(di Michele Serra – repubblica.it) – “Parlateci di Bibbiano”, scrivevano sulle loro magliette i linciatori assortiti: politici, giornalisti, popolino sempre aizzabile, piccola folla manzoniana ridotta a format di Rete 4. Parlatecene voi, adesso, di Bibbiano, viene da dire dopo che la Cassazione ha messo la parola fine a una gazzarra feroce, che trasformò alcune decisioni molto discutibili (non criminali: discutibili) di un paio di operatori sociali in un abominevole traffico di bambini, per la serie “l’Emilia rossa ruba i figli alle famiglie e li vende al miglior offerente”.

Ma non illudiamoci, nessuno chiederà scusa per Bibbiano. Non si scuseranno i politici che ci si buttarono sopra (destre e cinquestelle: il fronte ampio dei non garantisti), non i giornali e le trasmissioni tivù che quando sentono odore di manette si eccitano, ma solo se gli ammanettati sono avversari politici. Nessuno si scuserà perché chiedere scusa, in politica, è considerata una diminuzione, a dimostrazione della vanità e al tempo stesso della fragilità della maggior parte degli eletti — così simili ai loro elettori — talmente poco saldi nelle loro ragioni da temere che basti un singolo errore, o un momento di ripensamento e di mitezza, a farle crollare. Solo ruggire: guai parlare con voce piana, con voce serena, con voce umana.
Quanto ai giornalisti, vale la triste vecchia legge tutta interna ai media: il momento dell’accusa merita i titoloni in prima pagina, è il momento del fracasso, dell’odore del sangue. Il momento della sentenza di assoluzione merita quattro righe, e non sempre. Sarebbe, in sé, un momento felice, di liberazione e di solidarietà. Qualcosa da festeggiare. Ma per i giornalisti da forca, ogni assoluzione è un lutto.
Ecco lo sciacallo PD che spunta subito fuori.
Parliamone, dai caravan-Serraglio, parliamone:
Tutto cominciò con questa telefonata, l’11 aprile 2018. «Ci dissero: “Non andate più a prendere vostra nipote a scuola, non serve: la bimba è stata trasferita, penseremo noi a tutto. Ma non starà più da voi». Clic. Conversazione finita.
Da una parte una voce glaciale dai servizi sociali. Dall’altra un nonno sbigottito. È il «caso pilota» dell’inchiesta su Bibbiano e se «circa un anno dopo proprio così lo definì il gip – racconta ora al Corriere il signor Giovanni, sui settant’anni, dirigente d’azienda in pensione – è perché conteneva tutto: i documenti falsificati e le testimonianze inventate».
Assistiti dagli avvocati Patrizia Pizzetti e Nicola Termanini «fummo mia moglie e io, inoltre, i primi a denunciare. C’è chi poi osservò: noi potevamo permetterci le spese, difenderci dai soprusi. Altri no. Chissà, forse è vero…».
Fatto sta che l’inchiesta dei carabinieri e della Procura di Reggio scattò subito. E ieri in tribunale è cominciato il processo sui finti abusi segnalati dai servizi sociali della Val d’Enza per togliere i bimbi a famiglie deboli e assegnarli a coppie giudicate più affidabili. E pagate bene, con rette tra i 600 e i 1.300 euro mensili.
Parlateci di nuovo di Bibbiano – infosannio
IL METODO FOTI
Suicidi, malattie, genitori e figli che si sono persi per sempre sono state solo alcune delle conseguenze della cultura del sospetto ammantata di valenza scientifica. E fa quasi pena sapere che oggi Claudio Foti viene cacciato da un ristorante perché quello stigma che i suoi fanatici convincimenti hanno appiccicato addosso a tanti adulti, oggi è appiccicato addosso a lui.
Ora è lui il maltrattante. È lui l’uomo da cui vanno tenuti lontani i bambini. E adesso, ripercorrendo all’indietro le tante vicende controverse in cui famiglie, giornalisti, avvocati hanno accusato Claudio Foti di aver agito con le stesse modalità di Bibbiano, non si può smettere di pensare che ci sia un filo neppure troppo sottile a legare il tutto.
