Verso destra. L’asse con Meloni è centrale per la presidente in quota dei Popolari

(di Wanda Marra – ilfattoquotidiano.it) – Un tour di tre giorni, in Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte nel nome dell’industria (e del gioco di sponda con il governo italiano): è quello di Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo in quota Ppe, che ieri è sbarcata in Italia, a Bologna, all’assemblea di Confindustria. Il giorno prima era toccato al commissario Ue alla Difesa e allo Spazio, Andrius Kubilius, in Italia per un’audizione davanti alle Commissioni congiunte di Camera e Senato, Difesa e Affari europei, fare un giro tra Leonardo e le sue società controllate e partecipate, e Avio: il centro integrazione satelliti di Thales Alenia Space di Roma, il Centro Spaziale del Fucino di Telespazio, la sede di Avio a Colleferro. La seconda visita in Italia in pochi giorni: la prima era stata a metà maggio, in occasione del formato E5 dei ministri della Difesa; anche in quell’occasione non era mancata una visita a Leonardo.
Metsola ha un’agenda densissima: tra le tappe più importanti, ieri è stata al Tecnopolo di Bologna (dove ha visitato il supercomputer Leonardo), oggi sarà allo stabilimento Ferrari di Maranello e poi nel distretto Aerospaziale di Torino (da Leonardo a Thales Alenia Space); domani andrà all’Università Cattolica di Milano. Il focus della maltese, che è arrivata alla guida dell’Eurocamera grazie soprattutto a Antonio Tajani, che l’ha scelta e le ha portato pacchetti di voti, però, nel nome dell’industria, è politico. Perché il Ppe in questa legislatura punta a smantellare il Green deal, nel nome della competitività, porta avanti una visione securitaria dell’immigrazione e – naturalmente – sostiene il piano di riarmo di Ursula von der Leyen e l’industria bellica collegata. In questo disegno l’asse con l’Italia è centrale, perché a Strasburgo sono necessari i voti dei Conservatori, per marginalizzare i Verdi e trattare con i Socialisti da una posizione di forza. Non a caso Metsola in questi tre giorni viene accompagnata da Tajani e Raffaele Fitto, vicepresidente dell’Ue con delega alla Coesione, tipo angeli custodi. Trovarsi ieri sul palco di Confindustria con il presidente Emanuele Orsini (che proprio il Green deal ha attaccato frontalmente) e Meloni è già un programma politico chiaro.
“L’Italia è da sempre una delle nostre ancore più forti”, ha chiarito ieri la vicepresidente dell’Eurocamera. Ancora. “Un’Italia forte e di successo è garanzia di un’Europa forte e di successo, e viceversa”. Ma soprattutto, non si è fatta mancare l’elogio personale a Meloni: “Desidero rendere un particolare riconoscimento alla leadership del presidente Meloni su questi temi, per aver contribuito a mantenere l’Italia al centro delle decisioni europee”. La premier italiana, dal canto suo, non ha mancato di tirare acqua al suo mulino: “Il Parlamento europeo è dalla nostra parte? Sarò onesta, dipende dalle maggioranze che si formano di volta in volta, ma sicuramente Metsola è dalla nostra parte…”. Ieri nella platea di Confindustria c’erano Stefano Bonaccini, Giorgio Gori, Pina Picierno. Nella delegazione del Pd i più dialoganti con il Ppe, sia nel nome dell’industria che della difesa. Nell’agenda di Metsola ci sono incontri istituzionali con Michele De Pascale, presidente dell’Emilia-Romagna e Beppe Sala, sindaco di Milano, ma nessun dialogo è previsto con Elly Schlein, segretaria della delegazione più numerosa dei Socialisti, sulla carta gruppo cardine della sua maggioranza. A dimostrazione di come lo spostamento a destra della maggioranza Ursula sia nei fatti. Da notare che ieri Metsola non s’è fatta mancare neanche l’appello per la difesa (e dunque per il riarmo): “Senza sicurezza, non c’è nulla. Per troppo tempo abbiamo guardato fuori dai nostri confini per garantire la nostra sicurezza e il nostro stile di vita. Quella mentalità è finita. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ce lo ha ricordato in modo brutale. Dobbiamo farci trovare pronti, intensificando il nostro sostegno costante all’Ucraina per una pace giusta e duratura”.
ALESSANDRO VOLPI
Il paese dei balocchi. L’assemblea di Confindustria a Bologna ha avuto momenti incredibili. Il neo presidente Orsini, dopo aver tracciato una severa requisitoria contro il mondo cinico e baro, ha sostenuto la necessità assoluto che lo Stato italiano – la collettività – fornisca altri 8 miliardi di euro alle imprese, naturalmente quelle rappresentate da Confindustria. Si tratta davvero di una richiesta incredibile. Le imprese italiane, in particolare quelle più grandi, ricevono in media una cinquantina di miliardi di euro l’anno in sussidi, fra fondi europei e risorse pubbliche italiane, mentre investono le proprie con estrema cautela, registrando incrementi annui inferiori all’1% anche in presenza di significativi cofinanziamenti pubblici. Varrebbe poi la pena ricordare che è lunga la lista delle imprese che hanno sede fiscale all’estero. Solo per indicarne alcune: Luxottica, Pirelli, Illy, Segafredo, Mediaset, Armani, Campari, Prysmian, Enel, Eni, Stellantis, Cementir… Nella stessa ottica può essere utile ricordare che nella recente fase inflazionistica, una buona parte della lievitazione dei prezzi si è trasformata in una forte crescita dei profitti ed è stata pagata dunque dai consumatori. Ma, nonostante tutto ciò, servono subito 8 miliardi di soldi pubblici alle imprese di Confindustria. Sempre dal palco di Confindustria, a Bologna, la presidente Meloni, dichiarandosi aperta fautrice della linea Orsini, ha espresso grande soddisfazione per l’andamento della Borsa e per le valutazioni delle Agenzie di rating. Ora, in merito all’andamento della Borsa, sarebbe utile ricordare che la bolla finanziaria milanese ha beneficiato in primis i grandi fondi finanziari e i grandi azionisti: solo per fornire alcuni esempi, è sufficiente ricordare che Francesco Gaetano Caltagirone ha guadagnato in quattro mesi, da gennaio, per l’aumento dei prezzi di Borsa, quasi 2 miliardi di euro, più o meno la stessa cifra guadagnata dagli eredi Del Vecchio, mentre i Benetton hanno intascato 500 milioni e così via. Meloni dovrebbe ricordare che “i piccoli azionisti” di queste realtà, nella gran parte dei casi, sono titolari di redditi assai alti e possiedono pacchetti del valore di qualche milione di euro. Ma per la premier la Borsa è un indice di grande ripresa per gli italiani e le italiane del “popolo”. Così come la stessa presidente, accompagnata a Bologna da uno stuolo di ministri, si galvanizza per il giudizio di Moody’s, quella stessa agenzia contro cui si era scagliata perché espressione di un capitalismo avido…Viva l’Italia.
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Per me è osceno già che questi cialtroni abbiano usurpato il nome LEONARDO che è un patrimonio dell’Umanità e non certo un fottuto brand commerciale.
D’accordo che ci sono le officine ottiche Galileo ma almeno era Galilelo Ferraris, no Galilei.
E comunque adesso capite come mai le disgrazie non vengono mai da sole: anche la Merdsola, proveniente da un paese che non conta niente e che ha virtualmente zero (ZERO) forze armate, sia stata una iattura per l’EU in quanto rieletta assieme alle altre due bionde VOn der nazi e Kagnas.
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