(Tommaso Merlo) – Non doveva succedere mai più a nessuno ed invece eccoci all’ennesimo sterminio di un popolo colpevole di dar fastidio ad una ideologia politica. Perché è questa la sostanza, oggi come allora. Politicanti e regimi che si mettono in testa qualche idea e per imporla arrivano al genocidio di esseri umani innocenti. Che succeda oggi è ancora più grave perché nel frattempo ci siamo dotati di istituzioni e regole anche internazionali per evitare certe catastrofi. Ed invece nessuno è riuscito a fermare la furia sionista ed anzi, molti dei paesi hanno addirittura armato i carnefici. Paesi democratici occidentali che per anni hanno basato il loro complesso di superiorità sui diritti umani ma che davanti al genocidio nel secolo o non hanno mosso un dito o sono addirittura complici. Davvero deprimente, ma per uscirne bisogna guardarsi allo specchio. Se i palestinesi fossero biondi e cristiani non saremmo arrivati a questo punto. C’è anche tanto razzismo dietro a Gazaushwitz e una strisciante islamofobia. Chiunque critica il criminale governo israeliano viene accusato a vanvera di antisemitismo, ma nessuno parla dei pregiudizi e addirittura dell’odio verso arabi e musulmani che aleggia dietro alla carneficina di Gaza e a decenni di stragi. Solo se consideri i palestinesi come bestiame puoi del resto arrivare a commettere certe atrocità o girare la testa dall’altra parte. E alla fine non c’è nulla di nuovo sotto il sole, la pulizia etnica dura da decenni come del resto la nostra complicità. L’Occidente ha lanciato il fallimentare e sanguinario progetto coloniale israeliano e lo ha sempre sostenuto. Le armi gliele abbiamo sempre fornite noi e abbiamo sempre chiuso occhi e orecchie permettendo ad Israele di calpestare le risoluzioni dell’ONU e la legge internazionale ed agire in piena impunità anche davanti a crimini conclamati. Coi politicanti occidentali ridotti a fare un penoso tifo con frasette preconfezionate tra un massacro e l’altro. Complicità materiale ma anche politica, se il sionismo è arrivato fino a questi livelli indecenti, la responsabilità è delle nostre ipocrisie. Abbiamo permesso al sionismo di farla sempre franca e quindi di fortificarsi fino arrivare all’orrore di questi mesi. L’Occidente aveva ed ha il potere per obbligare israeliani e palestinesi a sedersi attorno ad un tavolo e trovare una soluzione pacifica, ma non lo ha mai fatto. Abbiamo continuato a fare affari con Tel Aviv e li abbiamo riempiti di armi all’inverosimile considerandoli una democrazia modello come le nostre ed abboccando alla loro diabolica propaganda. Un embargo economico e militare per obbligare Israele a dialogare doveva essere imposto decenni fa, per costringerli ad applicare perlomeno gli accordi del 67. Ma i meriti di questa deriva vanno anche dati anche alla lobby sionista che è riuscita a conquistare nel tempo un potere abnorme a Washington e di conseguenza in tutte le colonie europee, decidendo di fatto la politica estera occidentale in Medioriente. Un’operazione lobbistica globale davvero impressionante con ramificazioni ai più alti vertici politici e mediatici. Ma anche questo glielo abbiamo permesso noi che siamo il regno della mafia lobbistica dove qualunque potentato danaroso si impone sulla volontà popolare. Già, dobbiamo guardarci allo specchio. Siamo tutti complici del genocidio del secolo perché abbiamo permesso un tale degrado democratico con classi dirigenti davvero imbarazzanti ed un conformismo a matrice carrieristica da voltastomaco. C’è poi un problema grosso a livello di comunità internazionale dove ancora persistono i ridicoli equilibri del dopoguerra e feticci giurassici come il potere di veto all’ONU che ha consentito agli Stati Uniti di coprire le spalle agli israeliani a prescindere. Non è vero che vi sono regole comuni e valori condivisi, le singole nazioni hanno il potere di calpestare le istituzioni e le leggi internazionali a seconda del vento politico che tira e del tornaconto. Ed eccoci qui, all’ennesimo sterminio di un popolo colpevole di dar fastidio ad una ideologia politica. Eccoci a Gazaushwitz che non deve cessare col fuoco, ma deve essere una grande opportunità di crescita. Sotto le macerie di Gaza c’è finita l’ipocrisia occidentale e un sistema internazionale fallito. Bisogna tornare a dirsi che certe tragedie non devono succedere mai più a nessuno e chiedersi come riuscirci, bisogna ritrovare la speranza e dar vita ad un mondo migliore.