(di Massimo Gramellini – corriere.it) – Appena si accorge di essere inquadrata sul maxischermo del concerto di Boston dei Coldplay, la coppia di sconosciuti in atteggiamento confidenziale tradisce un tale imbarazzo che al microfono il cantante Chris Martin commenta scherzosamente: «O hanno una relazione segreta o sono timidi». 
La prima che hai detto, Chris. 
Come se obbedissero a un fischio, branchi di segugi da tastiera si lanciano all’inseguimento delle prede. L’immagine dell’abbraccio compromettente viene processata dai software di riconoscimento facciale e in poco tempo si risale al ceo di un’azienda e a una sua collega, entrambi sposati, ma con altri
A quel punto i segugi si trasformano in psicoterapeuti e invadono i profili dei coniugi traditi (e dei figli) per offrire un peloso supporto. Anche se le persone coinvolte fossero, o volessero restare, all’oscuro della tresca, adesso non potranno più non sapere. La moglie del ceo toglie subito il cognome del marito dal suo profilo: un gesto che in epoca digitale equivale a un divorzio.

Non c’è scampo. Da quando Steve Jobs gli ha fornito l’arma letale, il Ficcanaso Collettivo può esercitare senza freni il suo hobby preferito e giocare a Sherlock Holmes con la vita privata degli altri. 

Orwell si sbagliava. L’occhio del Grande Fratello non è lo schermo del televisore, ma la telecamera dello smartphone. E la minaccia non è un dittatore misterioso, ma qualunque individuo munito di telefono. 

Il Grande Fratello siamo noi. Che siamo anche le sue vittime.