Che poi oltretutto fai anche il Ganassa facendo affermazioni tipo:
Un po’ dopo ma se ne va; ad ulteriore DOMOSTRAZIONE, per i fringuelli (col cervello da fringuello) che popolano questi pixel, per gli sceneggiatori di film di fantascienza (Orsini, Mini, Basile, Spinelli) e per il seguito che se ne va.
Nah, qui l’unica DOMOSTRAZIONE è che tu voli COSTANTEMENTE TROPPO ALTO rispetto a quel che l’idrogeno che hai dentro ti permetterebbe.
Rispetto ai succitati Orsini-Mini-Basile-Spinelli tu hai rilevanza pari a ZERO.
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@LHEART70
Sulla qualità del petrolio venezuelano non mi pronuncio perchè non ci capisco un granchè:sicuramente le tue esperienze lavorative(e non solo) ti permettono di capirne molto più di me.Vedremo quali saranno gli sviluppi futuri,la situazione si sta scaldando.
Buonaserata
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X Zeppelin -70.
Quando la pianti di fare il tronfio gonfio?
Butti i ‘conti in rosso’ del FQ come dimostrazione che Mini fa articoli di cacca?
Massì, li facciano fare a te, così diventeranno ricchissimi.
Se sei talmente ottuso e tronfio da pensare che gli USA vogliano fare al Venezuela la guerra NON per il petrolio sei proprio tarato.
E TU stesso ammetti che ops, fanno la guerra al Venezuela così non manda il petrolio in Cina.
Però il petrolio venezuelano è una cagata, no? Non lo vuole nessuno.
Nessuno tranne la Cina e gli USA.
Sei proprio tarato male, L-70. Troppo idrogeno nei pallonetti tra le orecchie. Tanto che persino Carl Forlanini ti ha dato qualche punto.
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ci fu qualche cosa anche col Vietnam….mi sembra di ricordare….
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Se c’è stato un accordo con Putin e Xi riguardante la divisione del mondo in arie d’ influenza per a cui agli Usa spetta spadroneggiare sulle due Americhe , allora per Maduro ed il Venezuela si avvicina l’ ora del cambio di regime, con quali mezzi di vedrà. Ma se questo accordo non si è fatto allora è tutto da vedersi.
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pensa se il Brics fosse anche un accordo militare tipo NATO cosa succederebbe
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Pensa se i BRICS avessero fatto qualcosa di concreto dopo 20 anni ,a parte qualche iniziativa finanziaria a guida cinese.
Magari qualcuno eviterebbe di considerarli dei ciarlatani.
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Qualcuno chi?
Tu, per esempio?
Quello che definiva gli attentati terroristici in Russia fatti dagli ucronazi come ‘selective killings’?
Quanto idrogeno sprecato.
Almeno andasti ad elio, faresti un pò ridere.
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hahaha
per cui, tutti i tentativi di colpo di stato organizzati dalla CIA, e nominati degli improbabili capi popolo della libertah, ultima la Machado, lo hanno fatto perchè amano il popolo venezuelano.
Non perchè, come l’esempio di CUBA dimostra, dopo tutte le sanzioni e i tentativi di golpe, lo stato Venezuelano, per disperazione e sopravvivenza, si è rivolto agli unici stati che possono opporsi agli IUESEI come Russia e Cina.
Infatti la Cina molro sensibile ai richiami commerciali, ha accettato di scambiare petrolio e materie prime di cui ha bisogno, con beni ed infrastrutture.
Invece di fare i bulli e voler imporre con la forza i loro rapaci interessi spacciandoli come principi di demokrazia e “buona economia”, ad esempio come il “Washington consensus” che è solo l’ulteriore cornice dove imprigionano le economie di interi continenti, non cercano di collaborare ed aiutare gli stati di cui si dicono “amici”?
Nella realtà l’amministrazione IUESEI, di qualsiasi colore, dalla sua fondazione ha usato sempre la forza contro quelli che non volevano piegarsi al loro volere. La loro storia è una guerra perenne, interrotta ogni tanto da piccole pause utile per preparare la prossima.
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