
(ilsimplicissimus2.com) – Chissà per quale motivo non trovo da nessuna parte, almeno quelle ufficiali, notizia della grande nave affondata da un sommergibile russo di fronte alle foci del Danubio e che invece di trasportare grano era carica di materiale bellico destinato all’Ucraina e gentilmente donato dall’Australia e da altri Paesi Nato. Un sommergile furtivo ha lanciato un missile Poseidon modificato e il cargo si è spaccato letteralmente in due, affondando nel giro di 15 minuti. Non batteva bandiera liberiana e i suoi marinai sapevano benissimo cosa trasportava: 8o mila tonnellate di armi di ogni tipo, compresi 40 carri armati Abrams di vecchio tipo e dunque ancora più scarsi di quelli nuovi dei quali esistono solo 4 superstiti che gli Usa hanno vitato agli Ucraini di usare per evitare ulteriori figuracce. Come al solito la Nato gioca sporco e nasconde i suoi traffici dietro l’apparenza del normale commercio marittimo per rifornire i suoi morituri, la sua manodopera di morte. Ma questa volta è andata malissimo. Non è tanto la perdita di un sia pur rilevantissimo carico bellico a pesare, quanto altri tre fattori ovvero la sempre maggiore capacità dei servizi russi di individuare i carichi bellici nascosti sotto le apparenze di un traffico civile, l’incapacità da parte dei sonar Nato di rilevare la presenza di sommergibili russi, soprattutto quelli di classe Varšavjanka, particolarmente silenziosi, e la scelta del Cremlino di affondare questi carichi, senza tante storie.
Finora c’era una sorta di tacito accordo per cui i russi non affondavano le navi commerciali sospette, mentre gli occidentali chiudevano un occhio sulle petroliere russe nel mediterraneo. Ma l’ultimatum di Trump che riguarda anche i dazi da comminare ai Paesi che commerciano con la Russia ha cambiato in maniera radicale questa situazione anche perché ci sono stati attacchi a navi mercantili e petroliere russe negli ultimi due anni, nonostante i taciti accordi e questa cosa potrebbe subire un’accelerazione. Così dopo l’affondamento c’è stata una riunione di emergenza della Nato per studiare vie alternative di rifornimento via terra, attraverso la solita Polonia e Romania, anche se ovviamente tali vie di rifornimento terrestri sono molto più a rischio. Così alla fine l’Alleanza ha partorito una dichiarazione in cui si minaccia di colpire in maniera simmetrica gli interessi russi, mentre ii Cremlino ha fatto sapere che qualsiasi attacco contro le sue navi sarà considerato come un attacco diretto alla Federazione.
Come si può facilmente vedere la guerra ha una sua logica che va avanti in maniera autonoma rispetto ai tentativi o alla stessa volontà di pace, soprattutto quando quest’ultima viene portata avanti in maniera ambigua, con l’unica preoccupazione di non apparire perdenti e per giunta da un milieu politico occidentale largamente inferiore al compito e poco più che amatoriale, per così dire. L’ottimismo dimostrato da alcuni che si aggrappano a un accordo sottobanco fra Trump e Putin grazie al quale non si arriverà mai allo scontro diretto, può essere consolatorio, ma non tiene conto della natura sostanziale di un Alleanza abituata a dettare legge e intrinsecamente aggressiva. La fornitura via mare dell’Ucraina è assolutamente vitale per evitare un crollo verticale di Kiev, con o senza Zelensky che da eroe è diventato nel giro di 24 ore una sorta di reprobo a dimostrazione della potenza oltre che della strumentalità delle narrazioni di cui siamo costantemente vittime. Tuttavia la difesa delle vie marittime di approvvigionamento bellico di Kiev sarebbe impossibile senza un coinvolgimento diretto nella guerra della Nato: ci troviamo insomma di fronte a una logica che può facilmente prendere il sopravvento su qualsiasi buona intenzione, anche ammesso che ci sia. Il pericolo che corriamo è proprio questo: una rincorsa alla guerra che avviene senza che nessuno lo voglia davvero, anche perché l’idea di poter tenere vivo indefinitamente il conflitto nella sola Ucraina è privo di senso viste le condizioni del Paese. La prospettiva di mantenere acceso solo un punto caldo è chiaramente un’ illusione, ma per l’alleanza occidentale la pace è di fatto un’onta insopportabile perché significa che qualcuno è riuscito a resisterle e a sconfiggerla. Si può essere deboli, ma non si può dimostrare debolezza.
una notizia del genere dovrebbe essere corroborata con le fonti d’origine, altrimenti suona come una qualsiasi fake news…
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Ho sentito questa notizia da Lilin ieri.
Non so se sia vera, non mi stupirei né se sì ne se no.
Praticamente hanno affondato l’intera forza di carri Abrams australopitechi dismessi e mandati agli ukrogonzi.
Alcune navi russe sono state affondate o danneggiate in giro per il Mediterraneo, dal porto di Genova al Mar nero e anche oltre.
Però tutti zitti.
Sequestrano due navi di aiuti a Gaza, violando il diritto internazionale?
Tutti zitti.
Gli Houti affondano due navi cargo di recente? Tutti zitti.
Strano come in mare tutti i gatti sono bigi.
Anche più strano che i carri M1 Abrams spediti dagli australopitechi dovrebbero andare per mare e non per ferrovia, certo meno vulnerabile e con meno probabilità di perdere il 100% del carico.
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Anche perché trasportare carri armati dall’Australia all’Ucraina via ferrata è piuttosto improbabile senza solcare acque.
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Ma a te invece non ti affonda mai nessuno?
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Bene! (Se è vero). Almeno lo capiranno che si deve fare la pace e che sono i Russi che ne detteranno le condizioni. E , credo, con molto più criterio di quel che la NATO avrebbe usato se le condizioni fossero invertite
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https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/08/01/attacco-russo-kiev-morti-feriti-lutto-notizie/8081242/
Qualsiasi pace si farà (se si farà) sarà meramente transitoria. Presto toccherà a Moldavia e (forse) Georgia.
Il personaggio sta iniziando a parlare più francamente di quello che vuole, e magicamente la denazificazione è sparita dai radar…
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