Il debito degli Stati Uniti è di 1,18 trilioni di dollari, non in assoluto ma solo sugli interessi debitori accumulati in precedenza. È bene ricordare che tutte le grandi crisi finanziarie […]

(di Massimo Fini – ilfattoquotidiano.it) – Il debito degli Stati Uniti è di 1,18 trilioni di dollari, non in assoluto ma solo sugli interessi debitori accumulati in precedenza. È bene ricordare che tutte le grandi crisi finanziarie mondiali, da quella di Wall Street del 1929 a quella, più recente, della Lehman Brothers del 2008, sono partite dagli Stati Uniti. Il motivo è sempre lo stesso: si concedono mutui a interesse crescente ai risparmiatori, grandi e piccoli, più spesso piccoli, che poi non sono in grado di onorarli.
Chi pagherà questo enorme accumulo di interessi inesigibili? Nessuno, perché come scrive Vittorio Mathieu in Filosofia del denaro del 1985 “alla lunga i debiti non vengono pagati”. Se osservate il bilancio annuale delle grandi imprese e dei grandi imprenditori, cioè di coloro che maneggiando il denaro in grande stile ne hanno capito meglio il meccanismo truffaldino, i debiti prevalgono sui crediti. È il piccolo risparmiatore, il “fesso istituzionale del sistema” del denaro che deve trattenerne un poco per affrontare possibili imprevisti. Perché dico che il risparmiatore è il fesso istituzionale del sistema? Perché ha un credito verso le banche, queste organizzazioni di delinquenti, e il suo denaro verrà progressivamente a valere sempre meno a causa dell’inflazione o di altri meccanismi che i truffatori si sono inventati.
Poniamo che sia uno il complesso di tutti i beni materiali esistenti al mondo, nelle loro varie forme, materie prime, titoli di credito, eccetera, e cento il denaro circolante, che cosa rappresenta il restante 99 per cento?
Nulla. Perché il denaro di per sé non esiste. Il denaro, nella sua estrema essenza, è futuro, rappresentazione del futuro, scommessa sul futuro, rilancio inesausto sul futuro, simulazione del futuro a uso del presente.
Inoltre, nella progressiva finanziarizzazione del sistema, il denaro non è più agganciato a nulla se non ad altro denaro sempre più astratto, vedi bitcoin. È stato Richard Nixon, forse il miglior presidente che gli Stati Uniti abbiano avuto negli ultimi decenni, ma passato poi alla storia come “Nixon boia”, e immunizzato in seguito, non a caso, da accuse risibili, a porre fine alla truffa del gold exchange standard, cioè all’illusione che l’oro tenuto nelle casseforti di Fort Knox potesse garantire tutto il denaro esistente al mondo. È pur vero che anche l’oro, come mezzo di pagamento, è inesistente. L’importante è che sia creduto esistente.
Quando i colonizzatori europei arrivarono in Africa Nera saccheggiarono l’oro, ma i nativi ne ridevano perché per loro valeva di più la conchiglia Cauri che era la loro moneta insieme al più onesto baratto.
“Se il futuro non è eterno ma ha una sua finitudine noi, alla velocità cui stiamo andando, proprio grazie al denaro, lo stiamo vertiginosamente accorciando. Stiamo correndo a rotta di collo verso la nostra morte, come specie. Se il futuro è infinito e illimitato lo abbiamo ipotecato fino a regioni temporali così sideralmente lontane da renderlo di fatto irraggiungibile. L’impressione infatti è che, per quanto veloci si vada, anzi proprio in ragione di ciò, questo futuro orgiastico arretri costantemente davanti a noi come l’orizzonte per chi abbia la pretesa di raggiungerlo. O, forse, in un moto circolare, nicciano, einsteiniano, proprio del denaro, ci sta arrivando alle spalle gravido dell’immenso debito di cui l’abbiamo caricato. Se infine, come noi pensiamo, il futuro è un tempo inesistente, un parto della nostra mente, come lo è il denaro, allora abbiamo puntato la nostra esistenza su qualcosa che non c’è, sul niente, sul Nulla. In qualunque caso questo futuro, reale o immaginario che sia, dilatato a dimensioni oniriche, mostruose, dalla nostra fantasia e dalla nostra follia, un giorno ci ricadrà addosso come drammatico presente. Quel giorno il denaro non ci sarà più. Perché non avremo più futuro, nemmeno da immaginare. Ce lo saremo divorato”. (Il denaro. “Sterco del demonio”).
America: nu ‘gangster con le pezze al cubo 😄
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Fini dimentica che gli IUESEI non hanno mai pagato i loro debiti ma fatti pagari ad altri, altro ancora, con le guerre i debiti dei vincitori vengono cancellati.
