I leader europei si sono esposti alla capitolazione della dignità, personale e collettiva, dei loro Paesi, non ottenendo nulla né per l’alleato ucraino né nei confronti di Mosca

(di Fabio Mini – ilfattoquotidiano.it) – Mentre Trump e Putin si parlavano ad Anchorage, il presidente Usa stava autorizzando una forza di spedizione per un eventuale intervento contro il Venezuela e dava il benestare a Israele per la rioccupazione militare di Gaza.
Dei bambini di Gaza non gliene fregava niente come non gliene frega neppure della sorte di quelli ucraini che Zelensky continua a dichiarare deportati dai russi. La letterina elaborata dall’intelligenza artificiale per conto della signora Trump e da lui allungata in busta chiusa a Putin parla di bambini in generale e su questo concordano tutti, anche quelli che se ne fregano. Putin ha ribadito la posizione russa in merito alla sicurezza internazionale e agli interessi russi alla propria sicurezza, a partire dai confini. Putin ha spiegato a quattr’occhi quali sono le “radici” del conflitto in Ucraina e quindi della sicurezza russa sul fronte europeo, senza trascurare il fatto di essere a capo di uno Stato che abbraccia due continenti e che confina direttamente con gli Usa, che con essi condivide gli interessi nell’Artico, che l’aspirazione russa è quella di partecipare a una cooperazione intercontinentale che non si contrapponga agli interessi Usa ma che solleciti benefici per tutti. Trump ha dichiarato pubblicamente di aver “capito” la posizione geopolitica russa. Non significa che la sostenga, ma è già tanto che l’abbia finalmente capita visto che la Casa Bianca degli ultimi vent’anni l’ha volutamente ignorata.
L’affrettata e affollata messinscena di Washington non ha alterato di un millimetro i risultati di Anchorage. Trump, con i presunti alleati, e non con Putin, si è impegnato a trovare un modo per un vertice tra Putin, Zelensky e lui stesso. Non è detto che ci riesca, e nemmeno che la cosa lo interessi molto. Trump si rende perfettamente conto di essersi ficcato in un vespaio e che a dar retta agli europei rischia di peggiorare la situazione per sé, per la sua candidatura al premio Nobel per la pace e, forse, per gli affari che intende fare a spese dell’Europa e dell’Ucraina. D’altra parte lo stesso accordo sulla ripresa delle relazioni con la Russia e sulla moderazione del rischio nucleare, se e quando reso ufficiale da un trattato, sarebbe già motivo di Nobel. In passato tale prestigioso premio è stato assegnato per meno, molto meno o niente addirittura. A Washington non si è risolto nulla ma si sono chiarite alcune cosette.
I leader europei hanno dimostrato di non avere nessuna dignità e hanno coinvolto i propri paesi e cittadini in uno spettacolo miserabile. In effetti questa capitolazione della dignità personale e collettiva è stata stigmatizzata da molti media europei, ma per il motivo opposto: sono stati giudicati indegni per non aver insultato Trump, per averlo ascoltato, per essersi presentati in giacca e cravatta (non tutti) e per non aver preteso che accettasse tutte le farneticazioni sulla difesa dell’Europa e del mondo dalla pazzia di Putin, per non aver detto chiaro e tondo a Trump quello che dicono nei loro appuntamenti galanti: che entreranno in guerra a fianco dell’Ucraina con o senza l’America, che hanno già pronte le testate nucleari da lanciare su Mosca e per non aver dichiarato guerra agli Stati Uniti in risposta ai dazi.
In realtà è stata una capitolazione di dignità per aver ascoltato le banalità che Trump aveva preparato per loro (ciò che meritavano) e per aver rinunciato a capire quello che Trump aveva già capito: che la loro retorica dell’intransigenza è più pericolosa della guerra, che la situazione dell’Ucraina e dell’Europa è destinata a peggiorare, che loro non meritano alcuna considerazione da parte dei propri cittadini per non essere stati capaci di prevenire e risolvere i conflitti, che loro non contano nulla alla Casa Bianca e a casa loro e che avrebbero dovuto ringraziare Trump per non averli cacciati a pedate.
Nonostante ciò è stato chiarito che i negoziati di pace in Ucraina non hanno bisogno del cessate il fuoco. Putin ha detto più volte in maniera chiara che non cadrà più nel tranello di Minsk e che adesso le garanzie di sicurezza per l’Ucraina le vuol dare lui stesso, nei suoi termini, e che anzi è la Russia che vuole dalla Nato e dagli altri europei le garanzie per la propria sicurezza. Trump non ha promesso nulla in merito a un intervento diretto nelle “garanzie” per l’Ucraina. Anche lui, come Putin non si fida degli europei e dei dirigenti ucraini. Trump sembra aver capito bene il punto di vista della Russia sulla sicurezza globale e quella ai suoi confini e sa che né la Nato né nessun soldato europeo dei paesi considerati ostili (Italia compresa) potrà metter piede in Ucraina, che la neutralità ucraina esclude l’adesione alla Nato e passa per la smilitarizzazione o quantomeno la limitazione dei propri apparati a forze di sicurezza interna.
