
(di Liana Milella – ilfattoquotidiano.it) – Enrico Costa, il super garantista di Forza Italia, non s’arrende. In piena bagarre da referendum sulla separazione delle carriere, mette a segno un altro colpo. Una delega al governo per stringere su sequestro e uso delle chat in risposta alla frenata sulla legge Zanettin. La piazza in commissione Giustizia nell’ambito della legge di Delegazione europea. Approfitta dell’insistente richiamo Ue a sottoporre sempre e comunque a un giudice indipendente il via libera su intercettazioni e materiale degli smartphone. Delega il Guardasigilli Carlo Nordio a inasprire le regole sul sequestro delle chat. Con tre obiettivi: definire “in modo sufficientemente preciso” le categorie delle infrazioni rilevanti. Quindi sequestro non ammissibile per tutti i reati. Indispensabile “il rispetto della proporzionalità”. Concetto tutto da chiarire. Poi l’assoluta necessità di “subordinare l’accesso ai dati, salvo casi debitamente giustificati d’urgenza e per i reati gravi, al controllo preventivo di un giudice o di un organo amministrativo indipendente”, nel contraddittorio tra le parti.
La proposta passa in commissione Giustizia che l’affiderà ai colleghi degli Affari Ue dove è in attesa l’annuale legge di Delegazione europea. Certo non può sfuggire che il passo di Costa avviene giusto quando rallenta di nuovo la legge Zanettin sugli smartphone, bloccata dalla primavera in commissione Giustizia. Perché alla fine ha vinto la linea di FdI, due binari distinti nella gestione delle chat sequestrate per liberare dai super controlli reati come mafia e terrorismo. Dopo l’altolà del procuratore Gianni Melillo a maggio, s’è mossa Chiara Colosimo dal vertice dell’Antimafia con i suoi emendamenti. Ora Nordio lavora a un testo che esclude i reati di maggior pericolo, cyber-sicurezza compresa, mettendo da parte il gip. Costa non è per niente convinto: “Il controllo del giudice è imprescindibile. E deve valere per tutti i reati. Al limite, ma solo in casi eccezionali, può arrivare in forma di convalida di un sequestro già effettuato dal pm. Questo non lo dice Costa, ma la Ue, le cui posizioni sono sbandierate solo quando fa comodo”.
Il suo testo non lascia dubbi. È l’ennesimo bavaglio sull’uso di prove secondo i principi garantisti che sono il “vangelo” di Costa che si dice “in linea con la Ue”. Non nega la possibilità di sequestrare le chat, bensì l’aver riconosciuto “alle autorità competenti la possibilità di accedere ai dati contenuti in dispositivi, sistemi informatici o telematici o memorie digitali, ai fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati in generale” che richiede di pari passo la stretta garantista. E qui arrivano i tre punti che Costa consegna a Nordio. I reati devono essere definiti in modo “sufficientemente preciso” sia in base alla natura, sia alle categorie delle infrazioni rilevanti. È come dire che non per tutti i reati si potranno sequestrare e utilizzare le chat. Non solo. Costa introduce il criterio della proporzionalità. Vedremo come si potrà tradurre la “cautela” in termini giuridici. Forse un equilibrio tra la gravità del reato e il numero o la quantità di chat sequestrabili? Infine l’accesso ai dati sarà sottoposto al controllo di un giudice o di un organo amministrativo indipendente. Siamo di nuovo a una legge Zanettin inasprita.
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Suggerisco un titolo diverso:
Altro colpo ai cittadini onesti: per i PM ancora più difficile sequestrare le chat
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Un altro mattoncino aggiunto alla gigantesca diga costruita da questo sgoverno per contenere la magistratura e impedirle di indagare a fondo sui colletti bianchi, tutelare i cittadini e perseguire quei funzionari pubblici e politici che delinquono con troppa disinvoltura.
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Ma questo Costa si rende conto delle robe marroni che produce?
Possibile che davvero lui pensi al GARANTISMO che guarda caso, è sempre a vantaggio dei colletti bianchi?
Cos’hanno tanto da nascondere? Tipo le Chat della Von der Pfirzer?
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Sempre peggio. Si estende a dismisura la rete di protezione per faccendieri, politici, lobbisti, funzionari corrotti ladri e disonesti. L’obiettivo non è soltanto che non possano essere beccati dalla magistratura, si vuole che nessun giornalista coraggioso (e ce ne sono pochi) possa aprirci gli occhi sul verminaio che dirige questo paese
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