
(di Michele Serra – repubblica.it) – «È necessario, nel contesto globale attuale, immaginare e costruire un modo di vivere diverso e dunque un mondo radicalmente differente. Davanti a genocidi, guerre, riarmo, politiche razziste, deportazioni e attacco costante e quotidiano a tutte le persone ai margini, non bianche e ricche, noi rispondiamo tessendo relazioni internazionali che valicano i confini imposti, praticando solidarietà e cura, costruendo comunità resistenti, transfemministe e antirazziste».
Bello, no? Sono parole dette, nero su bianco, dai promotori della manifestazione “antagonista” di ieri (sabato 17 maggio), a Milano, contro l’abominevole Remigration Day, ovvero contro il razzismo e il fascismo. Poi tutto si è risolto con i passamontagna calati sulla faccia e gli scontri con la polizia.
Così che viene naturale chiedere: che cosa accidenti c’entrano con la solidarietà e la cura, con l’antirazzismo e il transfemminismo, gli scontri di piazza, che sono la cosa più risaputa, monotona, conformista che il decrepito estremismo di sinistra riesca a mettere in campo? Alla faccia di «un modo di vivere diverso»!
Diversa, in questo mondo di sopraffazione e di violenza, è la non violenza, sono le pratiche del pacifismo attivo, del soccorso in mare, dei medici di Emergency a Gaza e ovunque non serva chiedere ai feriti e ai malati “da che parte stai”, delle monache e dei frati pacifisti, delle comunità di incontro e di dialogo.
Il passamontagna sul volto è la cosa meno “differente” che si possa concepire. Chiunque se lo cali, anche se ha vent’anni, è un vecchio reazionario, nemico giurato dell’unica vera novità di cui disporre, che è il rispetto degli altri. Il violento di piazza (e sui social) vuole che nulla cambi, perché, come Vannacci, il cambiamento lo annichilisce.
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Discorso che Bill Gates avrebbe potuto dire agli studenti ad una presentazione in una High School su 10 cose che non impareranno mai a scuola.
Regola 1: La vita è ingiusta. Abituatevi!
Regola 2: Il mondo non si preoccuperà della fiducia in voi stessi. Il mondo si aspetta che voi diate risultati PRIMA che vi sentiate a posto con voi stessi.
Regola 3: Non guadagnerete a 40.000 euro dopo aver finito il periodo scolastico. Non sarete un vice presidente con aereo della compagnia a meno che non ve li siate guadagnati tutti e due (o che siate figlio del Presidente).
Regola 4: Se pensate il vostro insegnante sia severo, aspettate. Conoscerete presto il vostro datore di lavoro.
Regola 5: Cucinare burgers non è mancanza di dignità. I vostri nonni e genitori usavano termini diversi. Cucinare burgers era una prima opportunità.
Regola 6: Se vi mettete nei guai, non è certo colpa dei vostri genitori. Se sbagliate non continuate a lamentarvi. Imparate dai vostri errori (il primo è quello di non essere nati coi genitori giusti che premiano i vostri errori)
Regola 7: Prima che voi nasceste, i vostri genitori non erano così noiosi. Lo sono diventati a forza di pagare i vostri conti e ad ascoltare quanto siete bravi e trend. Prima di cominciare a combattere contro la devastazione dell’ambiente e i parassiti della generazione dei vostri genitori, pulite e mettete in ordine la vostra stanza (il miglior modo per mettere via i vestiti “non è ” lasciarli cadere a terra!).
Regola 8. La vostra scuola può avere eliminato la differenza fra successi e fallimenti. La vita queste differenze non le eliminerà mai.
Regola 9: La vita non è divisa in semestri. Non avrete vacanze che durano un’intera estate e i datori di lavoro non saranno mai interessati alle vostre esigenze di individuo e al vostro bisogno di cercare voi stessi. La ricerca di voi stessi potrete sempre farla nel vostro tempo libero (meglio se vostro padre vi ha dato un ranch in Texas).
Regola 10: Siate gentili con le persone nervose e stressate. Ci sono buone possibilità che lavorerete per uno di loro.
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