Trump ha anche sgamato il trucco europeo dei cosiddetti Volenterosi di assegnare all’Ucraina, con o senza l’accesso all’Unione europea, uno status simile all’alleanza militare sul tipo dell’articolo 5 della Nato. Teoricamente non è un’idea balzana, ma i molti osservatori che la sostengono sono evidentemente distratti. Si tratterebbe di includere l’Ucraina in un trattato multilaterale o più trattati bilaterali che prevedano la difesa collettiva non come l’art. 5 ma in maniera più stringente: esattamente come vuole interpretarlo l’attuale comando della Nato pianificando l’attacco preventivo. In pratica si tratterebbe di chiudere la Nato e sfasciare l’Unione europea, cose anche salutari, se non aumentassero i rischi di sicurezza per tutto il continente. Infatti, ogni paese della Nato o dell’Unione che adottasse l’iniziativa esporrebbe le rispettive organizzazioni al rischio di conflitto che l’Ucraina volesse aprire o provocare con la Russia. Non solo, senza la cessazione del conflitto attuale ogni paese aderente diventerebbe cobelligerante e quindi soggetto alle rappresaglie o alle azioni preventive russe. L’Unione europea e la Nato sono già in una situazione simile per la partecipazione diretta alla guerra tramite gli aiuti e alle sanzioni ed è soltanto grazie all’ambiguità di Trump se la Russia non tratta i paesi europei come nemici dichiarati e non ci tira addosso qualche missile. L’ambiguità di Trump ripropone il vecchio dubbio sulla volontà Usa di sostenere un conflitto diretto anche nucleare in Europa. Questa volta non si tratterebbe di salvare “Danzica” o qualcuno, ma di coinvolgere tutti in un conflitto disastroso dal quale si uscirebbe solo ri-capitolando. Definitivamente.
Farsi i conti senza l’oste non è consigliabile soprattutto a chi non ha molti contanti in tasca . Sembra essere invece uno sport in voga tra i vari capetti d’Europa che sparlano,minacciano ,fanno strani progetti ma tutto tra di loro senza mai chiedersi : ma come vanno le cose sul fronte ? Stiamo vincendo noi o no ? Ma a loro interessano le telecamere dei tg non tutto il resto.
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Messaggio che l’ex presidente Jimmy Carter ha indirizzato a Donald Trump in risposta alla sua intervista sulla Cina:
“… Hai paura che la Cina ci superi, e sono d’accordo con te. Ma sai perché la Cina ci supererà? Da quella data ho normalizzato le relazioni diplomatiche con Pechino nel 1979… Sai quante volte la Cina è entrata in guerra con qualcuno? Non una volta, mentre noi siamo costantemente in guerra.
Gli Stati Uniti sono la nazione più bellicosa nella storia del mondo, perché vogliono imporre ad altri paesi che rispondono al nostro governo e ai valori americani, e vogliono controllare le aziende che hanno risorse energetiche in altri paesi.
In Cina, a sua volta, i benefici economici della pace sono evidenti. Sta investendo le sue risorse in progetti infrastrutturali, ferrovia intercontinentale e transoceanica ad alta velocità, tecnologia 6G, intelligenza robotica, università, ospedali, porti ed edifici invece di usarli nelle spese militari.
Quanti chilometri di ferrovia ad alta velocità abbiamo nel nostro paese? Mentre la Cina ha circa 29.000 km di ferrovia ad alta velocità, gli Stati Uniti hanno sprecato, credo, 3 trilioni di dollari in spese militari. È più di quanto tu possa immaginare. La Cina non ha sprecato un solo centesimo nella guerra, motivo per cui è più avanti di noi in quasi tutti i settori.
E penso che la differenza sia che se prendi 3 trilioni di dollari e investi in infrastrutture americane, rimarrebbero probabilmente 2 trilioni di dollari. Avremmo ferrovie ad alta velocità. Avremmo ponti che non crollerebbero, avremmo strade in corretta manutenzione. Il nostro sistema educativo sarebbe buono come la Corea del Sud o Hong Kong. “Ha detto Carter.
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BELLISSIMO DISCORSO. E ora pensiamo a cosa vogliono fare i nostri governanti europei e i nostri governanti italiani. Vogliono fare come la Cina o come gli Stati uniti? Anzi peggio, visto che siamo i servi degli Stati uniti
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P.S.
L’algoritmo scelto per i commenti va sempre peggio. Oggi ho dovuto riporvare 30 volte prima che si arrivasse al mio nome.
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Esiste un metodo per non aspettare l’intervento manuale: l’iscrizione
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