L’appello del collettivo Venice4Palestine, volto non solo alla sacrosanta pretesa di prendere una posizione netta contro “un genocidio compiuto in diretta dallo Stato di Israele in […]

(di Andrea Scanzi – ilfattoquotidiano.it) – L’appello del collettivo Venice4Palestine, volto non solo alla sacrosanta pretesa di prendere una posizione netta contro “un genocidio compiuto in diretta dallo Stato di Israele in Palestina”, ma anche a escludere dalla Mostra del Cinema di Venezia gli attori Gal Gadot e Gerard Butler, sta facendo discutere. Il tema è scivolosissimo. Boicottare gli artisti per le loro idee è pericolosissimo e può portare a una vera e propria caccia alle streghe. È successo troppe volte. Basta pensare al maccartismo, o in Italia all’appello contro il commissario Luigi Calabresi. Altri tempi e altre situazioni, certo, ma passare dalla giusta indignazione alla rabbia più cieca è un attimo.

Venice4Palestine sta “costringendo” tutti a parlare di Gaza. Benissimo. Poi però occorre affrontare il come, oltre che il cosa. Gadot e Butler vengono descritti come dei fan sfegatati di quel criminale abominevole di Netanyahu. Le loro biografie dicono qualcosa di diverso: sono cittadini israeliani e in passato hanno sostenuto il loro esercito. Vero. Come è vero che, negli ultimi mesi, hanno preso (forse non abbastanza) le distanze dalle decisioni efferate del governo israeliano. Paolo Sorrentino e Carlo Verdone sono stati criticati per (nel primo caso) non avere firmato l’appello e (nel secondo caso) aver detto che, quando gli è stato chiesto di aderire, non era ancora stata formulata la richiesta di escludere Gadot e Butler. Sorrentino è stato anche accusato di pavidità per non volersi inimicare Mubi, la piattaforma che distribuisce il suo ultimo film, finanziata a sua volta dal fondo Sequoia Capital, che investe in produzioni d’armi israeliane. Sorrentino ha detto di condividere chi parla di “genocidio” a Gaza, non ha risposto su Mubi (“è giusto che lo facciano loro”) e politicamente non è mai parso un mostro di coraggio e radicalità. Se si pretende un approccio alla Gian Maria Volonté (magari!), qui stiamo proprio da un’altra parte. Sorrentino afferma però il giusto quando asserisce che “non sono per niente propenso a censurare nessuno, soprattutto in un luogo che per sua vocazione naturale deve invece accogliere chiunque”. E Verdone è inattaccabile quando dice: “Quei due (Gadot e Butler) non sono gente che tira le bombe, sono attori come me. Gli attori non possono diventare il tribunale dell’Inquisizione. Un festival è un tavolo di confronto, tolleranza e libertà”.

Ed è questo il punto: trasformarsi da lucidi indignati a ciechi inquisitori. Gabriele Muccino ha ricordato come, a Venezia, dopo il nazismo e il premio alla regista di Hitler, Leni Riefenstahl, fu deciso di non concedere più nulla a chi si si comprometteva con regimi illiberali. Secondo Muccino (che ha firmato l’appello di Venice4Palestine), Gadot e Butler sono stati quindi giustamente boicottati. Ragionamento motivato e legittimo, ma che non convince appieno, perché Gadot e Butler non sono la Riefenstahl e nemmeno i registi di Netanyahu. Per me è in atto un genocidio e i punti di contatto tra nazismo e sionismo revisionista sono ormai tanti. Troppi. Stiamo vivendo un abominio e un’apocalisse. L’idea però di isolare chi la pensa diversamente mi terrorizza, ancor più se non si parla di iscritti alla Wehrmacht, ma di attori non certo equiparabili a fiancheggiatori o boia. Qui parliamo di artisti, non di politici. È stato folle vietare a Gergiev di esibirsi, perché gli è stato impedito non di celebrare Putin, ma di mettere in scena la sua arte. Trovo patetiche le “idee” di Povia, ma chi gli vieta di esibirsi è fuori da oltre ogni logica democratica (ed è pure idiota, perché tanto ai concerti ci vanno in due. Compreso Povia). Da mesi Rocco Tanica vomita su X frasi allucinanti su Gaza. Roba che in confronto Molinari è filo-palestinese. Le sue parole mi fanno schifo, ma non mi sognerei mai di chiedere ai festival di boicottare Elio e le Storie Tese perché il loro co-fondatore ultimamente copia male Parenzo. Se ci inerpichiamo su questa strada censoria e ciecamente rabbiosa, rischiamo di creare disastri. Per poi accorgercene troppo, troppo tardi.