
(di Domenico Affinito e Milena Gabanelli – corriere.it) – Quando c’è da parlar male dell’Europa si tira sempre in ballo l’eccesso di regole. Per anni ha dominato la bufala sulle dimensioni delle zucchine, da un annetto sono i tappi agganciati alle bottiglie di plastica. Una norma che invece è vera: dal 3 luglio 2024 la direttiva 2019/904 sulle plastiche monouso, impone a tutti i Paesi membri la vendita di bottiglie di plastica col tappo agganciato. L’Italia l’aveva adottata già nel 2022, e consumatori e produttori si sono adattati senza problemi. Eppure durante la campagna elettorale per le europee del 2024 il ministro Matteo Salvini inveiva sui social pubblicando la foto di un tizio col naso attaccato al tappo e lo slogan «Più Italia, meno Europa». E ancora oggi, puntualmente, qualcuno tira in ballo la normativa come «follia». Allora vediamo perché è stato necessario introdurla.

L’80% dei rifiuti marini è plastica
Tutto parte nel 2008 con la Direttiva 98 sui rifiuti che obbliga i Paesi membri ad attivare entro il 2015 la raccolta differenziata di carta, metalli, plastica e vetro. L’emergenza ambientale è legata, in primo luogo, alla plastica che rappresenta oltre l’80% dei rifiuti marini (stima Ue). La gran parte (oltre il 70%) è composto da attrezzi da pesca e dai 10 articoli monouso più comuni: bottiglie, tappi, cotton fioc, sacchetti per la spesa, posate e piatti, cannucce, palloncini, contenitori per alimenti, ecc. I tappi, soprattutto, sono tra i primi cinque oggetti trovati nelle operazioni di pulizia e monitoraggio dei rifiuti sulle spiagge e sono tra i rifiuti marini più pericolosi per due motivi: primo perché sono spesso fatti di polietilene ad alta densità (HDPE), il che li rende più difficili da degradare (fino a 1000 anni); secondo perché mammiferi, tartarughe marine, uccelli e pesci li scambiano per cibo, ingerendoli.
La strategia Ue
Nel dicembre 2015 la Commissione lancia un piano per l’economia circolare e nel 2018 pubblica la strategia europea per la plastica: l’obiettivo è quello di raggiungere la totale riciclabilità e il riuso degli imballaggi di plastica nel 2030, anche attraverso la loro riprogettazione. A livello mondiale, scrive la Commissione, ogni anno finiscono negli oceani da 4,8 a 12,7 milioni di tonnellate di plastica. E nell’Unione Europea tra le 150 mila e le 500 mila tonnellate. Così si arriva alla normativa 2019/904 che prevede sette misure:
1) dal 2021 divieto di produzione in Ue per cotton fioc, posate, piatti, agitatori e cannucce;
2) dal 2024 tappo attaccato per i contenitori per bevande fino a 3 litri e obbligo di usare materiale riciclato (fino al 30% nel 2030);
3) dal 2021 nuova marcatura per bicchieri di plastica, prodotti del tabacco (filtri), assorbenti igienici e tamponi, con indicazioni sul corretto smaltimento;
4) entro il 2026 generale riduzione del consumo dei contenitori per gli alimenti (compresi bicchieri e tazze);
5) misure di sensibilizzazione per informare i consumatori sull’utilizzo di prodotti alternativi e incentivarli ad adottare un comportamento responsabile per ridurre la dispersione dei rifiuti e sull’utilizzo di prodotti alternativi;
6) raccolta differenziata dedicata per le bottiglie in plastica (77% entro il 2025 e 90% entro il 2029);
7) responsabilità estesa del produttore sull’intero ciclo di vita dei prodotti, in modo da spingere le aziende a progettare prodotti più sostenibili e riciclabili, a coprire i costi della gestione dei rifiuti e a rispettare gli obiettivi di riutilizzo e riciclo stabiliti dall’Unione Europea
Il peso dei tappi
Durante questo periodo vengono pubblicati altri studi: nel 2019 il WWF calcola che ogni anno finiscono nel Mediterraneo a 570 mila tonnellate di plastica, mentre secondo la International Union for Conservation of Nature, il nostro Paese, insieme ad Egitto e Turchia, è tra i principali responsabili. Nel 2020 Legambiente lancia l’indagine «Beach Litter» lungo le coste italiane e censisce 654 rifiuti ogni cento metri di spiaggia: il 7% sono tappi. Su circa la metà delle spiagge campionate, la percentuale di plastica era il 90% del totale dei rifiuti. D’altronde i numeri lo spiegano bene. Prendiamo le bottiglie di plastica. Secondo il Mase ogni anno in Italia si consumano 14 miliardi di bottiglie di plastica. La bottiglia la metti nella differenziata, il tappo spesso lo butti dove capita. Contando che un tappo pesa in media 1,6 grammi, stiamo parlando di 22.400 tonnellate di tappi.
