PIÙ ASSUNZIONI MA VINCE IL PRECARIATO

(di Rosaria Amato – la Repubblica) – Il deciso balzo in avanti delle previsioni di assunzione delle imprese a maggio, più 7%, secondo l’ultimo report di Unioncamere, prelude a una nuova crescita dell’occupazione. Ma, ancora una volta, c’è da chiedersi di che tipo di occupazione si tratti: meno di un contratto su cinque è stabile. La prospettiva che emerge è quella di un ulteriore rafforzamento del terziario, in particolare del turismo, e dell’agricoltura, ma quasi esclusivamente all’insegna dei contratti a termine o stagionali.
Quelli a tempo indeterminato sono appena il 16,8% dei profili richiesti, una quota inferiore a quella del maggio dell’anno scorso (17,9%), quando le assunzioni previste erano circa 35mila in meno.
Continua a calare la quota riservata all’industria: le previsioni di assunzione si riducono del 2%. Nonostante la contrazione della domanda, però, tra i profili specializzati più difficili da reperire molti riguardano la manifattura. Per gli ingegneri si sfiora il 70%, ma anche per gli operai specializzati nel campo dell’edilizia e dell’impiantistica. […]
CGIL, 62% LAVORATORI PRIVATI HA SALARI SOTTO I 25MILA EURO
(ANSA) – Nel 2023 circa 10,9 milioni di lavoratori dipendenti del settore privato esclusi i domestici e gli operai agricoli , pari al 62,7% del totale, ha avuto una retribuzione lorda annuale inferiore a 25mila euro lordi. Lo si legge in uno studio della Cgil sulle retribuzioni nel quale si elaborano dati Inps secondo il quale nell’anno oltre 6,2 milioni di lavoratori hanno percepito meno di 15mila euro lordi (il 35,7%). La media delle retribuzioni per il settore privato è stata di 23,7 mila euro.
Lo studio guarda ai lavoratori privati che hanno avuto almeno una giornata lavorativa nell’anno (17,4 milioni) e tiene e conto quindi anche di quelli che hanno lavorato solo per un periodo dell’anno o che lo hanno fatto part time. La media delle giornate lavorate nell’anno è di 246. Per i lavoratori con un contratto a tempo indeterminato (compresi i part time) la media dei salari lordi è di 28.540 euro mentre per quelli con contratti a termine, sempre comprendendo i part time lo stipendio lordo medio è stato di 10.302 euro.
I lavoratori full time (compresi sia quelli con contratto stabile sua quelli con un rapporto a termine) hanno avuto uno stipendio medio di 29.508 euro mentre quelli part time di 11.782 euro. La Cgil segnala, inoltre, che i lavoratori che cumulano le due condizioni (a termine e part-time) subiscono una doppia penalizzazione che ne abbassa ulteriormente il salario lordo annuale medio (7,1 mila euro).
“Il part-time e i contratti a termine, unitamente alla forte discontinuità lavorativa, sottolinea il sindacato, determinano un complessivo abbassamento del salario lordo annuale medio”. La Cgil sottolinea come in Italia sia bassa la retribuzione oraria. Nel settore privato, esclusi i domestici e gli operai agricoli, nei primi due decili della distribuzione si trovano circa 2,8 milioni di lavoratori dipendenti con una retribuzione oraria inferiore a 9,5 euro. Escludendo i circa 400 mila lavoratori e lavoratrici che nel mese preso in considerazione (ottobre 2023) erano in maternità , malattia, cassa integrazione (cd. “eventi tutelati”) e per i quali le basse retribuzioni sono determinate da queste condizioni, ci sono circa 2,4 milioni di dipendenti con una condizione strutturale di retribuzione oraria inferiore ai 9,5 euro.
Tra questi ci sono soprattutto apprendisti, lavoratori con contratti a termine, occupati nelle piccole imprese. Inoltre, i lavoratori a tempo parziale e gli stranieri hanno un’incidenza nettamente maggiore nei primi due decili rispetto al totale dei dipendenti. Secondo l’Osservatorio Inps sulla base del quale sono stati estratti i dati elaborati dalla Cgil la percentuale dei lavoratori dipendenti del settore privato con retribuzioni inferiori a 25mila euro è comunque diminuita passando dal 65% del 2022 al 62,7% nel 2023.
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Articolo decisamente tendenzioso.
Dando per buono che unioncamere abbia stimato per il mese di maggio una risalita delle assunzioni con contratto a termine, questo può essere spiegato col fatto che si avvicina la stagione estiva ed è quindi normale che, trattandosi di lavori stagionali, tali tipologie di contratto relative ad un solo mese siano prevalenti.
Come scritto tante altre volte un dato non è un trend.
Se uno si va a leggere il documento di sintesi del rapporto ISTAT c’è tutt’altro.
Sintesi-Rapporto-Annuale-2025.pdf
Negli anni più recenti, alla contenuta crescita economica si è associato il buon andamento del mercato del lavoro: nel 2024 il numero di occupati è continuato ad aumentare sensibilmente, benché a un ritmo inferiore a quello dell’anno precedente (+1,5 per cento, dal +2,1). La crescita dell’occupazione è prevalentemente riconducibile alla componente a tempo indeterminato, mentre quella a termine si è ridotta del 6,8 per cento. Nel primo trimestre
del 2025 si è avuto un ulteriore consolidamento: secondo le stime preliminari, a marzo l’occupazione è rimasta stazionaria, ma il livello supera dello 0,7 per cento quello di dicembre e dell’1,9 per cento – 450 mila unità – quello
di marzo 2024
Stiamo parlando di un anno contro un mese.
E’ poi vero che la qualità dell’occupazione si è ridotta
“Tra il 2000 e il 2024 il numero degli occupati è aumentato del 16 per cento, in linea con Francia e Germania. Tuttavia, questa crescita è stata sostenuta soprattutto dalle attività dei servizi a basso contenuto tecnologico e ad alta intensità di lavoro, e non compensata dall’espansione delle attività a produttività elevata. Come conseguenza, il Pil per occupato in Italia si è ridotto del 5,8 per cento (mentre in Francia, Germania e Spagna è cresciuto di circa l’11-12 per cento) e il Pil per ora lavorata è aumentato di appena lo 0,7 per cento, condizionando negativamente la dinamica salariale.”
Poi, sempre dal rapporto ISTAT, ci sarebbe da segnalare la demografia.
In questi giorni si fa, giustamente, un gran parlare per quanto sta avvenendo a Gaza; l’eliminazione cruenta di civili, compresi bambini, non può non catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica.
E’ invece desolante che non ci si renda conto dell’eccidio, sia pure incruento, che abbiamo in casa.
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