(Dott. Paolo Caruso) – Il pensiero della Meloni sulla sua idiosincrasia nei confronti della Stampa si può esplicitare nella frase detta durante la conferenza alla Casa Bianca a cospetto di Ronald Trump : “Io non voglio mai parlare con la Stampa italiana. E io aggiungerei, specialmente con quella libera da condizionamenti di potere. Avrà pensato che il confronto con i giornalisti è talmente inutile in quanto “L’informazione c’est moi”.  Più tardi, durante la conferenza stampa, infatti la Presidente del Consiglio italiano ha ribadito la sua avversione al confronto con i media, adducendo l’impossibilità in quanto “siamo troppi e andremmo per le lunghe”. Questo atteggiamento irrispettoso, tra l’altro ripetitivo, denota il suo profilo poco liberale nei confronti del giornalismo a cui dedica solo monologhi frettolosi e confezionati, e mai un vero confronto. Le sue rarissime apparizioni ma quasi sempre prive di dibattito avvengono in salotti a Lei congeniali come quello di Bruno Vespa. Un personaggio che ha poco di giornalista ma molto di “Ciambellano del Potere”. Troppo poco per rapportarsi con la Società civile e con il vero giornalismo. Il solo fatto di avere perso 4,04 punti e essere precipitati al 49mo posto nella classifica internazionale sulla libertà di stampa ci dà ulteriore prova di una deriva più grande che riguarda l’ Informazione nel nostro Paese. Il problema non sono solo le solite faccette da “caciottara”, il volto scocciato  della Meloni di fronte ai giornalisti a dimostrare la sua insofferenza, ma anche la sua tendenza, e quella dei politici soprattutto di destra, ampiamente testimoniata dai dati, a ricorrere sempre più spesso a forme di intimidazione e minacce come le SLAPP, ovvero le querele temerarie, mosse con il solo scopo di zittire le voci critiche. Non solo giornalisti,  soprattutto giornalisti di inchiesta, Sigfrido Ranucci ecc., ma anche personaggi appartenenti al mondo della cultura, Roberto Saviano, Luciano Canfora, Tomaso Montanari, lo Storico Davide Conti, la filosofa Donatella Di Cesare e altri, vengono colpiti dalla mannaia della querela facile da parte della politica che cerca di limitare sempre più la libertà d’opinione. Un governo in grande spolvero in questo tipo di operazione, come la Premier Meloni, il Ministro Salvini, il Ministro Lollobrigida e la Sottosegretaria Isabella Rauti, ecc. Anche la RAI lottizzata da tempo remoto dai partiti oggi risente di una lottizzazione unica da parte del governo Meloni, infatti è diventata la cassa di risonanza della Premier. Secondo il report di CASE 2023, la Coalizione europea anti SLAPP di cui facciamo parte, l’Italia ha registrato nel 2023 il numero più alto di querele temerarie in Europa, delle quali la maggior parte sono state intentate contro giornalisti o testate. Oggi però con l’ effetto tritolo alla libera informazione si è fatto un salto di qualità, e la  realtà criminale  è diventata  pericolosa. La posta in gioco è alta, ne va della democrazia. Il giornalismo di inchiesta è sotto scacco ne sa qualcosa Sigfrido Ranucci che ha rischiato di grosso insieme alla famiglia. I temi infuocati toccati dal giornalista Ranucci nella trasmissione Report su corruzione, azioni poco trasparenti di certi personaggi, intrecci anche internazionali tra politica, massoneria, mafia servizi segreti deviati e estremismo nero, hanno toccato probabilmente nervi scoperti delle tante ombre che costellano la vita democratica del Paese. Fatti incresciosi  che confermano quanto sia urgente proteggere chi esercita il diritto di informare. Ancora una volta l’ ipocrisia in questa destra meloniana regna sovrana, infatti il governo a poche ore dall’ attentato reagisce contro Report e Ranucci con il fuoco delle querele.  La democratura meloniana instaurata nel nostro Paese sulle orme di quella ungherese di Orban certo non depone bene per la libertà d’informazione che risulta sempre più controllata dagli organi di governo. Scriveva Calamandrei che ” La libertà è come l’ aria, ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”. Allora cominciamo innanzitutto a difendere la nostra Costituzione e in particolare l’ articolo 21.