
(di Michele Serra – repubblica.it) – Sono tra i tanti bene impressionati dal lavoro di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. Ha riferito con chiarezza, e senza reticenze, quanto accadeva e accade a Gaza. E lo ha fatto con responsabilità ben superiori a quelle di un qualsiasi opinionista. Tra tanti burocrati, mi è parsa una persona in grado di restituire finalmente alle istituzioni un linguaggio franco e non ipocrita.
In virtù di questa stima, rimango male impressionato dalla maniera brusca, e molto ex cathedra, con la quale Albanese affronta, sulla scena pubblica, le divergenze di opinioni su una materia — i diritti umani — che è delicatissima di per sé, e tanto più dovrebbe esserlo per Albanese, esperta di diritto internazionale e, appunto, diritti umani.
Già diffuso dalle cronache l’episodio di Reggio Emilia, con il sindaco (che la stava premiando) fischiato da alcuni per avere ricordato anche le vittime del 7 ottobre, e la premiata che gli ha espresso il suo «perdono» (a che titolo?) per avere osato tanto, a patto che mai più si permetta di dire ciò che ha detto. Ora si aggiunge l’abbandono di un talk show nel momento, non credo casuale, nel quale un esponente di destra, citando Liliana Segre, si è detto in disaccordo con il concetto di genocidio.
Albanese, su Gaza, è un’autorità, non una militante. E mentre di militanti se ne trovano a bizzeffe, sono le autorità che difettano. A parte questo non credo che il mondo abbia bisogno di rimproveri: ha un disperato bisogno di ragione, di informazione e ove possibile di gentilezza. E volendo entrare anche nel merito della militanza: la sinistra rimproverante ha fatto il suo tempo, è di quella convincente che si sente la mancanza.
E ti pareva che Michelino non faceva quello con la puzza sotto il naso ? Ma questa signora ha avuto il coraggio di mettersi contro gli Usa e tutta la lobby ebraica del mondo. Possibile che lei lo riesca a capire Serra ? Certo lei scrive in un giornale che non tornerebbe un capello agli aguzzini di Tel Aviv e quindi ha cercato di trovare il classico pelo nell’ uovo per offuscare l’ immagine di una donna che un gigante rispetto alle meschinità di gentucola borghese con il c…al caldo.
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NEOLIBERISMO, IL MODERNO MINOTAURO
DI PAOLO DI MIZIO
Tra gli effetti del neoliberismo, il principale è la capacità di destrutturare la democrazia, svuotarla internamente e trasformarla in una prigione senza alcuna avvertibile differenza esteriore.
La democrazia si basa sul voto del popolo, che sceglie, o crede di scegliere, ciò che più conviene al popolo stesso. Ma il nord magnetico del neoliberismo non è il popolo, bensì la finanza, il grande capitale. È ovvio dunque che la finanza avrà prevalenza sul popolo.
Lentamente, e neppure troppo, il popolo si trova senza effettivi poteri. Il suo diritto al voto non è negato, ma il voto stesso, per così dire, è narcotizzato e intrappolato dal fatto che man mano tutti i partiti di un determinato Paese aderiscono al neoliberismo. Si trasformano da portatori di ideologie sane (tutto ciò che è frutto del libero pensiero è sano) in portatori di ideologia unica.
Guardate il panorama in Italia, che poi è identico in tutte le cosiddette democrazie europee. Con la parziale e quasi inconsapevole eccezione del M5S oltre che di alcuni gruppuscoli di estrema sinistra numericamente trascurabili, tutti i partiti sono neoliberisti, dal Pd e la sua mini galassia al duo Calenda-Renzi, a Forza Italia, alla Lega, a Fratelli d’Italia. Non c’è altro. La chiamano “agenda Draghi”, ma si legge neoliberismo.
La gente, narcotizzata, per lo più non si accorge di nulla. “C’è libertà, possiamo viaggiare, possiamo comprare quello che vogliamo, nessuno ci vieta niente” sentirete dire. Non è scritto da nessuna parte, ma una cosa vietata c’è: uscire dalle mura del neoliberismo, dalla logica del consumismo, specie quello globalizzato di Apple, Amazon e delle altre aziende americane supernazionali che dominano il mondo.
Dalla democrazia tout court – imperfetta quanto vi pare, eternamente in fieri, ma pur sempre sanamente in tensione – si è così passati alla democrazia consumistica: si può scegliere l’automobile, lo smart phone, la vacanza ai Caraibi, l’orologio, la giacca, l’abito da sera e il taglio dei capelli, quasi ogni cosa. Ma è una finzione di democrazia. È la democrazia vista in una serie di specchi deformanti. È un inganno da Luna Park, un gioco che ci ha intrappolati tutti.
E chi volesse uscire dalle camere degli specchi deformanti, non troverebbe più la strada per tornare indietro: è il mito del Labirinto che si ripete – come tutti gli immortali miti greci – e dentro al Labirinto c’è il Minotauro, mostro mezzo uomo e mezzo animale, possente, crudele, invincibile, onnivoro ma divora soprattutto la democrazia. Quello è il neoliberismo. Mancano però un Teseo e un filo di Arianna. Tale è la nostra condizione oggi.
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Invece puoi benissimo scegliere di non dare importanza a macchine, vacanze, orologi, giacche, ecc.
Ti sentiresti isolata, fuori dal mondo? Può darsi, ma le motivazioni forti dovrebbero prevalere.
Il problema è che vorresti che facessero altrettanto anche gli altri, e magari sogni modelli di società che lo impongano (ci sono già stati, e hanno fallito).
Per cui parli di neoliberismo come male della democrazia, ma è proprio il concetto di democrazia che non ti è chiaro.
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No pagliaccio, il problema sollevato è che viviamo in un PAESE DEI BALOCCHI globale, dove tu puoi pretendere per quel che il tuo conto in banca permette, sennò vai sotto al ponte come fanno tanti homeless americani.
Non è pretendere che gli altri facciano qualcosa, ma che si accorgano in che ‘libertà’ vivano.
Ma come può un SOMARO come te capirlo?
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Idiota mentecatto, quante forme di vita conosci in grado di pretendere (e ottenere) cose per cui non hanno disponibilità?
L’essere umano basa i suoi scambi sul denaro. In base a quanti ne ha può permettersi un tenore di vita più o meno elevato.
Se io compro una Ferrari e non ho i soldi per mantenerla finisco sotto un ponte.
Se guadagno 1200 €/mese e faccio l’abbonamento a Sky e vado a mangiare sushi tutti i fine settimana finisco sotto a un ponte.
Se guadagno 1200 €/mese, mia moglie non lavora e faccio 2 figli finisco sotto a un ponte.
Però guarda un po’ non è che tutti quelli che guadagnano 1200 €/mese finiscono sotto un ponte, quindi si può vivere dignitosamente anche con 1200 €/mese.
Ma siccome tu fai parte di quella categoria che pretende che tutti vivano da borghesi benestanti indipendentemente dal conto in banca, che siano ricchissimi o poverissimi, penso di avere già sprecato troppo del mio tempo.
Detto questo, siccome hai l’insulto facile e automatico, se ritieni possiamo anche passare la giornata a impestare questo blog con insulti reciproci e sempre più pesanti.
Non ‘è problema, dimmi tu. Stronzo.
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Cioè la Albanese ha tutto il mondo che conta contro (a cominciare dagli USA) e non può permettersi il minimo gesto di insofferenza?
Vorrei vedere il Serra con tutto il mondo che conta contro (a cominciare dagli USA) che fa.
Probabilmente prenderebbe a capocciate il vicino appena uscito di casa.
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