Cosa è cambiato
Dopo l’entrata in vigore delle direttive su differenziata e riciclo cosa è successo? Secondo Plastic Europe, mentre la produzione mondiale di plastica nel 2024 è aumenta del 16,3%, quella europea è scesa del 12,4%. La plastica prodotta con materiale riciclato è passata da 30 a 40,8 milioni di tonnellate a livello mondiale, ma in Europa da 4,9 a 7,7 milioni di tonnellate. I dati dunque confermano che la transizione verso la circolarità della plastica è consolidata e sta accelerando. In Europa l’uso di plastica riciclata è aumentato del 70% dal 2018 e la plastica circolare rappresenta ora il 13,5% di tutte le plastiche trasformate in nuovi prodotti. E per la prima volta i rifiuti plastici riciclati superano quelli conferiti in discarica: il 26,9% contro il 25%. Una crescita importante, ma il potenziale è ancora in larga misura non sfruttato, soprattutto rispetto ad altri materiali come carta, vetro e metallo, il cui riciclo va dal 60 all’80%. Questo perché ci sono settori come quelli automobilistico, elettrico ed elettronico, se la stanno prendendo comoda. Infatti, tirando le somme, i rifiuti plastici smaltiti in discarica sono ancora troppi, mentre il tasso di incenerimento sta addirittura aumentando: rispetto al 2018 è cresciuto del 15 %. Infine: da quando sono stati introdotti i sacchetti di plastica con materiale biodegradabile, il consumo in Italia di sacchetti è calato del 60%.
Tutto il mondo si sta adeguando
Tornando ai tappi, l’Europa ha fatto da apripista e ora il resto del mondo si sta adattando: dall’Asia, dove Cina e India sono tra i più grandi produttori mondiali, agli Stati Uniti, dove la California ha adottato una legge che prevede dal 2027 l’obbligo del tappo attaccato.
E non è la prima volta che una legge, adottata da una nazione, diffonde comportamenti virtuosi a livello mondiale. Sono gli effetti positivi della globalizzazione. Chi si ricorda più la linguetta delle lattine? Era il 1989 quando una legge statunitense obbligò a introdurre quelle che rimanevano attaccate alla lattina dopo l’apertura. Oppure i famigerati anelli di plastica che tenevano insieme le lattine (i six-pack rings) e che strozzavano le tartarughe marine? Furono banditi nel 1994 da una legge del Congresso, che imponeva di realizzarli in plastica biodegradabile o carta. Ma nessuno gridò più «Texas e meno Usa». Perché poi il finale della partita sono le microplastiche, che diventano cibo per i pesci e quindi ci tornano nel piatto.
dataroom@corriere.it
A parte le minchiate di Salvini , chi prende a pretesto la normativa EU sui tappi di plastica per sottolineare il ruolo politico non dirimente del parlamento europeo ,non vuole essere per questo non d’accordo con il provvedimento in sé . D’altro canto anche i parlamenti nazionali legiferano su argomenti talvolta persino imbarazzanti . Il problema della commissione e semmai quello di prendersi poteri che non ha come ha fatto per il riarmo . Poi mi viene da pensare in quale paradosso cadono quando si occupano d’inquinamento e promuovono una spesa smisurata per la produzione di missili, droni, carrarmati , aerei etc…che avranno bisogno di una quantità di energia e materie prime incommensurabile per essere realizzati e quindi di energia con conseguente gas Serra ed inquinamento.
