
(Giancarlo Selmi) – Sono stato rimproverato, giustamente, per l’uso di un linguaggio che non mi appartiene e per gli insulti diretti a chi non è andato a votare nel referendum. Chi mi ha rimproverato ha ragione però sono avvilito da tanta ignoranza. Le regioni più povere, quelle che più soffrono l’emergenza lavoro, quelle dalle quali i giovani emigrano, quelle più arretrate, sono proprio quelle che hanno votato di meno.
Capisco perfino l’astensionismo nelle elezioni in cui si vota per i partiti politici, non condivido ma comprendo. Ma in questo caso no. Non comprendo affatto. Anche perché poi chi è andato al mare è, spesso, la stessa persona che si lamenta dell’iniquità delle leggi. Siamo il primo paese al mondo per morti sul lavoro, quasi tutti nei subappalti. Morti per i quali sono escluse le responsabilità del subappaltante. Mi scuso ma mi appello alla comprensione: chi non ha la sensibilità, la coscienza civica di esprimere la sua opposizione a questa barbarie va insultato.
Sono mancati all’appello 35 milioni di persone iscritte nelle liste elettorali. Sono tutti imprenditori e datori di lavoro? No. Nessuno di loro è sfruttato, sottopagato, lavora con il rischio di non tornare a casa? Neppure. Quelli che non hanno votato sono tutti ricchi e garantiti? Neanche per sogno. Non hanno figli e neppure nipoti? Hanno già una casa? Possono richiedere un mutuo? Nulla di tutto questo. Eppure non hanno ritenuto opportuno andare a votare. Per l’abrogazione delle stesse leggi di cui quotidianamente si lamentano.
Camilleri disse che in Italia ci sono almeno due milioni di analfabeti totali. Non sono d’accordo. Sono molti, moltissimi di più. Il piano di diffusione dell’ignoranza e dell’incultura tanto caro a Gelli e poi a Berlusconi ha avuto successo. E poi, quando sapremo i dati dell’astensione riferita ai giovani, peggio ci sentiremo. Siamo un paese in declino, su tutto. Decliniamo inesorabilmente. Però dopo l’esito di questo referendum siamo anche senza speranza.
Qualche tempo fa scrissi un post nel quale dicevo che nel secondo governo di Giuseppe Conte c’era anche mio figlio disabile, c’erano pensionati, sottoccupati, pensionati al minimo, c’erano gli ultimi, i dimenticati, i non rappresentati. Quel governo e soprattutto il suo Presidente ebbero attenzioni e sensibilità, e per quello pagarono. Oggi sono triste perché nessuno lo ha capito, i dati, non solo elettorali lo dimostrano. Nessuno può evitare la propria morte quando vuole morire. E il popolo italiano sta lavorando alacremente per la propria eutanasia.
Ci meritiamo l’ estinzione caro Selmi…
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Selmi compreso, spero
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