L’incontro in Alaska non porrà fine alla guerra per tre ragioni principali.

(di Alessandro Orsini – ilfattoquotidiano.it) – Prima di elencarle, è necessaria un’informazione preliminare. L’eventuale cessione di territori ucraini alla Russia serve soltanto per dare luce verde al dialogo. Potrebbe anche accadere che la Russia, una volta ottenuti i territori, prosegua la guerra perché l’Ucraina non vuole demilitarizzarsi o perché vuole entrare nella Nato. Chiarita la portata del disastro, ecco le tre ragioni per cui l’incontro in Alaska non terminerà la guerra.

La prima è che l’Europa e Zelensky si oppongono a ogni cessione territoriale.

La seconda ragione è che Zelensky e l’Europa sono contrari alla demilitarizzazione dell’Ucraina. L’Europa vuole trasformare l’Ucraina in uno degli Stati più armati del mondo. La Germania, per citare un solo caso, ha firmato accordi per produrre missili sofisticatissimi direttamente in territorio ucraino.

La terza ragione è che Zelensky preferisce perdere i territori combattendo piuttosto che cederli senza combattere. Questo accade perché la razionalità politica è diversa dalla razionalità umanitaria. Mentre la razionalità umanitaria persegue il fine di salvare vite umane, la razionalità politica è finalizzata, in ultima istanza, alla conquista e alla conservazione del potere. Prima di decidere che cosa concedere a Putin, Zelensky si domanda se la decisione che sta per prendere aumenterà o diminuirà le sue possibilità di rimanere al potere. Attenzione: la razionalità politica, pur essendo applicata correttamente sotto il profilo teorico, può condurre a esiti praticamente disastrosi. Ad esempio, è politicamente razionale che Zelensky non voglia consegnare a Putin le roccaforti in Donbass. Tuttavia, la prosecuzione dei combattimenti in Donbass potrebbe condurre al collasso di tutta l’Ucraina giacché i russi accompagnano i combattimenti in Donbass al bombardamento delle infrastrutture vitali dell’Ucraina. Siccome conosce la razionalità politica, Putin bombarda tutta l’Ucraina per modificare il calcolo costi/benefici di Zelensky. Putin bersaglia Kiev per far capire a Zelensky che la difesa del Donbass causerà distruzioni in tutta l’Ucraina. Il messaggio di Putin a Zelensky è una proposizione bivariata: “Caro Zelensky, quanto maggiore sarà la tua resistenza in Donbass, tanto più grande sarà la distruzione di Kiev”. È per via di questa proposizione bivariata che Merz compra i Patriot americani da piazzare a Kiev. Ed è sempre per la stessa proposizione bivariata che Trump sta cercando di ottenere da Putin un cessate il fuoco aereo. L’idea che il cessate il fuoco aereo sia nell’interesse della Russia è pura propaganda della Nato: una falsità contraria a ogni logica strategica. Nelle circostanze presenti, il vantaggio che la Russia ricaverebbe dal cessate il fuoco aereo sarebbe così piccolo da assomigliare a uno svantaggio. Il vantaggio dell’Ucraina, invece, sarebbe smisurato. Trump sta aiutando Putin a uscire da una condizione disperata? Anche questa è propaganda della Nato. Trump non è l’uomo della pace; è l’uomo che gestisce la sconfitta strategica della Nato in Ucraina per mano della Russia. Trump ha colpito Brasile, Cina e India con i dazi per punire il loro acquisto di petrolio russo e, così facendo, si è infilato un cappio al collo. Per proteggere Zelensky, Trump ha posto gli Stati Uniti contro tre Paesi importantissimi. I dazi di Trump potrebbero compattare Cina e India come la guerra in Ucraina ha compattato Russia e Cina. Se accadesse, Trump avrà bisogno della tregua più di Putin e Zelensky messi insieme, per sbrogliare la situazione con l’India.