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Per me onestamente non è cambiato niente: come apro la bottiglia rompo il gancetto ed è esattamente come era prima.
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Vorrei dirti che dovresti mangiarti il tappo. Il problema è che finirebbe comunque nel mare.
Non sei sicuramente sensibile ai temi ambientali.
Diciamo che dichiari di fare abitualmente una cosa fuori legge. Vedi te…
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Non c’è nessuna legge che vieta di rompere il tappo, e poi a casa mia faccio come mi pare. Una volta che la bottiglia è vuota la butto nella differenziata, certo non la abbandono per strada.
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E’ ovvio, tu rompi sempre.
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😳😳😳
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“In casa mia faccio quello che mi pare”???? 😳😳😳
Non è CASA TUA… il problema è mondiale… è casa di tutti, animali compresi.
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Scusa Anail ma secondo me mi sono spiegato male.
Primo, non compro quasi mai acqua per strada a meno che non faccio il turista e vabbè mi adatto.
Secondo, a casa compro l’acqua confezionata e il gancio lo rompo perchè ste bottiglie nuove sono una rottura di coglioni, ma stappo e attappo e prima di buttarle attappo e amen.
Non capisco quale sia il problema
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Argomento trattato un po’ alla buona.
Lasciamo perdere Salvini, che è come le scarpe sfondate: sta male con qualsiasi abito.
Entrando nel tema: il problema dei rifiuti plastici in mare non si risolve solo con il tappo agganciato. La responsabilità principale è dei comportamenti individuali e della scarsa attenzione verso un tema che riguarda tutti. Basti pensare che ancora oggi il 7% dei tappi finisce nelle spiagge.
Poi c’è la questione del “riciclo”. Parlare di economia circolare e riciclo di plastica o carta come se fosse infinita è, a dirla tutta, una presa per i fondelli.
Ad ogni ciclo di trattamento, le proprietà meccaniche di plastica e carta si degradano: il prodotto finisce per diventare inutilizzabile e, alla fine, o finisce in discarica o entra nel ciclo di “waste to energy”, ossia la termovalorizzazione, dove viene trasformato in energia.
È un fenomeno “italianamente inevitabile”, perché a differenza del vetro o dei metalli, questi materiali non sono infinitamente riciclabili.
Una soluzione concreta c’è già non in Italia, e funziona: il riuso. Le bottiglie di PET ad esempio, sono vendute con cauzione, come una volta col vuoto a rendere.
Le riporti indietro, ricevi la cauzione, e la bottiglia viene lavata e riutilizzata: niente discarica, niente termovalorizzazione.
Purtroppo, in Italia, il riciclo ha creato una fiorente e povera (tanto per cambiare) economia che è difficile da sradicare. Proporre il riuso al posto del riciclo rischierebbe di scatenare sommosse popolari.
Ma c’è una speranza: il settore del riciclo italiano fatica a competere con le plastiche riciclate provenienti dai paesi in via di sviluppo. Se dovesse collassare, forse sarà finalmente possibile introdurre il riuso anche in Italia
Non tutto il male vien per nuocere.
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e quelli che abitano in montagna che buttano la bottiglia ma si tengono il tappo per la beneficienza come fanno a buttarla nel mare? chiedo per un amico
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Tempo fa li conservavo anch’io a quello scopo, ora non li prendono più.
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Facile, la buttano in montagna: l’inciviltà non dipende dall’altitudine.
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