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Il Nostro dovrebbe seguire un breve corso di micro e macro economia, nonché della relativa storia, prima di lanciarsi in affermazioni temerarie mescolate a invenzioni pseudofilosofiche di teatrale impatto emotivo
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“In qualunque caso questo futuro, reale o immaginario che sia, dilatato a dimensioni oniriche, mostruose, dalla nostra fantasia e dalla nostra follia, un giorno ci ricadrà addosso come drammatico presente.”
Ottimista o pessimista che sia, non ci resta che vivere il nostro tempo cogliendo ogni possibile occasione di soddisfazione personale. I nostri politici l’hanno capito ormai da molto tempo cosi come il popolo dei non-votanti, quello che sa bene che tutto cambia per non cambiare nulla.
Carpe diem!
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Più che naturale in un paese di balocchi… fondato sulle rate!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
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Ottimista come al solito Fini.
Ma in fondo in fondo in questo mondo non è solo il denaro ad essere effimero ma tutto visto l’ approdo finale.
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Ottimo Max
“questo futuro orgiastico arretri costantemente davanti a noi come l’orizzonte per chi abbia la pretesa di raggiungerlo.”
Affermazione che si può dedurre dall’ osservazione della figura del treno che va al contrario in alcune “piazze d’italia” del pennello metafisico di Giorgio De Chirico,grande conoscitore di Nicce.
Però caro Max ti manca l’ultimo step di prospettiva del Übermensch”, una prospettiva anagogica laica che possiamo accogliere fin dai primi neoplatonici per avere il massimo splendore dopo Tommaso D’Aquino.
Quindi il tuo pessimismo è fuori luogo perché banalizzato da un Nichilismo volgare.
Parafrasando Wittengstein, “un cieco dalla nascita conosce il buio?” “ e la luce la puoi conoscere senza aver conosciuto il buio?”
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Fini non è un economista e, conoscendo un po’ il suo pensioero, l’articolo non vuole essere un’analisi meccanica, ma è invece una critica alla gestione finanziaria-economica che ha ridotto l’umanità a livelli insopportabili di ingiustizia e disuguaglianza sociale, soprattutto nell’opulento super civile-demokraticissimo Occidente (sic!).
E pensare che con i progressi tecnologici avremmo dovuto vivere in un Eden. Invece siamo solo dei disperati dissociati alienati faziosi che si combattono fra loro anziché mandare via la marmaglia che ci sgoverna.
Siamo ridotti così perché abbiamo lasciato fare a pochi… era più comodo affidare ad altri… e questo è il disastro.
Fini, come sempre si assegna il compito di descrivere ciò che non ha bisogno di vedere con i suoi poveri occhi. Finora, come in “Cecità” di Saramago eravamo tutti ciechi o facevamo finta impegnati com’eravamo a copiare gli americani: consumismo, era la parola d’ordine.
Pare che adesso ci stiamo svegliando e stiamo scoprendo che pure andare l’ombrellone e la sdraio da sotto il sedere ci hanno tolto. Ma è l’inizio della fine se, appunto, non facciamo capire ai maiali che il oro tempo è finito.
Altrimenti, come dice Fini, finiremo noi! Tutto qui; amaro ma vero…
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E.C.: Pure l’ombrellone e la srdaio…
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P.S.: la Filosofia è la prima scienza dalla quale scaturisce il sapere umano. Per come stiamo messi, non la metterei da parte definendola un incomodo. Se non si parte dall’essere umano e dai suoi sentimenti non c’è analisi che tenga.
Io non capisco molto di economia ma è evidente che le eccellenze fra gli economisti (es.: draghi, monti) tanto celebrate, tutto hanno fatto tranne che migliorare la nostra vita.
Penso sia proprio la mancanza di filosofia, della scienza che ingloba tutti i punti di vista del nostro essere “umani“ in quanto tali che ci riporta a noi, alle nostre necessità anche spirituali che la fredda matematica ignora. Perché i numeri come le lettere, se sono solo rappresentazioni grafiche servono a poco, è il punto di vista dell’anima che li nobilita.
Nella nostra società è mancato questo elemento e i risultati sono disastrosi e lo saranno sempre di più se non si cambiano i paradigmi.
Ridare centralità all’essere umano, restituirgli ideali e valori non è una opzione ma ineludibile necessità.
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Il denaro ha un valore ipotetico, convenzionale e dunque ipoteticamente inestinguibile. Ma esso è direttamente collegato a beni reali e non ipotetici che solo un attore possiede fino al suo esaurimento: la madre Terra. Finiti quei beni, finito l’uomo e il suo denaro (reale o ipotetico che sia). Chi paga i debiti è la Terra che li paga subito ma il conto finale lo pagherà l’uomo. In natura.
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