
(di Michele Serra – repubblica.it) – Qualcuno potrebbe spiegarmi, in modo semplice e chiaro, diciamo in modo tecnicamente inappuntabile, che rapporto di causa-effetto c’è tra separazione delle carriere e miglioramento della giustizia italiana in termini di efficienza (accelerazione degli iter) e di riduzione degli errori giudiziari?
Poiché la giustizia è effettivamente lenta e gli errori giudiziari non mancano, sarei contento (e come me, credo, moltitudini di italiani) di sapere che questo rapporto esiste; e potrei perfino digerire, con un quintale di bicarbonato, la goffa esultanza di Tajani — moderato solo quando può esserlo a rischio zero — che dedica a Berlusconi, “che ci guarda da lassù” questo presunto trionfo.
Come è chiaro a molti, per Berlusconi la magistratura era solo un impiccio, esattamente come oggi per Trump. I prepotenti non tollerano giudizio. Credo gli importasse un fico secco di rendere efficiente e giusto il sistema-giustizia. Gli importava manometterlo in maniera che non lo disturbasse. (Berlusconi, lo ripeto per la miliardesima volta, era liberale come io sono una danzatrice del ventre).
Al netto di queste tristezze: non sono mai riuscito a sentire o a leggere un solo discorso convincente, a favore della separazione delle carriere. E fino a che non lo sentirò, o non lo leggerò, mi sentirò autorizzato a pensare che non un solo piemme (perché di questo stiamo parlando) vedrà aumentare la sua scienza giuridica, e migliorare la sua prosa, perché “separato in carriera”. Al contrario, le tante i tanti piemme bravi, precisi, rispettosi delle garanzie dei cittadini, si sentiranno limitati ed esclusi da una carriera piena e libera in magistratura. Puniti in quanto inquirenti.
la separazione rischia di portare la sclerotizzazione nel lavoro del magistrato, che fa bene alla giustizia italiana che ha invece bisogno di dinamicità
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Prova del Nove: qualunque cosa piacesse a Gelli e Berlusconi non puo’ che essere a detrimento della comunita’.
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“non sono mai riuscito a sentire o a leggere un solo discorso convincente, a favore della separazione delle carriere.”
Se non è sufficiente come spiegazione semplicissima e lampante il fatto che il giudizio debba essere espresso da persona che (almeno in linea di principio) non abbia legami potenzialmente condizionanti con pubblici ministeri, ma neppure con gli avvocati difensori, lei o non capisce o è in malafede.
Secondo me è in malafede perché ha posto la questione da un punto di vista chiaramente finalizzato a riscuotere commenti negativi. La separazione tra giudicanti e accusanti non inciderà per nulla sulla durata dei processi sulla quale gli interventi necessari sono altri. Non è questo lo scopo di questa parte delle riforma.
La separazione serve a mettere, almeno in linea di principio e quanto più è possibile, in posizione di indipendenza “mentale” chi deve giudicare. A quanto si legge, quasi tutti gli ordinamenti ce l’hanno, non solo i deprecati mmmmericani, sta a vedere che solo da noi non si può fare.
L’aspetto negativo è che non si mette mano alla parte importante, quella organizzativa, per sveltire i processi. Questo perché, chiaramente, la separazione (sacrosanta) è più facile da capire per il pubblico e fa più rumore, più audience.
Come dire che fa più audience costruire un pezzo di autostrada che riparare le buche delle strade che ci sono. Tuttavia, questo non vuol dire che il pezzo d’autostrada non serva.
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Procuratore Gratteri: ‘La separazione delle carriere è un rischio per i cittadini, non per i pm”
“La separazione delle carriere – osserva Gratteri – non è un rischio per il pm, che in fondo mantiene il suo lavoro. Lo è per i cittadini. Perché il pericolo dietro l’angolo è un pm al di fuori della giurisdizione che non lavora più per cercare la verità, ma una condanna a tutti i costi“.
Anche il tetto di 45 giorni alle intercettazioni, secondo il magistrato, è una norma da evitare: “Con questa proposta siamo al paradosso. Certamente sarà di ostacolo. Di esempi ne potrei fare centinaia. Il sequestro di persona lo fa capire bene: non si può immaginare di interrompere le intercettazioni al 45esimo giorno mentre il sequestro è ancora in atto. Ma pensiamo anche a reati insidiosi come l’usura o tanti altri: 45 giorni non sono nulla“.
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