(Tommaso Merlo) – Delegare il potere ad una manciata di mediocri politicanti, non funziona, i governi si alternano ma non cambia mai nulla. Per girare pagina non serve nessuna rivoluzione, che la sovranità appartenga al popolo lo dice la costituzione di ogni paese democratico. L’anello debole della democrazia oggi sono i partiti che rappresentano sfumature dello stesso pensiero unico neoliberista e una volta nei palazzi non servono i cittadini ma i deliri di qualche capo narcisista, potentati economici, lobby politiche ormai globali, mercati finanziari ed egoismo personale e di classe. Compito dei partiti era anche quello di selezionare la classe dirigente, ma invece dei migliori fanno a gara a premiare i peggiori conformisti che garantiscono fedeltà ai boss di turno e quindi al sistema. Democrazie che dopate di capitalismo assomigliano sempre più ad oligarchie con soldi che si comprano tutto, anche la politica, anche la democrazia. E se i cittadini osano votare candidati o movimenti malvisti dall’establishment, vengono contrastati. Sono consentiti solo due schieramenti che fingono di essere diversi per accontentare tutti i gusti. E se la maggioranza schifata non vota, meglio. Un problema che non è politico, ma democratico. Il potere non appartiene più al popolo ma ad un establishment politico, economico e anche mediatico. Una minoranza privilegiata che non ha né interesse, né volontà, né capacità per migliorare la vita dei poveri cristi e questo perché vorrebbe dire rimettere in discussione il sistema di cui fanno parte integrante. Establishment politico che andrebbe selezionato con cura e rinnovato di frequente per igiene democratica e affinché tenga i ritmi del progresso. Establishment economico che andrebbe rimesso al suo posto dato che in democrazia tutti i cittadini sono uguali e che il profitto giovi a tutti è una barzelletta che non fa più ridere. Establishment mediatico che dovrebbe tornare a fare il suo dovere in maniera libera e indipendente, servendo la collettività e la verità in modo che i cittadini abbiamo gli elementi per capire e per decidere. In democrazia la sovranità appartiene al popolo non ad un establishment elitario e refrattario. Una sovranità che il popolo ha il diritto e anche il dovere di esercitare. Se i vecchi partiti non riescono più a svolgere il loro ruolo, pazienza, andiamo avanti dando vita ad una democrazia più diretta e partecipata. Rimpiazzando i tromboni partitocratici coi cittadini, le carriere decennali con servizi civili istituzionali, le burocrazie partitiche con movimenti digitali, salvatori della patria con leadership condivise. Le nuove tecnologie possono aiutare molto e anche le nuove consapevolezze. Andiamo avanti, sereni. È una questione democratica, non politica. E quindi ci riguarda tutti. Ogni volta che un partito promette e non fa, ogni volta che un politicante illude e delude, è una sconfitta per tutti. Partiti e classi dirigenti che non servono il popolo, vanno riformati, vanno accantonati e ne vanno fondati di nuovi. La democrazia consiste anche in questo, in creare partiti e movimenti coerenti con le nuove istanze e culture popolari e capaci di svolgere il loro compito democratico in maniera efficace. Permettendo alla volontà popolare di trasformarsi in decisioni politiche illuminate. Fregarsene significa nascondere la testa sotto la sabbia. Tifare significa tenere vivo un sistema fallimentare. Votare per odio o per qualche ritorno personale o per abitudine, è un suicidio. La democrazia non va data per scontata e per acquisita e non basta più nemmeno solo votare, serve partecipare. Dando quello che si ha. Un futuro migliore si costruisce contribuendo tutti insieme, non delegando ad un establishment a cui va benissimo così. La linfa vitale di una democrazia sono i cittadini, non i partiti. Siamo noi, non i politicanti. In una democrazia vera e sana, la sovranità appartiene al popolo che ha il diritto e anche il dovere di esercitare in modo da costruirsi un futuro migliore.