(Tommaso Merlo) – L’unica speranza che dal vertice in Alaska esca qualcosa di buono è Putin, se ha accettato l’invito nel pieno di una guerra che sta vincendo, vuol dire che ha in mano qualcosa di concreto. Il crollo del fronte ucraino è dato per imminente e Putin non ha nessun interesse al cessate il fuoco e a fare concessioni. Quanto a sanzioni e dazi secondari sono dolo propaganda in un mondo che ha già costretto la Russia a traslocare verso est. In genere gli accordi tra capi di stato vengono poi siglati prima e i vertici servono giusto per la firma e la foto di rito. Non ci si mette a negoziare come al mercato se non per limare i dettagli. Pare infatti Trump abbia accettato che la Russia si tenga i territori conquistati e che l’Ucraina rimanga fuori dalla Nato e per questo Putin si sta scomodando, per incassare la vittoria almeno sulla carta ma non solo. Andando in Alaska, Putin affronta la vera fonte ispiratrice della guerra e cioè la Nato a matrice americana con la sua invadenza che dall’Ucraina arriva fino al Caucaso. Putin potrebbe voler aprire una nuova fase in cui il suo paese venga lasciato in pace e la Cia vada a piantare grane altrove. Ma Putin ha interesse ad incontrare Trump anche per scavalcare ed umiliare una Europa in cui imperversa una russofobia ormai ridicola. Mentre Trump perlomeno parla da sempre di pace in Ucraina e voleva da tempo incontrare Putin, l’Europa sono anni che lo demonizza e rifiuta di fare il lavoro diplomatico per cui è profumatamente pagata. Col vergognoso risultato che oggi l’Europa viene esclusa da un incontro al vertice per discutere sui destini di una guerra che imperversa lungo i propri confini. Davvero uno scandalo. A furia di affidarci a certe classi deficienti, siamo sprofondati ad un livello penoso. Hanno permesso che i neocon americani li trascinassero in una guerra suicida col proprio vicino, l’hanno persa senza nemmeno combatterla sprecando una fortuna ed oggi che l’hanno persa invece di nascondersi dalla vergogna e cambiare rotta o mestiere, tartassano ulteriormente i propri popoli già allo stremo per riarmarsi in vista di una rivincita che esiste solo nelle loro fantasie tecnocratiche visto che l’arsenale nucleare russo ci ridurrebbe in poltiglia. Senza parlare di Zelensky prima piazzato lì e poi innalzato a martire del diritto internazionale e della democrazia mentre contemporaneamente l’Europa a Gaza è complice di un ripugnante genocidio. In vista del vertice, l’Europa si è rischierata compatta a favore dell’Ucraina ma tra le classi deficienti continentali in molti sperano che Trump firmi la resa di fatto, e forse anche Zelensky la vede così. Passi indietro non ne può fare altrimenti i suoi facinorosi amichetti gli fanno lo scalpo ma non può nemmeno ignorare per sempre le drammatiche notizie dal fronte. La vera incognita dell’incontro in Alaska rimane Trump, un personaggio che sembra scappato da un reality girato in una clinica psichiatrica. Ogni giorno ne combina una. O per distrarre dai suoi disastri oppure per strappare attenzione ed approvazione di cui è tossicodipendente. Trump sa a malapena dove si trova il Donbass, per lui è tutta una questione di ego ma anche di soldi. Non ne vuole più sprecare per quella guerra che non ritiene sua ed al contrario sta tentando di estorcere terre rare per rientrare con le spese. Vuole poi che quegli scrocconi degli europei se la sbrighino da soli. Già è riuscito a fargli aumentare le spese militari costringendoli a servirsi dalla sua armeria e adesso vuole che nel pantano di quella guerra persa, ci rimangano loro se proprio ci tengono. Lui ha altro a cui pensare, tra cui il Nobel per la Pace e la vera terza guerra mondiale che si combatterà più ad est, coi nemici dagli occhi a mandorla. Lo stato profondo che comanda davvero deve averlo fatto capire anche a lui e ai russofobi che infestano anche Washington, gli Stati Uniti sono sommersi di debiti e la leadership psicopatica di Trump sta aggravando una profonda crisi che è anche sociale, non possono permettersi di sprecare risorse altrimenti l’era cinese si materializzerà prima ancira del previsto. La sottomissione della Russia rimane un obiettivo strategico occidentale, ma non è la priorità e comunque quel fronte sarà compito degli europei mentre i marines punteranno a Pechino. Ma nel frattempo incombe il vertice in Alaska e l’unica speranza che esca qualcosa di buono è Putin. Se ha accettato l’invito nel pieno di una guerra che sta vincendo, vuol dire che ha in mano qualcosa di concreto per arrivare ad una pace anche se solo temporanea. Perché se l’Occidente non riuscirà a mandare qualcuno sano di mente alla Casa Bianca e sbarazzarsi delle classi deficienti europee, la terza guerra mondiale è solo questione di tempo.