Quando le parole diventano lise e consunte, mostrano l’usura del tempo e i danni dell’uso scriteriato, è meglio cambiarle, o smettere di usarle. Se una parola vuol dire troppe cose, allora […]

(di Alessandro Robecchi – ilfattoquotidiano.it) – Quando le parole diventano lise e consunte, mostrano l’usura del tempo e i danni dell’uso scriteriato, è meglio cambiarle, o smettere di usarle. Se una parola vuol dire troppe cose, allora non vuole più dire niente, se chiunque può usarla a vanvera e interpretarla in un milione di modi, o tirarla di qua e di là a seconda della convenienza, finisce che genera solo confusione. Direi che è il tempo di chiedere una moratoria di qualche anno sulla parola “Sinistra”, che risulta ormai la più grossa truffa in commercio dopo lo scioglipancia di Wanna Marchi, che almeno qualche speranza ai gonzi la dava, e la sinistra invece manco quello.
Basta una rapida occhiata all’eterna pochade italiana per rendersi conto di quanto sia intricata la matassa in un Paese dove si considera “di sinistra” Renzi, a volte persino Calenda, ma anche gli operai che chiedono il contratto scaduto da anni, ma anche i centri sociali, ma anche il Pd, sia quello di destra che quello di sinistra. È (sedicente) di sinistra Minniti che firma gli accordi con i libici perché tengano i migranti nei loro lager, e sono di sinistra le Ong che vanno a salvarli in mare quando quelli riescono a fuggire. È di sinistra chi ha scritto e votato il Jobs act, una legge contro i lavoratori, ed è di sinistra chi lo contesta, compresi i lavoratori, non tutti, perché molti, stufi di questo balletto delle millemila sinistre, hanno votato a destra.
Non passa giorno che qualcuno indichi questo o quello come fulgido esempio di sinistra, cosa che fanno soprattutto i furbetti della sinistra di destra. Esultanza scomposta a ogni passo, o dichiarazione, o decisione di leader che di sinistra non hanno nulla (per esempio Starmer, in Inghilterra, oggi bastonatissimo dai sondaggi dove si impone una sinistra vera, quella di Corbyn), e ieratica indicazione della via, sempre moderatissima, ovviamente. Dall’altra parte ci si arrampica sugli specchi per trovare parole più precise. Vera sinistra, oppure sinistra-sinistra, oppure sinistra radicale. Non si sa più che fare per districare la matassa, ma ancora una volta ci pensa la sinistra rosé a risolvere il problema: generalmente chi dice cose di sinistra (o che un tempo sarebbero state sacrosantamente di sinistra, tipo ridurre le diseguaglianze, o migliorare la posizione delle classi meno abbienti) viene bollato come “populista” e morta lì. Altro vezzo divertente è di far seguire l’aggettivo “liberale” ad ogni parola di senso compiuto, per cui c’è una “sinistra” che continua a berciare di “democrazia liberale”, come se non essere liberali (parola superelastica, che va da Pinochet a Einaudi) impedisse di essere “di sinistra”. È di sinistra aiutare i ricchi, così staranno un po’ meglio i poveri, ed è di sinistra lottare per aumentare le tasse ai milionari. In parole povere è di sinistra tutto quanto fa costantemente a botte, in un testacoda perenne che genera mal di testa e giramenti di capo (oltre che di coglioni).
Si aggiunga che, secondo la destra, è di sinistra tutto quello che non è riconducibile direttamente alla destra, quindi abbiamo un Sala sindaco del cemento “di sinistra”, e comitati di inquilini che chiedono il diritto a un abitare decente, che però non possono opporsi troppo, cioè non possono essere troppo di sinistra, perché sennò “vince la destra”. In tutto questo trionfa l’imbarazzo e domina l’autoanalisi. Sei di sinistra? Boh, dipende.
Date retta, urge una moratoria, e intanto che si sviluppi la ricerca di altre parole, meno consunte, più sensate, meno scioglipancia alla Wanna Marchi.
Basterebbe declinarla al maschile.
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Come non essere d’accordo? Quando il M5S si distingueva dagli altri era un partito facilmente riconoscibile come di sinistra. Oggi non si distingue più, troppe cose sono cambiate, troppe regole sovrascritte, troppi compromessi, un’azione politica basata sull’onestà del gattopardo.
