Verso il 7 giugno, per fermare il disastro della Striscia che ci colpirà tutti

(ANNA FOA – lastampa.it) – Tutti sappiamo, tutti vediamo ogni giorno al telegiornale ciò che succede a Gaza: la striscia ridotta a un cumulo di macerie, il numero dei morti che cresce ogni giorno, i palestinesi ridotti alla fame che assalgono i convogli degli aiuti. A differenza che nel passato, tutto avviene in diretta, mentre lo osserviamo. Muoiono migliaia di bambini, che nessun giudice, per quanto prevenuto, potrebbe catalogare fra i terroristi. Non potremo dire di non averlo saputo. E uno scrittore conosciuto e amatissimo anche qui in Italia come David Grossman ci ammonisce che «il fatto che questa crisi sia iniziata a causa di ciò che Hamas ha fatto il 7 ottobre, oggi è irrilevante davanti alla sofferenza di questi bambini e dei civili innocenti».
Grandi manifestazioni si svolgono in gran parte d’Europa, con le bandiere palestinesi la cui esposizione è osteggiata in Israele – non quelle di Hamas – che colorano il cielo. Anche qui da noi si è fatto sentire forte il bisogno di manifestare, di fare qualcosa per fermare il massacro. Di chiedere al nostro governo, all’Unione Europea, di fermare la guerra, di restituire al popolo palestinese la dignità perduta riconoscendolo come Stato, un riconoscimento certo ora non più che simbolico ma importante, fondamentale. Di fermare l’invio di armi. Di rinunciare agli accordi in vigore. E mentre il nostro governo si esprime sì contro la continuazione del massacro ma nei fatti vota a favore del governo israeliano, mentre invece il presidente Mattarella usa un linguaggio durissimo per condannare la politica del governo di Israele, le sinistre organizzano una grande manifestazione, che subito si sdoppia lungo le linee della politica interna italiana, delle divisioni della sinistra. Non lungo quelle della politica di Israele, delle sue numerose e diversificate forze di opposizione al governo di Netanyahu. E nemmeno lungo quelle, altrettanto diversificate, dei palestinesi.
Credo che di fronte all’immane tragedia che si sta realizzando oggi a Gaza e in Cisgiordania questo sia un grosso errore, che ci fa sospettare che dietro le manifestazioni si celino giochi di scontro e di potere all’interno delle sinistre, non l’appello a fermare il disastro che ci colpirà tutti, prima o poi, anche se ora colpisce soprattutto i palestinesi. Ci colpirà rendendo inutile e perfino ingiusta la memoria della Shoah, distruggendo il diritto internazionale, sancendo per lungo tempo il predominio della forza.
Ho un sogno: immagino una enorme manifestazione per Gaza. Con due bandiere accostate, come proposto da Edith Bruck, quella israeliana e quella palestinese, a segnalare che la bandiera palestinese non è quella di Hamas, che quella israeliana non è quella di Netanyahu. So che ora è impossibile, ma possiamo almeno sognarlo?
E sogno che a parlare di fronte all’immensa folla di chi vuol fare qualcosa per fermare il massacro, oltre ai politici italiani, siano loro, i protagonisti palestinesi ed israeliani: qualcuno di quei palestinesi che a Gaza manifestano contro Hamas, rischiando la vita; qualcuno dei tanti gruppi israeliani impegnati da sempre a combattere le politiche governative e a immaginare un futuro di pace con i palestinesi, come quei ragazzi che, di fronte alla complicità della polizia con i giovani coloni che attaccavano i palestinesi nella Città Vecchia di Gerusalemme, si sono interposti a proteggere i palestinesi, hanno fatto muro contro la violenza. O come quei soldati di leva, quegli ufficiali della riserva che rifiutano di combattere a Gaza. O come la cantante Noa, la cui voce straordinaria in questi giorni ha parlato, non cantato, narrandoci la sua rivolta contro il massacro di Gaza e la politica del suo governo.
È, credo, solo un sogno. Ma se almeno in parte fosse realtà, consentirebbe di evitare ai cosiddetti proPal di fare di tutt’erba un fascio attaccando tutta Israele e mettendone in discussione l’esistenza. E di impedire inversamente che l’orrore per il 7 ottobre diventi giustificazione dell’occupazione, dell’uccisione di tanti civili, dell’annessione della Cisgiordania che i ministri israeliani ci agitano davanti agli occhi, come un panno rosso davanti al toro.
Manifestare così per Gaza vuol dire dimenticare per un breve momento le nostre discussioni, le nostre fratture politiche. E guardare solo a loro, ai bambini palestinesi assassinati, ai movimenti israeliani di protesta contro il governo sempre più conculcati e messi sotto accusa: se lo meritano, ne hanno il diritto.
Il sogno s’avvererà quando Gerusalemme Celeste dal ciel scenderà a dispetto di questa oscena realtà…allora compiuto sarà il risveglio dell’umanità ma se prima a quel cielo non si guarderà con buona volontà nulla cambierà.
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anche basta a continuare a parlare del 7 ottobre, non è una buona scusa per 70 anni di genocidio dei Palestinesi!
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Fare una manifestazione contro la guerra accostando la bandiera della Palestina a quella di Israele sarebbe una bestemmia come mettere in una manifestazione contro l’olocausto anche le bandiere naziste. Si metterebbe le mani nei capelli persino Orwell, il re dei paradossi. Dove manca la coerenza, va a puttane anche la giustizia.
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