Ripenso a quel fax con su scritto “urgente” che 25 anni fa Foti inviò a un pm, poiché convinto che un bambino gli avesse appena rivelato l’indubitabile esistenza di una botola nella stanza dei nonni accusati di stupri ferocissimi.
La botola non fu mai trovata, i nonni si suicidarono insieme ai due figli, accusati anch’essi, a Sagliano Micca.
Ripenso alle sue certezze sugli abusi subiti dai bimbi di Rignano, con quelle perizie surreali in cui un bambino disegna Spider-Man e lui scrive: «Il concetto di “trasformazione” (nell’ultimo film di Spider-Man l’eroe buono si trasforma in cattivo) può anche rinviare al processo psicologico – anch’esso altamente compatibile con la finalità dell’abuso sessuale ritualistico – che mira a trasformare l’identità positiva della vittima in identità negativa e malefica».
Era il 2007, quell’anno c’era Spider Man 3 al cinema, probabilmente quei disegni erano nell’album di tutti i bambini d’Italia, ma nella sua perizia diventavano “prove di abusi sessuali ritualistici”.
Penso a Francesca Ederoclite, la cui vicenda è raccontata nell’inchiesta Veleno e a quel salto dalla finestra che mise fine alla sofferenza per quella figlia amatissima, allontanata per sempre da lei.
Ripenso al povero orologiaio di Cagliari accusato di avere abusato dei figli, con Claudio Foti che vedeva nell’inquietante disegno di uno dei figli un “pene dentato”, mentre il pene dentato era Goku, il personaggio di un manga.
Ripenso alla compagna dell’orologiaio, accusata e assolta anche lei, morta di malattia qualche tempo dopo. Ripenso alla lunga scia di dolore di cui Bibbiano è solo l’ultima tappa. E sorrido con amarezza all’ipotesi non remota che l’eventuale condanna definitiva di Claudio Foti, un giorno, possa essere convertita proprio in un affidamento ai servizi sociali.
Bibbiano, la condanna di Foti cancella il metodo degli “ostetrici dei ricordi” – infosannio
Più ridicoli dei suoi alti lai ci sono solo i commenti del Pd, tipo quello della responsabile giustizia Debora Serracchiani: “Colpisce il comportamento spregiudicato della Tesei che, se non più rilevante penalmente, è indubbiamente inopportuno e discutibile”. È lo stesso Pd che 20 giorni fa, quando la schiforma Nordio salvò il suo ex sindaco di Bibbiano Andrea Carletti imputato per abuso, lo beatificava come un martire perseguitato e reclamava le scuse da chi l’aveva accusato (in barba a una sentenza definitiva – quella che ha assolto Claudio Foti – che ha certificato gli abusi di ufficio della giunta Carletti sugli affidamenti al centro Hansel e Gretel “effettuati in pieno spregio della normativa in materia di appalti”). Le stesse scemenze ora le dice la Tesei: “Mi risulta che l’indagine era iniziata da tempo e già questo dimostra la correttezza della mia amministrazione”. No, dimostra solo che ti hanno abolito il reato. E che, sulla giustizia, la differenza fondamentale fra il Pd e la destra è che il Pd scrive i testi e la destra le musiche.
La Perugia-Bibbiano – infosannio
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Come al solito Michele Serra centra il bersaglio… sbagliato! Peccato, l’egregio giornalista super garantista dei piddini si è dimenticato di citare che alcuni sono stati condannati e/o rinviati a giudizio, perchè?
Che ci parla lui di Bibbiano possibilmente entrando nel merito invece di sputare strali verso chi non è del piddì.
Perchè non si va a leggere l’eventuale sentenza per scoprire come mai alcuni sono stati scagionati.
Per un giornalista queste sono le basi del lavoro da svolgere.
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