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Capisco l’intendimento dell’articolo, anche se condivido solo in parte, ma Conte e renzi nella stessa foto non si può vedere…
p.s. e ho forti riserve anche su diversi altri.
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D’accordissimo , è quello che sostengo da anni . Una maschera, una divisa, una maglietta dietro la quale nascondere tutte le porcherie e le falsità,ecco cosa è questo dividersi in destra e sinistra . Poi nei fatti reali cioè in economia e gestione delle politiche sociali ,per non parlare delle guerre e rapporti geopolitici , sono la fotocopia.
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Anche per questo la metà degli italiani non vota più.
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D’accordo con Rebecchi.
E con Gaber, ovviamente:
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IL GOVERNO CHE NON DECIDE – Viviana Vvarelli
Sul dare riconoscimento alla Palestina la Meloni ha deciso che non era ancora l’ ora come se 80 anni fossero pochi.
Sulla dignità e sui diritti dei lavoratori il governo ha deciso di non decidere. Mentre i lavoratori muoiono come mosche per il caldo eccessivo e salari che da anni sono i più bassi d’ Europa, si aspetta che il governo decida quale sia la temperatura esatta per la quale un povero disgraziato possa smettere di lavorare prima di rimanerci stecchino e che prenda provvedimenti per chi non riesce ad arrivare a fine mese. Mentre la gente va a fare la spesa e paga le bollette con sempre più difficoltà, gli stipendi sono fermi da una vita e i diritti del lavoro si sciolgono come neve al sole. Mentre moltissimi italiani lavorano per paghe che in altri paesi civili risulterebbero offensive oltre che ridicole, il governo decide di non decidere. Se ne riparlerà a settembre, con il fresco. Invece per il ripristino dei loro vitalizi non si sono nemmeno seduti sulle loro comode poltrone e hanno deciso in tutta fretta come in tutta fretta hanno dato mille euro in più ai deputati che, poverini, guadagnavano meno dei senatori anche se stavano lì esattamente a fare nulla proprio come loro.
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Questo articolo di Robecchi non è neanche così sballato, alla fin fine, ma incorre in un problema semantico mica da poco. Insomma – e sempre che io abbia correttamente inteso il senso dello scritto – non so se sia davvero necessario fare una “moratoria“ sulla parola sinistra. È che semplicemente la si usa troppo e a sproposito, a differenza di destra che la si usa sempre troppo poco. E comunque per il suo significato in senso generale, è come con i bit: o sono accesi o sono spenti, non c’è una via di mezzo. Dunque, quel che non è di sinistra è semplicemente di destra, e nel nostro dannato belpaese, la destra comanda praticamente invitta nonostante e sin da quando il mascellone pazzoide coi deliri di grandezza fu appeso a testa in giù, e questo anche perché in ultima analisi quel che rimane costante nel nostro paese da almeno un secolo è una base culturale popolare da barzelletta, inteso come dato medio statistico. Si può tacciare di populismo chiunque (per me personalmente non è neanche un insulto bensì un complimento, figuriamoci!), ma alla fine è solo una questione di standard: come detto per i bit che son accesi o spenti, in Italia essenzialmente tutti i partiti che non son di sinistra son di destra, quindi tutti ad esclusione del M5S che è sì certamente populista (alé! 💪🏼), ma è l’unico partito di sinistra, perché il PD e i suoi antenati, benché ci fracassino le 🎱🏀 da decenni con discorsi e discorsetti, han sempre dimostrato poi, alla fine della fiera, che applichino una politica tipica delle destre, e anche le più abiette. Ne deriva non solo che alla fine infatti il popolume più o meno buzzurro abbia scelto la destra VERA della madre-donna(forse)-e-cristiana(ri-forse) anziché la brutta copia inscenata (male) dai vari Frenzie, Jentiloni e compagnia cantante, ma soprattutto ne deriva che tutto il resto sia fascio-nazismo più o meno allo stato puro, condito, come al solito, con una bella mano di vernice mafiosa lucida e fluorescente (perché ormai manco se ne vergognano più come una volta, quando almeno avevan la decenza di andare a nascondersi). Punto. Mi par abbastanza semplice, no? 🤷🏼♂️
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